Question Time del 1 giugno 2018

Indice:
Comunicazione del Presidente
Utilizzo Fondo Regionale "Durante Noi - Dopo di Noi
Procedura di licenziamento lavoratori impianto sollevamento Polla Caggiano Impianti di depurazione dell'Agro Nocerino Sarnese e Nolano
ACER e II.AA.CC.PP. provinciali. Revoca D.G.R.C. 72/2018 e cessazione esercizio provvisorio bilancio 2018
Criticità nella delimitazione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola
Rete fognaria del Comune di Gragnano
Bozza di stabilizzazione del personale precario del settore sanitario
A.O. Rummo di Benevento. Criticità reparto di cardiologia
Licenziamento del Primario di Emodinamica e Cardiologia dell' A.O. di Caserta
Provvedimenti per garantire l'incolumità fisica del personale del 118
Comunicazione del Presidente
PRESIDENTE (Casillo T.)

Buongiorno. Apriamo i lavori della seduta di Question Time. Cominciamo con l'interrogazione Reg. Gen. 168, quindi facciamo un'inversione, la terza interrogazione diventa la prima.

Utilizzo Fondo Regionale "Durante Noi - Dopo di Noi
PRESIDENTE (Casillo T.)

È un'interrogazione a firma del consigliere Longobardi. Risponde l'Assessore alle Politiche sociali Lucia Fortini. Prego, consigliere Longobardi.

LONGOBARDI (De Luca Presidente)

Grazie, Presidente. L'interrogazione di oggi ritengo che sia particolarmente importante vista la tematica che riguarda le persone con disabilità. Sul BURC n. 7 del 20 gennaio 2017 è stata pubblicata la legge regionale avente a oggetto: "Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione finanziario", di fatto è la legge di stabilità regionale 2017. All'art. 8, comma 2, della suddetta legge regionale - era un emendamento che con l'amministrazione regionale avevamo concordato di inserire nella legge di stabilità, era un mio emendamento - era stato inserito "al fine di garantire il necessario sostegno attraverso specifiche azioni rivolte a favore di persone diversamente abili così da favorirne l'integrazione sociale, anche in attuazione delle previsioni della legge 22 giugno 2016, n. 112 (Disposizioni in materia di assistenza in favare delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare), è istituito il Fondo "Durante Noi - Dopo di Noi" per il sostegno ai cittadini diversamente abili, pari ad euro 500.000,00 per ciascuno degli anni 2017,2018, 2019". Per l'annualità 2018 non risultano ancora impegnate concretamente le suddette risorse regionali e devo constatare, ahimè, che per l'anno 2017 le risorse sono state de-finanziate e reimpiegate con relativa variazione al bilancio della Regione Campania. Queste risorse sono assolutamente necessarie per rispondere alle istanze dei cittadini ed in particolare ai bisogni quotidiani dei cittadini diversamente abili che attendono già dal 2017 interventi della Regione Campania sul territorio attraverso l'assessorato alle Politiche sociali, ovviamente per l'utilizzo diretto di questo fondo che è iscritto ed è un fondo strutturale. Senza un intervento concreto e diretto si corre il rischio anche per l'annualità 2018 di non impiegare risorse importanti, come queste del fondo, per i cittadini con disabilità. Si interroga, pertanto, l'Assessore alle Politiche Sociali a rendere noti tempi e modalità di attuazione ed impiego del fondo regionale "Durante Noi - Dopo di Noi" per il sostegno ai cittadini diversamente abili pari ad euro 500.000,00 per tre anni. Grazie.

FORTINI, Assessore

: Il provvedimento oggetto di interrogazione è centrale rispetto a quella che è l'idea che questo governo regionale ha del sistema di welfare in Campania. Noi stiamo cercando proprio di mettere al centro la persona, per cui, a prescindere da quella che potrà essere l'etichetta (progetti di vita indipendente, progetti sul "dopo di noi" e "durante noi"), quello che stiamo cercando di fare e di mettere in campo è proprio la costruzione di percorsi personalizzati. Ciascuno, infatti, ha le proprie esigenze e quindi gli ambiti territoriali devono proprio porre attenzione rispetto alle specificità di ognuno per la costruzione di un percorso biografico che possa inserire nella maniera più piena e totale l'individuo all'interno della struttura sociale. In particolare, per quanto riguarda l'interrogazione, ho fatto scrivere una nota alla dirigente proprio per indicare i tempi rispetto all'utilizzo dei fondi. La dirigente ha comunicato che con decreto dirigenziale n. 150 del 28 maggio 2018 al termine della procedura di identificazione del capitolo dedicato si è provveduto a ripartite e impegnare la somma complessiva di euro 457 mila 500 euro a favore dei comuni fila o dei consorzi degli ambiti territoriali campani per le finalità di cui all'articolo 8 della legge regionale 20 gennaio 2017 n. 3 "Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione finanziaria per il triennio 2017 e 2019 della Regione Campania. Legge di stabilità regionale 2017 per l'anno 2018". Come sapete, in questo momento non ci è consentito impegnare e liquidare contestualmente, quindi solo dopo aver acquisito il numero di impegno definitivo si potrà procedere alla liquidazione, ma immagino che si tratterà di tempi tecnici che potranno essere dell'ordine di un paio di settimane, anche se naturalmente su questo tipo di procedura non ho un controllo diretto, ma naturalmente potrò fare attenzione affinché il numero di impegno si è andato con velocità. Si provvederà, quindi, alla liquidazione della somma indicata a favore dei comuni capofila e dei consorzi degli ambiti territoriali campani. Ci tengo a precisare che sul Dopo di Noi la Regione Campania ha avviato una procedura con la pubblicazione di un bando per 19 milioni di euro. Questo bando, tra l'altro, è stato concordato con le associazioni più rappresentative perché rispecchia una nostra forte convinzione, ovvero programmare insieme agli attori che saranno oggetto delle politiche. Le politiche camminano sulle gambe delle persone ed è evidente che coinvolgerle nel processo di programmazione sia utile per il miglior esito di quelle politiche.

LONGOBARDI (De Luca Presidente)

Ringrazio l'Assessore, mi fa particolarmente piacere perché vedo che con il question time di oggi diamo una risposta concreta e certa. Anche io avevo sentito gli uffici della Direzione Generale (con la quale mi sono confrontato periodicamente) e mi fa molto piacere prendere atto adesso che finalmente il 28 maggio è stato emesso il decreto n. 150, pertanto possiamo dare una risposta concreta agli amici diversamente abili che potranno usufruire di questi fondi. Ci tengo a precisare che, come ha spiegato l'Assessore, sono due fondi diversi, quindi il Dopo di Noi con i 19 milioni di euro riguarda una programmazione di tipo nazionale che poi la Regione Campania mette in cantiere attraverso gli ambiti per le persone con disabilità o coloro che hanno questo tipo di necessità, invece il Durante Noi è un fondo specifico nel bilancio gestionale e mi fa piacere che almeno quest'anno controlleremo affinché queste risorse saranno a disposizione entro due o tre settimane degli ambiti per poter fare questa opportuna programmazione. Almeno per il 2018, quindi, da quanto ho capito, questi fondi sono salvi. Vi ringrazio, in questa fase resto felice della risposta e controlleremo che il tutto vada in cantiere così come abbiamo promesso all'esterno.

Procedura di licenziamento lavoratori impianto sollevamento Polla Caggiano Impianti di depurazione dell'Agro Nocerino Sarnese e Nolano
PRESIDENTE (Casillo T.)

Interrogazione "Procedura di licenziamento lavoratori impianto sollevamento Polla Caggiano" Reg. Gen. 146/2 a firma del consigliere Gennaro Saiello (Movimento 5 Stelle). La parola al consigliere Saiello. Chiedo la cortesia di contenere i tempi, lo dico a tutti quelli che interverranno dopo il Consigliere

SAIELLO (Movimento 5 Stelle)

Oggi affrontiamo il dramma che dal 28 dicembre 2016 stanno vivendo nove lavoratori dell'impianto idrico di sollevamento Polla Caggiano. In quella data queste persone sono state licenziate per cessazione dell'appalto. Da notare che per senso e spirito di responsabilità al solo fine di garantire la continuità nello svolgimento del servizio senza percepire alcuna retribuzione queste persone hanno continuato a svolgere la propria prestazione lavorativa fino al 3 agosto 2017, data in cui era notificata l'ordinanza di sgombero l'impianto di Caggiano è di proprietà della regione Campania ed era gestito inizialmente dalla società GAR srl, cessionaria della società GEA spa, cui è subentrata la società Consac. A tutto ciò bisogna fare una premessa: la legge regionale 2 dicembre 2015, n. 15 "Riordino del servizio idrico integrato e istituzione dell'Ente Idrico Campano" ha stabilito l'istituzione di un unico Ambito Territoriale Ottimale, il cui soggetto di governo è l'EIC (Ente Idrico Campano), a cui partecipano i comuni del territorio campano individuando 5 ambiti distrettuali. In sintonia con quanto stabilito dall'articolo 173 del decreto legislativo n. 152/2006, l'articolo 23 della suddetta dispone che il personale appartenente alle amministrazioni comunali, alle aziende ex municipalizzate o consortili e alle imprese private, anche cooperative, che opera nel settore del servizio idrico è soggetto al passaggio diretto e immediato al nuovo gestore, con la salvaguardia delle condizioni contrattuali collettive e individuali in atto. È evidente che in questo caso la Regione, in ottemperanza a quanto previsto dalla legge approvata sotto questa amministrazione, e Consac dovevano garantire il passaggio del personale al nuovo gestore o comunque provvedere a tutelare la posizione lavorativa di questi 9 lavoratori così come è avvenuto e sta avvenendo per i lavoratori di tutti gli altri impianti idrici. In questi mesi si sono svolti numerosi incontri presso la Prefettura tra i rappresentanti della società, i lavoratori e la Regione finalizzati alla risoluzione di questa problematica; a oggi, però, queste persone sono fuori e non sono state in qualche modo reintegrate. Nel corso di un incontro tenutosi il 23 gennaio 2017, un rappresentante della Regione Campania, sollecitato in merito alla necessità di garantire una soluzione, assicurava che si stava lavorando a una delibera finalizzata a risolvere il problema. È passato un anno e mezzo e la situazione purtroppo è ancora la stessa. Diciamo che la questione è slittata più volte in quest'aula. In questo periodo ho avuto modo di interfacciarmi con l'Assessore e con i lavoratori, che oggi sono anche qui. Ovviamente per loro sono importantissimi i tempi. Noi con questa interrogazione volevamo chiedere alla Giunta e all'Assessore competente quali sono le azioni che si intende porre in essere per salvaguardare il reintegro di queste persone nel loro posto di lavoro. Grazie.

GAMBINO (Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale)

Premesso che: Gli impianti Angri, San Marzano, Sant'Egidio Monte Albino, Nocera Superiore, Foce Sarno, Area Nolana, Mercato San Severino, Solofra sono gestiti provvisoriamente dalle imprese Cogei Srl di Napoli, Consorzio Nocera Ambiente di Nocera Superiore, Passavant Impianti Spa di Novate Milanese, Consorzio Consarno di Castellammare di Stabia e Consorzio Nola Ambiente di Marigliano (NA); Verso tali imprese la Regione Campania è inadempiente nel pagamento dei corrispettivi dovuti da settembre 2017 (parzialmente) ad aprile 2018; Tale inadempienza, oggettivamente ingiustificata ed ingiustificabile trattandosi di somme contrattualizzate e di ordinaria erogazione, ha creato gravissime criticità sulla gestione aziendale delle imprese, con effetti negativi anche sui lavoratori e sui fornitori stessi, problemi e criticità che rendono oltremodo difficile assicurare lo stesso funzionamento ordinario del servizio a loro affidato. Atteso che: La gestione sviluppata dalle imprese ha un carattere provvisorio dovendo gli impianti depurativi essere trasferiti nella gestione definitiva della GORI Spa - come diceva prima il collega - che nell'ambito Sarnese Vesuviano è attualmente il gestore del servizio idrico; Tale trasferimento di gestione, annunciato a più riprese, non è stato ancora attuato né è dato sapere se e quando esso avverrà concretamente. Tanto premesso, si interroga la Giunta Regionale, e per essa l'Assessore all'Ambiente nonché la competente direzione regionale Ambiente, per sapere: 1) le ragioni che hanno indotto la Regione Campania ad accumulare debiti così rilevanti e prolungati nel tempo nei confronti delle imprese affidatarie; 2) quali rimedi immediati e urgenti intende assumere per eliminare tali inadempimenti; 3) se e con quali atti si è proceduto ad eventuali liquidazioni di somme riferite al periodo temporale da settembre 2017 ad aprile 2018; 4) le ragioni che hanno impedito ad oggi di concretizzare il definitivo trasferimento degli impianti depurativi alle competenze gestionali del soggetto gestore del Servizio idrico integrato Ambito Sarnese Vesuviano ovvero ad altro soggetto gestore individuato; 5) quali Iniziative urgenti si intendono adottare per definire e concretizzare il trasferimento gestionale e la definitiva stabilizzazione giuridica e contrattuale dei lavoratori impegnati nelle ricordate gestioni. Grazie.

BONAVITACOLA, Assessore

Grazie, Presidente. Sì, c'è una connessione per materia delle due interrogazioni, almeno per la parte di preambolo introduttivo, poi vi sono delle particolarità che brevemente illustrerò. La parte comune è un po' questa. Noi stiamo governando una transizione non facile alla gestione del ciclo idrico secondo i canoni del Codice dell'ambiente. Questi canoni prevedono che le Regioni non gestiscano, ma programmino e finanzino. La gestione è demandata in questo caso, in base alla legge regionale n. 15/2015, all'Ente Idrico Campano e per gestione si intende evidentemente l'individuazione dei soggetti anche gestori e del ciclo nei singoli ambiti distrettuali. Noi abbiamo alle nostre spalle un'eredità pesante. La Regione, in maniera del tutto impropria, negli anni passati ha deciso di gestire parti del ciclo idrico, in particolare dotazioni impiantistiche, in regime di affidamento che si protrae, direi, si trascina, da troppi anni. È ovvio che questi impianti - che sono sia impianti veri e propri come impianti di depurazione, sia impianti strumentali come stazioni di sollevamento che servono a superare i problemi di gravità dell'afflusso della risorsa idrica per poterne consentire la distribuzione all'utenza finale - questi impianti con il relativo personale devono essere trasferiti al soggetto gestore. Nel caso dell'ATO Sarnese Vesuviano vi è un soggetto gestore che è la GORI, nel caso diverso dell'impianto di Polla - su cui ha presentato l'interrogazione il consigliere Saiello - il soggetto gestore è il Consac. Qual è il problema, ciò premesso, che accomuna, ma anche diversifica le due situazioni? Non è facile garantire che il passaggio degli impianti unitamente al passaggio del personale sia compatibile con gli equilibri di bilancio dei soggetti gestori, vi sono costi di personale rilevantissimi. Nel caso della GORI siamo di fronte a un soggetto più strutturato e solido patrimonialmente, nonostante problematiche che pure ci sono, ma che non è questa la sede per affrontare. Nel caso del Consac si tratta di una struttura molto più limitata ed esigua, per cui a Polla si è determinato un problema. Il Consac ha deciso di accettare il subentro a una gestione dell'impianto, ma ha evidenziato che il passaggio del personale preposto a quell'impianto a carico del Consac avrebbe raddoppiato i costi del personale, determinando una vera e propria crisi gestionale di quella struttura. La soluzione è di andare avanti verso il trasferimento degli impianti, garantendo (questo è inderogabile) la continuità del posto di lavoro del personale. Non si può consentire che sia licenziato nessuno. Per trovare un punto di equilibrio di queste due cose occorre individuare delle collocazioni compatibili con il bilancio dei soggetti gestori e laddove questo non è possibile, come nel caso dell'impianto di Polla, occorre garantire una ricollocazione lavorativa all'interno del ciclo delle acque, così come ha previsto la legge n. 15 del 2015 e così come è regolato da una delibera di Giunta regionale che ha fatto la ricognizione del personale preposto agli impianti del ciclo delle acque in Regione Campania. Bisognerà dare priorità nella collocazione (e questa è una risposta all'interrogazione del consigliere Saiello) di questi lavoratori a coloro che sono rimasti senza lavoro perché c'è stato un impianto al quale non ha fatto seguito il trasferimento del personale. Io penso che in questo momento in Regione Campania il caso di Polla sia abbastanza singolare, anzi, forse è l'unico. Noi dobbiamo ovviamente andare avanti verso il trasferimento perché la Regione sostiene impropriamente oneri che non può sostenere nel campo della gestione del ciclo e di queste dotazioni impiantistiche. Devono andare ai soggetti gestori e devono essere posti a carico della tariffa secondo il principio che i costi sono coperti dal regime tariffario. Incontreremo le organizzazioni sindacali per proseguire un rapporto che abbiamo già instaurato, perché abbiamo già avuto dei trasferimenti di impianti unitamente al trasferimento del personale nell'ATO sarnese vesuviano. Dobbiamo continuare questo lavoro e nel caso di Polla occorre necessariamente creare un modello di ricollocazione occupazionale che guardi a un bacino territoriale più ampio e anche al sistema del ciclo nel suo insieme, altrimenti la cosa non ha soluzioni. Per quanto concerne l'interrogazione del consigliere Gambino, il tema è sempre questo. È ovvio che i trasferimenti degli impianti debbano essere compatibili con gli equilibri di bilancio dei soggetti gestori ed è evidente che su questo occorrerà sviluppare ancora di più il confronto con le organizzazioni sindacali e andare verso una normalizzazione del ciclo delle acque in Regione Campania.

SAIELLO (Movimento 5 Stelle)

Ringrazio l'assessore Bonavitacola che si è reso disponibile a risolvere questo caso unico che riguarda l'impianto di Polla rispetto alle criticità che si stanno verificando anche su altri impianti, ma di diversa natura. Garantire una collocazione e una ricollocazione, ma (lo aggiungo) anche tutelando e garantendo la posizione contrattuale preesistente prima, quindi con i relativi diritti e doveri che prima erano acquisiti dai lavoratori.

GAMBINO (Fratelli d'Italia)

: Ho grande stima del Vicepresidente e capisco le difficoltà nelle quali lui opera quotidianamente. Penso che questa sia stata una delle prime leggi deliberate in Consiglio. Su questo versante, nonostante a suo tempo ho evidenziato una serie di criticità rispetto a quella legge, sembra di stare all'anno zero. Con grande difficoltà nell'Agro Nocerino Sarnese qualche anno fa fu fatto il trasferimento dei lavoratori e dell'impianto di Scafati, ma da allora non è purtroppo stato fatto nulla in quanto ci sono delle difficoltà oggettive che, a mio avviso, non sono affrontate con la dovuta determinazione, anche da parte della Regione Campania, obbligando, senza se e senza ma, l'ente gestore. Se all'ente gestore non conviene, potrebbe anche fare un passo indietro. Se la legge è questa, deve essere attuata in ogni sua sfaccettatura. Evidentemente legge l'ente gestore da una parte vuole prendere e da molte altre parti non vuole assolutamente dare servizio ai cittadini. Al di là di questo aspetto di cui posso soltanto prendere atto, ho posto anche il quesito sulle spettanze che dovevano essere date dalla Regione nel 2017 e 2018, per sapere anche su questo fronte se saranno dati questi soldi.

BONAVITACOLA, Assessore

Noi intendiamo affrontare questo tema con le organizzazioni sindacali nelle prossime settimane, non nei prossimi mesi. Terrò informato il consigliere Saiello sugli sviluppi che io penso saranno positivi. È vero che nell'unificazione delle interrogazioni è sfuggita la seconda parte sui pagamenti che è un po' tediosa, quindi, se il Consigliere è d'accordo, la consegnerei per iscritto perché fa tutta la storia dei vari mandati, impegni di spesa, eccetera, anche al fine di economizzare i lavori del nostro Consiglio.

ACER e II.AA.CC.PP. provinciali. Revoca D.G.R.C. 72/2018 e cessazione esercizio provvisorio bilancio 2018
PRESIDENTE (Casillo T.)

Interrogazione "ACER e II.AA.CC.PP. provinciali. Revoca D.G.R.C. 72/2018 e cessazione esercizio provvisorio bilancio 2018" Reg. Gen. 148/2 a firma del consigliere Alberico Gambino (Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale). La parola al consigliere Gambino per l'illustrazione dell'interrogazione.

GAMBINO (Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale)

Cercherò di essere quanto più sintetico possibile. Premesso che: Con la deliberazione della Giunta Regionale della Campania n. 226 del 18/05/2016 è stato approvato il Regolamento recante "Riordino degli istituti autonomi per le case popolari (lACP) e istituzione dell'Agenzia Campana per l'Edilizia Residenziale (ACER); Al comma 1 dell'articolo 8 del Regolamento è stabilito che "nelle more della costituzione degli organi previsti dallo Statuto del Acer, al fine di procedere alla ricognizione dei rapporti giuridici attivi e passivi e ad ogni adempimento necessario all'avvio delle attività dell'Agenzia, è nominato, con decreto del Presidente della Giunta Regionale, un Commissario Straordinario che entro 120 giorni conclude il procedimento di incorporazione degli attuali istituti I.A.C.P. nella di tutta la Regione nella costituita ACER"; Con successiva Deliberazione della Giunta regionale n. 227 del 18/05/2016 è stato demandato, ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento, al Presidente della Giunta regionale la nomina del Commissario Straordinario dell'Agenzia campana per l'Edilizia Residenziale(ACER); Con Decreto del Presidente della Giunta Regionale della Campania n. 134 del 24/05/2016 è stato nominato, in ottemperanza alla Deliberazione di Giunta 227/2016, il Commissario Straordinario dell'Agenzia campana per l'Edilizia Residenziale nella persona dell'Architetto Alberto Romeo Gentile, dirigente di ruolo dell'Amministrazione regionale ed allo stesso sono state conferite anche le funzioni di Commissario Straordinario e di rappresentante legale degli Istituti Autonomi case Popolari, fino al completamento della procedura di incorporamento di questi ultimi neIl'ACER; Considerato che: Con DGRC n. 673 del 29.11.2016, pubblicata sul BURC n. 87 del 19.12.2016 è stato prorogato a Gentile l'incarico di Commissario Straordinario dell'ACER fino alla nomina degli Organi Istituzionali dell'ACER e comunque non oltre 90 giorni; con l'art. 13 comma 4, Legge Regionale 29.12.2017 n. 38, l'incarico veniva ulteriormente prorogato al 31.12.2018; Illegittimamente (a mio avviso) con Delibera di G.R. n. 72 del 13.02.2018 è stato arbitrariamente ridotto il termine del 31.12.2018, ope legis codificato, al 31 Giugno 2018; Sulla vicenda, incomprensibile stante l'assoluta carenza di potere in capo alla Giunta regionale di poter modificare una decisione stabilita da una legge regionale, si è scatenata una marea di voci che attribuirebbero tale illegittimo intervento modificativo alla necessità di conferire l'incarico a un soggetto oggi ricoprente ruoli di vertice in organizzazioni sociali a caratura regionale; Rilevato che: A dicembre 2017 il Commissario ACER ha disposto per gli istituti l'esercizio provvisorio per l'anno 2018 non avendo essi potuto approvare entro dicembre 2017 il bilancio di previsione 2018 e quello 2018-2020, perché, secondo il Commissario, per il 2018 anche gli IACP dovrebbero ricorrere al sistema armonizzato del bilancio di cui al decreto legislativo n. 118/2011; È stato chiarito anche da fonti ministeriali che il sistema di armonizzazione contabile può e deve essere avviato con decorrenza 2019, previa concretizzazione, nell'esercizio 2018, di una serie di attività operative, giuridiche, contabili, amministrative e organizzative non eliminabili né rinviabili stante la loro obbligata resa operativa propedeutica all'avvio del nuovo regime contabile; Il perdurare di questa incertezza produce danni incalcolabili agli IACP e ai fornitori: sono bloccati i pagamenti e anche le attività ordinarie di manutenzione, tutto ciò con il rischio di essere costretti anche giuridicamente al pagamento di interessi per ritardo nei pagamenti e a danni erariali per procurato depauperamento del patrimonio immobiliare gestito. Atteso che: La situazione descritta non è procrastinabile perché non sussiste alcun impedimento di carattere normativo. Si interroga la Giunta Regionale, e per essa l'Assessore all'Edilizia residenziale nonché la competente direzione regionale per il Governo del Territorio, per sapere: a) se ritengono di intervenire, rilevando che si sia trattato di mero errore, revocando la delibera di Giunta n. 72 del 13 febbraio 2018, che è intervenuta, arbitrariamente ed in carenza di potere, modificando una definitiva e non interpretabile decisione del Consiglio regionale in quanto adottata con l'articolo 13, comma 4, legge regionale del 29 dicembre 2017 n. 38; b) se ritengono di chiedere, in virtù dei loro poteri, al Commissario ACER di procedere con urgenza a porre fine all'esercizio provvisorio del bilancio 2018, adottando e facendo adottare dai commissari sub-delegati il bilancio definitivo 2018 e consentendo agli IACP provinciali di operare in piena gestione nell'ambito delle risorse disponibili sui fondi di cassa sussistenti per come destinati al pagamento dei residui. Grazie.

BONAVITACOLA, Assessore

La vicenda degli Istituti Autonomi Case Popolari è abbastanza nota. Anche qui il divario tra i costi gestionali e le poche entrate, fondamentalmente quelle legate alla riscossione dei canoni, ha creato una situazione di grave difficoltà. In questo contesto l'amministrazione regionale ha deciso di arrivare a una semplificazione, e quindi anche a economizzare i costi di gestione, costituendo un'unica agenzia regionale, come veniva ricordato dal Consigliere interrogante. I tempi sono stati più lunghi di quelli previsti perché il subentro di un nuovo organismo alle gestioni pregresse non poteva avvenire al buio e al di fuori di un quadro di certezze, per cui è stato necessario regolarizzare l'approvazione dei bilanci di tutti gli Istituti e questo sicuramente ha determinato un ritardo rispetto ai tempi previsti. La richiesta revoca della delibera di Giunta che prevede di chiudere la fase transitoria al 30 giugno, muove da una considerazione non condivisibile, cioè di un presunto contrasto con la legge regionale che prevede la diversa data del 31 dicembre del 2018. In realtà quella data del 31 dicembre 2018 è un orizzonte temporale massimo limite, quindi è un termine entro. Ora se l'amministrazione riuscisse, così come credo che sia nell'auspicio generale, ad anticipare questo termine, ciò sarebbe coerente con la finalità della legge di riforma. La Giunta si è data questo termine, ma più che per darlo a se stessa, è per dare un termine acceleratorio al Commissario e agli Istituti per non arrivare poi al 31 dicembre con l'esigenza di fare l'ennesima proroga. La revoca, quindi, credo che non sia necessaria. Viceversa, sulle altre osservazioni dell'interrogante che richiamava in verità fondatamente delle problematiche in ordine alla gestione più corretta di questa transizione, vi sono stati anche dei contrasti, anche delle discussioni fra la nascente Agenzia e i vari Istituti. Questi contrasti hanno trovato composizione in una riunione che si è tenuta il 14 marzo alla presenza dei direttori generali degli Istituti, dei referenti finanziari e dei revisori unici. Proprio per superare le difficoltà emerse, si conveniva di trasmettere celermente e formalmente al Commissario straordinario ACER il conto consuntivo 2016 e il bilancio di previsione 2018-2020 secondo il decreto ministeriale 18 ottobre 1986, allegando la relazione intesa quale atto extra contabile dal documento previsionale di risultato, alla luce della vigente armonizzazione contabile finanziaria di cui al decreto legislativo n. 118 /2011. Fatte queste debite premesse, con specifico riguardo al secondo dei quesiti dell'interrogazione, è da evidenziare che a partire dal 30 aprile a tutto il 28 maggio 2018 il Commissario straordinario ACER, anche quale commissario IACP, ha provveduto con proprio decreto a prendere atto e ratificare i bilanci previsionali 2018-2020 di tutti gli Istituti al fine di consentire il ritorno all'ordinaria amministrazione anche sulla base dei pareri non sempre completamente favorevoli da parte del revisore. Si è così assistito al termine dell'esercizio provvisorio, che peraltro, com'è noto, non avrebbe potuto protrarsi oltre i quattro mesi dall'esercizio finanziario 2018. Lo stesso commissario, con i decreti di approvazione e ratifica dei bilanci previsionali relativi al triennio 2018-2020, ha preso atto della produzione della relazione extra contabile che consente di ottenere gli elementi più significativi previsti dal decreto legislativo n. 118/2011 e di proseguire, quindi, il percorso di incorporazione degli Istituti Autonomi delle Case Popolari nella costituenda ACER. In ultimo, sulla base delle risultanze delle relazioni extra contabili prodotte, il Commissario ha avviato specifica attività di approfondimento con i consulenti finanziari ACER e con il revisore unico della gestione commissariale, finalizzata a fornire all'amministrazione regionale un chiaro quadro della situazione economico-patrimoniale degli Istituti e inquadrare le possibili soluzioni da affrontare nel redigendo piano di ristrutturazione aziendale. Si prevede che detto approfondimento si possa completare entro la fine del prossimo mese di giugno 2018. Vi sono state indubbiamente delle problematiche connesse all'armonizzazione contabile di diversi bilanci di diversi Istituti al subentro del nuovo organismo nei vecchi organismi, ma il Commissario ha dato un'accelerata. Forse è servita anche quella scadenza del 30 giugno fissata dalla Giunta regionale per completare il percorso. Naturalmente terremo informato il Consiglio regionale, segnatamente il Consigliere interrogante, sugli sviluppi di questa attività.

GAMBINO (Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale)

Grazie. Prendo atto dell'approvazione del bilancio - questa è un'interrogazione che io avevo sottoposto qualche mese fa - con piacere e mi auguro che si possa poi dare un'accelerata su questo versante perché, ripeto, il problema non è legato soltanto agli IACP, ma ai tanti fornitori e a mio avviso anche agli utenti che evidentemente non possono usufruire di servizi adeguati rispetto a questo tipo di problema. Grazie.

Criticità nella delimitazione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola
PRESIDENTE (Casillo T.)

Passiamo all'interrogazione Reg. Gen. 171 presentata dal Consigliere Michele Cammarano.

CAMMARANO (Movimento 5 Stelle)

Buongiorno. La normativa europea dispone che gli Stati membri designino come zone vulnerabili tutte le zone note del loro territorio che scaricano nelle acque e che concorrono all'inquinamento; L'articolo 92 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 "Norme in materia ambientale" disciplina le modalità di individuazione e aggiornamento delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola, disponendo che almeno ogni quattro anni le Regioni, sentite le Autorità di bacino, devono riesaminare e, se necessario, opportunamente rivede o completare le designazioni delle zone vulnerabili, a tal fine predisponendo un programma di controllo per verificare le concentrazioni dei nitrati nelle acque dolci per il periodo di un anno; nelle zone così individuate, devono essere attuati programmi di azione definiti dalle Regioni; Considerato che con delibera n. 762 del 5 dicembre 2017 la Regione ha approvato una nuova delimitazione delle Zone Vulnerabili ai Nitrati di Origine Agricola, sulla base dei dati della rete di monitoraggio ARPAC dell'ultimo quadriennio utile 2012- 2015, confermando il Programma d'azione per le zone in parola di cui alla DGR n. 209 del 2007; nelle more della predisposizione del nuovo programma d'azione, nelle zone vulnerabili si continuerà ad applicare il "Programma d'azione" di cui alla delibera di Giunta n. 209/07; Atteso che l'applicazione della delibera n. 762 del 2017 ha evidenziato una sene di criticità per gli operatori del settore; in particolare, l'atto ha portato a oltre 316 mila ettari la superfice delle zone vulnerabili, pari al 23,15 per cento del territorio regionale, in cui viene esteso il divieto di apportare concimazioni con un contenuto di azoto superiore al 170 chilogrammi per ettaro l'anno: come riportato anche da mezzi di stampa, l'effettiva applicazione della delibera porrebbe le 120 imprese bufaline e le 84 bovine dinanzi a due possibili alternative per adeguarsi ai nuovi parametri: trovare sistemi innovativi per denitrificare (abbassando la percentuale di azoto) i reflui o procedere all'abbattimento della metà dei capi di bestiame posseduti; Rilevato che con il decreto dirigenziale n. 2 del 12 febbraio 2018, si è avviato il procedimento di revisione del "Programma d'azione per le zone vulnerabili all'inquinamento da nitrati di origine agricola", che dovrebbe concludersi entro l'11 dicembre 2018: lo stesso decreto ha rinviato l'applicazione del Programma all'11 dicembre 2018 per le nuove zone vulnerabili individuate con DGR 762/17 e fonti di stampa riportano, altresì, che la delibera sarebbe stata oggetto di impugnativa dinanzi al Tar Campania. Tutto ciò premesso e considerato. Interroghiamo il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore all'Ambiente al fine di sapere: se si prevede di sospendere l'applicazione (quindi fare una proroga) e la costruzione di impiantistica pubblica di gestione dei reflui zootecnici. Questo è un tema abbastanza caldo, soprattutto nelle aree casertane e anche nella Piana del Sele. Presidente, noi abbiamo fatto vari incontri sia con Coldiretti sia con gli allevatori, il problema è sempre quello: da una parte c'è l'inconsapevolezza degli allevatori su questo tema e la grande confusione sulle cose che potrebbero fare loro sia dal biogas a sistemi interni per gestire i reflui, come, per esempio, fa bene l'azienda Vannulo nella quale vi è un sistema interno e riescono a fare il compost per il biologico dei loro campi e a gestire il problema; dall'altra, c'è anche da chiedersi quanto le aziende bufalini inquilino. In Lombardia hanno fatto vari studi e sono arrivati alla conclusione che solo il 30 per cento era dovuto all'inquinamento delle aziende zootecniche, multe in Campania dei vari depuratori perché siamo in infrazione con la Comunità Europea su decine di comuni in quelle aree.

BONAVITACOLA, Assessore

Il tema sollevato dall'interrogante è di grande rilievo e merita la massima attenzione perché incrocia due nostre particolari sensibilità: da un lato la doverosa tutela dell'ambiente, che, ovviamente, significa rispettare l'ecosistema, ma anche tutelare la salute delle persone; dall'altro lato, come garantire condizioni di sostenibilità a un settore che è una delle eccellenze della nostra Regione e che non solo dobbiamo difendere, ma anche valorizzare in tutte le sue straordinarie potenzialità. La decisione di regolamentare lo smaltimento dei reflui zootecnici sul terreno e determinare dei nuovi parametri di accettabilità di quest'operazione non è una scelta regionale, è la conseguenza di una direttiva dell'Unione Europea. In particolare, i lavori che hanno condotto alla nuova delimitazione delle zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola sono stati complessi e si è partiti da oltre 700 mila ettari interessati da fenomeni di eutrofizzazione e dopo un lungo negoziato con il Ministero dell'Ambiente si è arrivati ad approvare la nuova delimitazione che ha portato gli ettari interessati a circa 316 mila e i comuni coinvolti a 311. Gli obiettivi che si intendono perseguire nella direzione delle zone vulnerabili sono volti alla riduzione del contenuto dei nitrati nei corpi idrici in quanto è noto che la trasformazione del nitrato in nitrosammine è causa di diverse patologie per la salute umana. Un'eventuale sospensione della delibera n. 762 del 2017 non appare opportuna in questa fase perché è un atto di doverosa attuazione di una direttiva europea e questo potrebbe supporre Regione all'apertura di un contenzioso comunitario con le conseguenti sanzioni. Nel contempo è da sottolineare che dall'entrata in vigore della delibera n. 762 non derivano obblighi immediati per gli operatori del settore ricadenti nelle aree designate come nuove zone vulnerabili. Il decreto legislativo n. 152 e la stessa direttiva europea prescrivono, infatti, che le regioni, all'articolo 92, comma 7, rivedano i programmi di azione entro un anno dalla data di designazione e provvedano alla loro attuazione nei successivi quattro anni. L'unico limite temporale deriva, invece, dalla legge regionale n. 14 del 22 novembre 2010 che all'articolo 3, comma 4, prevede che le aziende agricole ubicate in zone vulnerabili di eventuale nuova designazione provvedano all'adeguamento delle nuove strutture entro e non oltre due anni delle suddette designazioni. È evidente che, anche se la delibera n. 762 fa seguito al lavoro di un Comitato che ha visto la partecipazione delle associazioni e dei lavoratori, probabilmente occorre riprendere questo dialogo e definire con gli operatori economici del settore le modalità più giuste per affrontare questo tema. È chiaro che in prospettiva la distribuzione sul territorio di questi reflui zootecnici deve essere un'ipotesi molto residuale, come nel ciclo dei rifiuti deve diventare una discarica. Noi dobbiamo puntare a un trattamento industriale, considerato che i gas prodotti da questi impianti e il compost derivante dal trattamento di questi reflui sono delle sostanze di straordinario valore economico. Il compost che deriva dal trattamento dei reflui zootecnici è il migliore in assoluto sul mercato. Il problema è che sono impianti sostanzialmente a servizio di un'attività imprenditoriale privata. Voglio dire, non è il depuratore a servizio del ciclo delle acque, opera pubblica che va sulla tariffa dell'utenza e che rientra in una gestione complessiva di questo servizio. Alcuni esempi che ci sono in Italia di impianti virtuosi per il trattamento dei reflui zootecnici sono di iniziativa imprenditoriale degli allenatori che si sono costituiti in consorzi. Io ho svolto (e continueremo a svolgere nei prossimi giorni, anzi, sembrerà strano, ma anche più tardi ne svolgerò una, è un caso) una riunione di approfondimento su come possiamo trovare il modo per sostenere iniziative imprenditoriali, anche con finanziamento pubblico, considerato l'interesse generale affinché quest'attività si svolga nel rispetto dell'ambiente e della salute. Io penso che sia possibile agevolare queste iniziative, ma non possiamo porli a carico della tariffa generale perché non è un impianto di depurazione. Stiamo individuando delle soluzioni, ma la strada (d'altronde l'interrogante stesso mi ha fatto cenno e io sono d'accordo con lui) è quella di perseguire una dotazione impiantistica industriale moderna, perché per quanto noi impazziremo a trovare parametri e sotto parametri, lo spandimento sul terreno creerà sempre dei processi di atrofizzazione dei territori che saranno oggetto delle censure dell'Unione europea o degli organismi preposti alla tutela ambientale. Il tavolo tecnico, che credo vada riconvocato con le associazioni degli allevatori, deve riguardare come noi gestiamo il regime transitorio per l'attuazione della delibera n. 726 e quali sono i modelli più appropriati per una gestione industriale di questo problema.

CAMMARANO (M5S)

Lei faceva giustamente riferimento alle riunioni con gli allevatori. Quello è un metodo. Ho citato il biogas tra i vari metodi possibili, ma l'altra sera con i tecnici ne abbiamo elencati dodici - tredici, di cui alcuni molto virtuosi, ma soprattutto micro impianti, che sono più facili da gestire dagli allevatori, soprattutto quando ha allevamento e caseificio. Molti sono gli esempi di allevatori che hanno già aperto un caseificio, quindi riescono a gestirlo direttamente da soli. Volevo fare riferimento alle altre regioni, che però non hanno accolto la normativa europea. Queste sono fonti Coldiretti e citavano Lombardia ed Emilia-Romagna, che ad oggi non hanno fatto nulla semplicemente perché tra suini e bovini chiuderebbe il 75 per cento degli allevamenti. È chiaro che dobbiamo trovare una soluzione a questo problema. In entrambi gli ambiti può essere un modo per capire meglio, anche grazie ad ARPAC, quali sono gli sversamenti che inquinano, quindi dedicare un po' di attenzione anche magari alla depurazione che abbiamo nei comuni. Può essere l'occasione per fare entrambe le cose, ossia occuparci dell'ambiente, soprattutto in ambito fluviale, e di conservare il nostro prodotto d'eccellenza, che è

Rete fognaria del Comune di Gragnano
PRESIDENTE (Casillo T.)

Passiamo all'interrogazione: "Rete fognaria del Comune di Gragnano" Reg. Gen. 174/2, presentata dal consigliere Cesaro.

CESARO (FI)

Grazie Presidente. Premesso che la mancata realizzazione di infrastrutture idonee a garantire la tutela ambientale e il disinquinamento dei territori espone gli stessi a evidenti rischi di possibili disastri ambientali; che in costanza di tale evidenza sono stati negli anni programmati numerosi e diversi interventi in Campania volti alla realizzazione di impianti e reti di smaltimento delle acque reflue, più comunemente definite acque nere; che tra quelli che maggiormente risentono di criticità e ritardi rientra sicuramente quello, suddiviso in due lotti, relativo alla rete fognaria di Gragnano, opera pubblica attesa de quasi un ventennio; che in particolare, a fronte del completamento dei lavori affidati all'Agenzia regionale Arcadis (attualmente in liquidazione) solo quelli relativi al primo lotto sono stati completati, ma non tutti collaudati e trasferiti per competenza alla Gori; che in data 20 dicembre 2013 la stessa Agenzia regionale determinava la rescissione contrattuale con l'ATI affidataria dei lavori del secondo lotto, successivamente ratificata con sentenza esecutiva notificata ad Arcadis in data 10 febbraio 2017; che l'Arcadis avrebbe dovuto dunque procedere a un nuovo affidamento per il completamento della rete fognaria del Comune di Gragnano; che, nonostante le numerose sollecitazioni politiche e istituzionali formulate dagli amministratori locali e del sottoscritto all'indirizzo dell'Arcadis, dei competenti Uffici e del Governo regionale si continuano a registrare ritardi e inadempienze sia in ordine al necessario aggiornamento del progetto che dei relativi trasferimenti finanziari, oltre che in ordine alla consegna alla Gori delle opere terminiate e collaudate. Tanto premesso interrogo l'Assessore Fulvio Bonavitacola per conoscere, insieme, quali sono le ragioni reali che hanno determinato i gravi ritardi di cui alla premessa, e se non si ritenga indispensabile trasferire con urgenza le opportune risorse necessarie al completamento delle opere in parola, e quali iniziative - si auspica straordinarie - si intendono adottare per tentare di recuperare almeno in parte i gravi ritardi sin qui accumulati.

BONAVITACOLA, Assessore

Nel merito dell'intervento, l'interrogante ricordava la risoluzione del precedente appalto e l'esigenza di riappaltare i lavori, ma in realtà la Commissione di collaudo del primo appalto in data 21 dicembre 2015 trasmetteva il verbale di accertamento tecnico e contabile alla data del 18 dicembre 2015. Evidenziava che per i lavori eseguiti erano stati emessi sette certificati di pagamento, di cui sei liquidati. Tuttavia, nel merito degli interventi, i progettisti hanno evidenziato alcune problematiche relative ai tratti oggetto di riappalto. In particolare dall'attività istruttoria è emerso che al progetto precedentemente appaltato mancavano i calcoli strutturali afferenti alla realizzazione di due ponti pedonabili porta tubo di dimensioni consistenti. Inoltre, da un'ulteriore verifica è risultato necessario dovere acquisire nuovamente i pareri delle autorità competenti. Ma ciò non basta. Nonostante l'opera ad oggi risulta realizzata al 75 per cento, tuttavia, purtroppo, ove fosse completata non potrebbe essere comunque messa in esercizio se non a seguito del completamento del recapito finale del sistema, ovvero del collettore sub-comprensoriale denominato Gragnano, la cui attuazione, dopo la risoluzione con il precedente affidatario, è oggi in capo al gestore della rete fognaria Gori Spa, che, per quanto di conoscenza, ha in corso attività propedeutica a un nuovo affidamento. Per quanto riguarda gli interventi eseguiti, c'è una nota abbastanza articolata e puntuale che io consegnerei all'interrogante, altrimenti sarebbe tedioso leggerla. Quello che credo possa essere un impegno da assumere in questa sede è di convocare rapidamente la Gori Spa per capire qual è lo stato della progettazione e delle iniziative volte alla realizzazione del recapito finale, senza il quale l'opera rimarrebbe sostanzialmente incompleta.

CESARO (FI)

Grazie Assessore Bonavitacola. Riteniamo un impegno preso quello di fare un tavolo con la Gori in modo da approfondire una vicenda che oggettivamente, come lei stesso ha potuto notare, va avanti da decenni. Grazie

Bozza di stabilizzazione del personale precario del settore sanitario
PRESIDENTE (Casillo T.)

Interrogazione: "Bozza di stabilizzazione del personale precario del settore sanitario" Reg. Gen. 175/2, a firma del consigliere Zinzi. Prego, Consigliere.

ZINZI (FI)

Grazie Presidente. Sul tema sono già intervenuto con un'interrogazione il 24 gennaio. Ho chiesto lumi rispetto al tema della stabilizzazione dei precari nel comparto della sanità. Devo anche confessare che gli uffici sono stati celeri nel rispondermi, e lo hanno fatto in maniera puntuale, ma mi hanno lasciato dei dubbi perché in un primo momento, su sollecitazione di tanti precari, si era paventata l'ipotesi che a essere applicato non fosse il Decreto Madia, ma la legge n. 208/2015. Questo aveva destato un'oggettiva preoccupazione. C'è stato un chiarimento da parte degli uffici, a seguito del quale è sorto un altro dubbio, che riguarda il fatto che l'applicazione del Decreto Madia sia stata concepita probabilmente dalla Regione Campania in maniera alquanto bizzarra, nel senso che insieme ai co.co.co e alle partite Iva non si includono i co.co.pro. Se solo facciamo il caso dell'ASL di Caserta, centocinquanta lavoratori, e parliamo di medici, infermieri, biologi, chimici e amministrativi, sono assunti con un contratto di collaborazione co.co.pro, per cui volevo spiegazioni in tal senso. L'obiettivo della nostra azione deve essere rendere la sanità campana più efficiente e per farlo abbiamo bisogno che anche i lavoratori, che sono professionisti seri e che lavorano all'interno di un comparto garantendone il funzionamento con obiettivi di eccellenza, abbiano la possibilità di programmare il proprio futuro e di farlo con la certezza dell'applicazione della norma. La domanda che io pongo al Presidente è proprio qual è l'obiettivo che la Giunta regionale ha rispetto alla stabilizzazione dei precari, obiettivo che noi perseguiamo, e la mia domanda contiene anche una disponibilità a dare un aiuto affinché l'obiettivo si raggiunga già dai banchi del Consiglio regionale. Grazie.

BONAVITACOLA, Assessore

Naturalmente il tema della stabilizzazione è assolutamente al centro delle attenzioni dell'Amministrazione regionale, che ovviamente lo inquadra nell'eredità del sistema salute che ha ricevuto questa Amministrazione, ivi compreso il noto regime di commissariamento e i noti e collegati vincoli di assunzioni, oltre che di altra natura, che condizionano l'attività dell'Amministrazione in questo settore. Il Presidente della Giunta regionale è molto impegnato e recentemente vi sono stati dei riscontri positivi anche con le autorità ministeriali centrali, sia dell'Economia sia del Ministero della Salute, per raggiungere un obiettivo per noi straordinario, quello di uscire dal regime di commissariamento entro il corrente anno. È chiaro che questo determinerebbe un contesto e uno scenario assolutamente beneficio su tutti gli aspetti di questo settore, in particolare per quello che riguarda la stabilizzazione delle risorse umane che vengono utilizzate oggi ancora a titolo precario, ma aggiungo anche l'entrata nei nostri ospedali, nelle nostre aziende sanitarie e nelle nostre strutture anche di nuove energie e di nuove professionalità che in verità, per fortuna, non mancano. Per quanto riguarda la questione specifica dell'interrogazione, il Presidente della Giunta regionale in data 13 febbraio 2018 ha stipulato un protocollo di intesa con le organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL, ove è stato convenuto di utilizzare tutti gli strumenti normativi possibili per il superamento del precariato a legislazione vigente. Al fine di dare attuazione al suddetto protocollo è stato convocato un tavolo di confronto con i sindacati categoriali, dov'è stato condiviso in primis l'obiettivo di effettuare una puntuale e aggiornata ricognizione di tutto il personale attualmente operante presso le aziende sanitarie della Campania. Con una nota del 23 marzo 2017 l'Amministrazione regionale ha dato avvio al procedimento ricognitivo del personale in possesso dei requisiti di cui ai commi 1 e 2 dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 75/2017 presso le aziende sanitarie, le aziende ospedaliere, le aziende ospedaliere universitarie e gli istituti di ricerca. Nelle more dell'iter ministeriale relativo al Piano dei fabbisogni di personale, le ASL hanno provveduto a trasmettere i dati relativi alla ricognizione, che necessita di ulteriori e specifici approfondimenti per alcune unità di personale. A seguito dell'acquisizione dei dati, si è riconvocato il tavolo. Si è condivisa in quella sede con le organizzazioni sindacali la necessità di emanare linee guida regionali per uniformare le procedure di stabilizzazione nel rispetto della normativa vigente in modo che tutte le aziende abbiano indicazioni di lavoro assolutamente omologhe tra le diverse aziende stesse. Inoltre si è condivisa la necessità di dare avvio al processo relativo al personale in possesso dei requisiti di cui al comma 1 dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 75/2017. A tal fine, in data 25 maggio, si è tenuto il tavolo di confronto, in occasione del quale sono state consegnate le linee guida alle organizzazioni sindacali che la Regione intende applicare per i processi di stabilizzazione. Le organizzazioni sindacali hanno preso atto e si sono riservate di fare le loro osservazioni, che saranno esaminate nel corso della prossima convocazione. Con nota del 30 maggio 2018, quindi sostanzialmente recentissima, si è proceduto a richiedere al coordinamento tecnico interregionale un parere in merito all'ammissione, nell'applicazione del comma 2 dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 75/2017, di alcune tipologie contrattuali, quindi veniamo specificamente al tema dell'interrogazione, quali co.co.pro, articoli 15 septies e 17 octies del decreto legislativo n. 502/1992, al fine di un'uniforme applicazione della normativa su tutto il territorio nazionale. Si è in attesa di questi chiarimenti, confermando che l'indirizzo politico-amministrativo dettato dal governo regionale è fortemente indirizzato all'obiettivo di ricercare e applicare ogni disposizione che consenta la stabilizzazione del personale precario in senso generale.

ZINZI (FI)

Presidente, bene, ma non benissimo. Alla mia domanda non trovo risposta, nonostante la disponibilità che apprezzo sempre. Al netto dei convenevoli da utilizzare in Consiglio, qui ci sono categorie di persone vittime della burocrazia nonostante esistano delle norme, per cui del confronto e dei vari confronti con i sindacati noi ne eravamo a conoscenza, perché chiaramente le associazioni datoriali e le associazioni di categoria del caso ci informano. Che sia necessario probabilmente un approfondimento con il Ministero ritengo che sia un elemento da cui non si possa prescindere. Il dato è che i soldi ci sono perché gli stipendi di queste persone vengono pagati, però non hanno diritto alle ferie, alla maternità e quant'altro. Nel concludere il mio intervento, mi auguro che prima dell'estate la Regione Campania possa pronunciarsi e dire come intende affrontare il problema, che è un'emergenza, e farlo in maniera precisa. Tornerò a interrogarvi o quantomeno anche in maniera informale a chiedere quale sia lo stato dell'arte e magari a contribuire affinché il problema si risolva. Grazie.

A.O. Rummo di Benevento. Criticità reparto di cardiologia
PRESIDENTE (Casillo T.)

Interrogazione: "A.O. Rummo di Benevento. Criticità reparto di cardiologia" Reg. Gen. 177/2, presentata dal consigliere Mortaruolo

MORTARUOLO (PD)

Grazie Presidente. È di queste ore l'allarme lanciato dal professor Marino Scherillo, direttore del reparto di cardiologia dell'Azienda Ospedaliera Rummo di Benevento, che si è visto costretto a disporre della sospensione delle visite e degli esami cardiologici di pazienti esterni per carenza di medici, oltre che di attrezzature idonee. Si tratta di un reparto importante e di eccellenza a Benevento e che le scarse risorse di personale e di attrezzature sono da concentrare per i ricoverati in cardiologia che sono in continuo aumento; non di rado vi sono ricoveri in barella, spesso oltre le otto barelle in UTIC, con gravi disagi per i pazienti e difficoltà organizzative per gli infermieri; da due anni sono in corso lavori per aumentare di otto posti letto, ma non sono ancora terminati e non si ha certezza sulla data di consegna. Occorre salvaguardare questa realtà di eccellenza, e i numeri dei ricoveri sono eloquenti in tal senso (circa 2500 ingressi all'anno, 1100 interventi di emodinamica, con seicento procedure di angioplastica coronarica per pazienti con infarto miocardico); si tratta di uno dei primi centri della Campania ad avere attivato nel settembre 2017 il sistema di telemedicina per la trasmissione dell'elettrocardiogramma direttamente dalle ambulanze del 118 all'unità coronarica per consentire con una pronta diagnosi e tempestivi trasferimenti in sala operatoria, quindi tutte le azioni di emodinamica propedeutiche. I cardiologi che sono andati via nel corso di questi anni non sono stati sostituiti nonostante l'esistenza all'interno dell'ospedale di una graduatoria formata a seguito di avviso pubblico dalla quale potrebbero essere attinti nell'immediatezza anche i professionisti mancanti. Manca il personale infermieristico e le attrezzature mediche risultano talvolta obsolete. Tanto premesso, si interroga il Presidente, nella qualità di Commissario alla sanità, quali iniziative si intende intraprendere sul caso di specie. Sottolineo il fatto che quanto espresso dal dottor Scherillo è stato anche comunicato a mezzo stampa e quindi rilevo in quest'Aula l'allarme sociale anche ingenerato. Grazie.

BONAVITACOLA, Assessore

Grazie Presidente. Il quesito riguarda la criticità del reparto di cardiologia dell'Azienda Ospedaliera Rummo di Benevento. L'Azienda ha evidenziato tuttavia che ad oggi non è mai esistito alcun reale rischio di sospensione del servizio h24 di emodinamica per carenza di personale, oltre che di attrezzature idonee, circostanza quest'ultima chiarita in occasione del comunicato stampa del 12 maggio 2018, oltre che dallo stesso direttore del reparto di cardiologia. A tal riguardo infatti l'Azienda evidenzia che, per quanto riguarda il personale, la Direzione generale Tutela della Salute e il coordinamento del servizio sanitario regionale ha autorizzato in via straordinaria, in anticipazione sul contingente dei dipendenti cessati o che cesserà il proprio rapporto di lavoro con la su indicata azienda ospedaliera nell'anno in corso, l'assunzione di ben trentasei unità di personale, tra cui anche due dirigenti medici cardiologi. Pertanto, attingendo alla graduatoria ancora valida e vigente presso l'Azienda ospedaliera Rummo, dall'1 giugno 2018 i due nuovi dirigenti medici cardiologi prenderanno servizio presso l'unità operativa interventistica. L'Azienda inoltre rappresenta che non solo presso la suddetta unità operativa il personale infermieristico è proporzionato al numero di sei posti letto ad oggi previsto, ma che a seguito del futuro incremento di posti letto previsti dall'atto aziendale, conformemente a quanto sancito dal piano ospedaliero, il numero di infermieri sarà sicuramente aumentato. Per quanto concerne le attrezzature, l'Azienda sottolinea che sono in via di ultimazione le procedure per l'acquisizione di nuove tecnologie da assegnare al reparto e relativamente all'unità terapia intensiva coronarica precisa che i lavori oggetto di programmazione dell'ottobre 2017 sono stati tutti preventivamente coordinati e condivisi col Direttore dell'Unità operativa interventistica e Unità terapia intensiva coronarica. Tutto questo al fine di venire incontro alle esigenze di volta in volta rappresentate volte a garantire una maggiore funzionalità degli ambienti attraverso gli interventi che sono in corso d'opera. Alla luce di quanto sopra, risulta infondato, a giudizio dell'azienda, alcun pericolo di garanzia dei livelli essenziali di assistenza per i cittadini. Com'è evidente, l'Amministrazione regionale riferisce notizia che vengono riportate da quelle che sono le posizioni e le informazioni dell'Azienda ospedaliera, e quindi in questo senso io sono semplicemente un latore in questa sede. Grazie.

MORTARUOLO (PD)

Grazie Presidente. Sono assolutamente soddisfatto dell'interrogazione.

Licenziamento del Primario di Emodinamica e Cardiologia dell' A.O. di Caserta
PRESIDENTE (Casillo T.)

Interrogazione: "Licenziamento del Primario di Emodinamica e Cardiologia dell'A.O. di Caserta" Reg. Gen. 169/2, presentata dal consigliere Francesco Emilio Borrelli. Prego consigliere.

BORRELLI (Campania Libera - PSI - Davvero Verdi)

Grazie. Quello che sottopongo oggi è un'interrogazione legata a una vicenda che ha degli aspetti da chiarire in quanto data in un modo, ma sembrerebbe che si sta sviluppando in un altro. Il 27 febbraio 2018 presso l'Azienda Ospedaliera Sant'Anna e San Sebastiano di Caserta decedeva un paziente di 56 anni immediatamente dopo essere stato sottoposto ad un intervento chirurgico per la chiusura auricola atriale sinistra. Il paziente sarebbe stato ricoverato alcuni giorni prima e al momento del ricovero avrebbe presentato diverse patologie. Secondo quanto riportato dagli organi di informazione, il paziente avrebbe smesso di respirare per una complicazione polmonare a seguito dell'intubazione. A seguito del decesso l'Azienda Ospedaliera avviava un'indagine interna nominando un'apposita commissione; all'esito dei lavori della Commissione, il Direttore Generale dell'Azienda adottava in data 22 maggio 2018, un provvedimento di licenziamento in tronco senza preavviso, del dottor G.S., primario del Reparto di Emodinamica e Cardiologia; secondo quanto si è potuto apprendere, la Commissione avrebbe accertato che nella cartella clinica del paziente mancava un dato relativo al fattore di rischio riguardo l'anestesia, la cui annotazione sarebbe stata impropriamente affidata dal primario ad uno specializzando, che poi avrebbe omesso tale annotazione. Non è una cosa da poco, visto che poi è morta una persona. La Commissione, sempre come riportato dalla stampa, avrebbe comunque riconosciuto la non immediata correlazione tra la negligenza contestata al primario e la morte del paziente; successivamente appariva sulle pagine de "II Mattino" un'intervista al primario licenziato nella quale, oltre a negare le responsabilità del decesso del paziente, paventava addirittura un complotto. Secondo la ricostruzione giornalistica, nel 2015 la Commissione prefettizia che reggeva l'ospedale di Caserta, aveva organizzato la Cardiologia in due ripartizioni: la Cardiologia d'emergenza con Emodinamica interventistica e la Cardiologia Clinica; successivamente, nel settembre 2017, con il nuovo atto aziendale adottato dall'Amministrazione ordinaria, veniva soppresso Il reparto di Emodinamica diretta dal dottor G. S. e, di contro, mentre l'azienda ospedaliera avrebbe tentato di inserire nell'organico un altro medico proveniente dalla branca diversa dell'Emodinamica. Sempre secondo quanto riportato dal quotidiano, a seguito di tale provvedimento organizzativo, il dottor G.S. proponeva ricorso al TAR e depositava una denuncia alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Il giornalista de "Il Mattino" cosi conclude l'articolo: "Sullo sfondo, al di là della vicenda, c'è la possibilità dell'impoverimento di specializzazioni all'ospedale. Sarebbe stato bloccato il concorso voluto proprio da G.S. per Emodinamica. Da qui i problemi del medico con i vertici dell'azienda ospedaliera". Per questa ragione, poiché da una prima versione che sembrava assolutamente corretta, se un primario causa la morte di un paziente è giusto che venga licenziato e soprattutto che si parta dai vertici, se non è così, ed è solo un regolamento di conti tra baroni ospedalieri, la discussione cambia. Ho chiesto al Presidente della Giunta di sapere se sia a conoscenza della vicenda, se non intenda avviare un'indagine per verificare quanto sopra riportato circa le circostanze del decesso del paziente e le motivazioni del licenziamento e se non intenda verificare quanto paventato nell'articolo circa un complotto ai danni di questo primario.

BONAVITACOLA, Assessore

A differenza di un film giallo, partirei già dalla soluzione, quindi non c'è nessun collegamento tra il licenziamento e l'approvazione dell'atto aziendale. Tutta la vicenda è ben ricostruita in una nota che io darei al Consigliere interrogante, perché è densa di dati, di atti, eccetera, che non mi sembra opportuno leggere in questa sede. Vi posso soltanto anticipare che l'Azienda Ospedaliera Sant'Anna e San Sebastiano sottolinea e precisa, prima di ogni altra comunicazione, che, diversamente da come potrebbe apparire dalla ricostruzione giornalistica, nessuna connessione e accostamento è possibile prendere in considerazione tra l'adozione dell'atto aziendale proposto dall'azienda con deliberazione n. 150/2017, e approvata dalla struttura commissariale il 17 ottobre 2017, e il provvedimento di licenziamento del dottore in questione, avvenuto a seguito di eventi gravi verificatisi all'interno dell'unità operativa dallo stesso diretto e che hanno portato al decesso di un paziente. L'adozione dell'atto aziendale contestato dal primario licenziato, ha avuto un iter procedurale di gran lunga anteriore al tragico evento del decesso e del successivo licenziamento risalente alla fine del mese di febbraio 2018. Tutti i passaggi della vicenda sono riportati, per cui, da come si evince e dalla ricostruzione della tempistica fedelmente riportata all'Azienda Ospedaliera, i due procedimenti, quello legato alla riorganizzazione e all'adozione di un nuovo atto aziendale e quello legato alla procedura di licenziamento del primario, non hanno alcun elemento di contatto, riportando la loro ricostruzione cronologica in tempi obiettivamente distanti.

BORRELLI (Campania Libera - PSI - Davvero Verdi)

Leggerò ovviamente la risposta dettagliata. Ovviamente mi reputo soddisfatto. Nel momento in cui l'Azienda si assume la responsabilità di levare la correlazione, resta soltanto l'atto da parte dell'Azienda nei confronti del primario e su questo ovviamente lui ha tutti gli strumenti, qualora ritenesse fosse un atto ingiusto, per rivolgersi alle autorità competenti e appellarsi contro questa decisione.

Provvedimenti per garantire l'incolumità fisica del personale del 118
PRESIDENTE (Casillo T.)

Interrogazione: "Provvedimenti per garantire l'incolumità fisica del personale del 118", Reg. Gen. 170/2, presentata dal consigliere Borrelli. Prego consigliere.

BORRELLI (Campania Libera - PSI - Davvero Verdi)

Grazie Presidente. Lo scorso 28 maggio un'ambulanza del 118 veniva sequestrata nel parcheggio del Vecchio Pellegrini di Napoli dai parenti e dagli amici di un ragazzo coinvolto in un incidente stradale dopo una folle corsa, sembrerebbe, per evitare un posto di blocco. I sequestratori, notando che nell'ambulanza non c'era la barella, perché già impegnata nel trasporto di un altro paziente, ne sottraevano una dai reparti incastrandola malamente e a forza nel vano dell'ambulanza, provocando danni al veicolo in quanto non compatibile con l'ambulanza. L'autista dell'ambulanza, ovviamente terrorizzato, veniva preso in ostaggio e costretto a salire al bordo, ma non alla guida del mezzo, ma di fianco, perché alla guida prendeva posto uno di questi personaggi, a quanto pare il più facinoroso di tutti, che effettuava una partenza sgommando e raggiungendo a tutta velocità il luogo dell'incidente nel giro di pochissimi minuti erano sopraggiunte altre due ambulanze con il personale del 118 e sarebbero state accolte da centinaia di persone con aggressioni verbali e costrette a ripartire con la scorta di decine di scooter guidati da ragazzi, per lo più giovanissimi. Quella descritta è l'ennesima aggressione nei confronti del personale del 118, la numero trentasette dall'inizio del 2018 secondo l'Associazione Nessuno tocchi Ippocrate, alla quale hanno già fatto seguito almeno altre due ad oggi. Per quanto esposto in premessa (ovviamente ho tenuto a sottolineare questa vicenda per far rendere conto che, al di là della mala o della buona sanità, siamo a confronto di un modus operandi di cavernicoli) il sottoscritto consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli chiede di conoscere quali urgenti provvedimenti intenda adottare la Giunta per garantire al personale del 118 l'incolumità fisica e la serenità necessaria per l'adeguato svolgimento del loro prezioso lavoro.

BONAVITACOLA, Assessore

Le vicende richiamate dall'interrogante, unitamente ad altri episodi che purtroppo nelle settimane scorse sono balzate all'attenzione della cronaca, riconfermano l'assoluta priorità del tema sicurezza nell'ambito delle attività dell'Amministrazione regionale, per quanto rientrante nei compiti e nei poteri dell'Amministrazione regionale essendo un settore demandato alla primaria tutela da parte delle forze dell'ordine, quindi di altre Amministrazioni dello Stato. Tuttavia, nel corso dell'attività lavorativa dagli operatori sanitari delle strutture ospedaliere territoriali è venuto in evidenza come siano esposti a numerosi fattori di rischio, in particolare quelli a più elevato rischio di violenza sono quelli a diretto contatto con gli assistiti nei servizi di emergenza e, soprattutto, i medici di continuità assistenziale, le cosiddette ex guardia medica, che molto spesso operano da soli in orari notturni in assenza di condizioni adeguate di vigilanza e tutela. A tale proposito non state predisposte in ambito internazionale, a testimonianza di un fenomeno in crescita nelle grandi città, delle linee guida per l'adozione di apposite iniziative di protezione e prevenzione di fenomeni di violenza, quali, ad esempio, le linee guida 2015 dell'Istituto nazionale di eccellenza in materia di sicurezza relative alla gestione del paziente cosiddetto aggressivo e le linee guida per la prevenzione sugli episodi di violenza sul lavoro che forniscono le raccomandazioni per orientare le condotte individuali e organizzative. In questa direzione si colloca anche la raccomandazione n. 8 del 2017 con la quale il Ministero della Salute ha indicato la necessità che ogni struttura sanitari abbia un protocollo di gestione del rischio violenza contro gli operatori, incluso il documento unico di valutazione dei rischi previsti dal decreto legislativo n. 81 del 2008. L'Amministrazione regionale è impegnata a dare completa attuazione a questa raccomandazione ministeriale e alle citate linee guida, tant'è che in data 15 maggio è stata emanata una comunicazione della Direzione generale per la tutela della salute con cui si invitano espressamente i direttori generali delle aziende sanitarie locali a riporre la massima attenzione sugli aspetti della sicurezza in tale ambito mediante l'adozione di idonee misure strutturali e organizzative tese alla tutela e protezione degli operatori che garantiscono quotidianamente, talvolta in condizioni poco agevoli, un servizio essenziale per la salute dei cittadini. Mi sia consentito solo ricordare, a riprova della assoluta priorità di attenzione che i temi della sicurezza urbana rivestono all'attenzione dell'Amministrazione regionale, che il Presidente De Luca ha voluto conferire un'apposita delega alla sicurezza al dottor Franco Roberti la cui presenza in Giunta è di per sé un motivo di lusso per la nostra Amministrazione, ma che naturalmente è volta ad avvalersi di una professionalità di straordinaria competenza proprio su questa delicata questione. Io penso che, anche attraverso l'apporto del nuovo Assessore, dottor Roberti, potremo compiere ulteriori azioni incisive per il contrasto di questo fenomeno.

BORRELLI (Campania Libera - PSI - Davvero Verdi)

Volevo aggiungere solo due cose. La prima è che, ovviamente, ci tengo a specificare che, come giustamente ha detto l'assessore Bonavitacola, il fenomeno è purtroppo italiano al punto tale che la prima Regione per numero di aggressioni al personale medico è il Veneto. Questo deve farci capire che occorre un approccio diverso. Io sono particolarmente soddisfatto della nomina di Roberti, anche perché noi abbiamo già deciso di inviarle un pacchetto di proposte per contrastare questi delinquenti, anche spingendo a pagare materialmente per le loro azioni. La seconda cosa che voglio sottolineare è che (lo dico come invito alla riflessione rispetto alle azioni) questo sistema diventa per i medici in prima linea e per quelli che fanno correttamente il loro dovere un motivo di preoccupazione in più, mentre per quelli che hanno sempre un motivo per tentare di non svolgere fino in fondo la loro azione per la quale sono pagati è un motivo per trovare una scusa per non fare fino in fondo il loro dovere. Io su questo voglio invitare la Giunta a valorizzare al meglio quelli che ogni giorno rischiano e continuano a farlo con grande determinazione e quelli che, invece, stanno utilizzando questi motivi di aggressione per impoverire ulteriormente il sistema di pronto soccorso e di primo soccorso, a partire dal 118, della nostra Regione.

MUSCARÀ (Movimento 5 Stelle)

Ringrazio per la parola, anche perché il mio question time sul 118 non ha avuto la possibilità di essere discusso perché stamattina alle 10.00, nonostante l'interrogazione sia del 7 marzo ed è stata riproposta naturalmente in question time ì perché non era stata data risposta, è arrivata un'e-mail nella quale si dice che si inoltra la richiesta della Direzione generale Tutela della salute di rinviare per approfondimenti degli uffici il question Time, firmato Luigi Galdi D'Aragona. Io devo soltanto esprimere la mia contrarietà rispetto a quello che si sta facendo o si sta facendo finta di fare intorno alla solidarietà ai lavoratori del 118, parlo in modo particolare della città di Napoli, l'unica città che si trova in un'emergenza tale per cui certi comportamenti sono ormai da cronaca nera e non più da sanità. Il 118 napoletano non è più in grado di assistere da anni e la colpa non è soltanto delle ambulanze scadenti, di quelle non comprate, dei medici che sono pochi e della città che è caotica; non è soltanto quello, quindi non basterà la promessa che ieri ho letto sui giornali che acquisteremo cinque ambulanze, quando in Commissione abbiamo verificato che non c'è neanche la gara per queste cinque ambulanze che andrebbero comprate. Il taglio di tutti i servizi territoriali e la chiusura dei pronto soccorso degli ospedali del centro storico di Napoli ha creato una situazione assolutamente insostenibile, quindi occorre sicuramente una condanna per chi aggredisce, picchia e insegue in questo modo barbaro le ambulanze del 118, ma la colpa non è né delle persone disperate che aspettano mezz'ora a terra o delle persone decedute che sono raccolte da terra né tantomeno degli operatori del 118 che più di questo non possono fare, ma di una rete sul territorio che ha tagliato tutti i luoghi, le case della salute, le assistenze e i pronto soccorso! Tutto è scaricato sul Cardarelli, le ambulanze rimangono ostaggio del Cardarelli stesso perché non si piò fare lo sbarellamento! Questa questione, che risale al 3 marzo, l'ultima di una serie di avvenimenti, aveva la necessità di essere affrontata in maniera seria in queste sale, invece abbiamo fatto, come al solito, un po' di pubblicità su quello che faremo. Diremo un po' di solidarietà, senza mai affrontare il problema in maniera seria. Ringrazio per la parola

PRESIDENTE (Casillo T.)

La seduta è sciolta

Attachments:
Download this file (ResocontoIX_20180601.pdf)ResocontoIX_20180601.pdf[Resoconto integrale del Question Time del 1 giugno 2018]353 kB