Buongiorno. Dichiaro aperta la Seduta di Question Time. Ricordo che, ai sensi dell'articolo 129 del Regolamento interno, il Consigliere proponente ha la facoltà di illustrare l'interrogazione per non più di un minuto; a ciascuna delle interrogazioni presentate risponde il rappresentante della Giunta per non più di tre minuti; successivamente l'interrogante, o altro Consigliere del medesimo Gruppo, ha il diritto di replicare per non più di due minuti. Ricordo, inoltre, che le interrogazioni all'ordine del giorno dell'odierna seduta di Question Time sono state elencate nell'ordine di presentazione. Comunico che l'interrogazione n. 299/2 a firma del Consigliere Gambino non si tiene per assenza del proponente, così come le interrogazioni 300/2 e 300/1 a firma del Consigliere Borrelli, per assenza del proponente.
Interrogazione: "Concorso pubblico presso l'Azienda S. Anna e S. Sebastiano di Caserta" Reg. Gen. 305/2 a firma del Consigliere Francesco Moxedano (Misto), già distribuita in Aula.
L'interrogazione tratta del concorso bandito dall'Azienda Ospedaliera di Caserta, un concorso pubblico per titoli ed esami riservati agli appartenenti alla categoria dei disabili, la cosiddetta categoria protetta, per la copertura di nuovi posti di assistente amministrativo di categoria C. Nel bando vengono inseriti due requisiti, si chiede l'iscrizione obbligatoria al collocamento provinciale Disabili della Provincia di Caserta e l'altro requisito di accesso, che pone una seria riflessione, prescrive di avere la residenza nel Comune di Caserta da almeno di un anno. Questi due requisiti di accesso al concorso limitano moltissimo la partecipazione, impediscono, discriminando gli altri diversamente abili che sono iscritti in liste in altre città e che non hanno residenza da un anno nella Provincia di Caserta, ma anche coloro che si sono residenti a Caserta, da almeno due mesi o tre mesi non possono partecipare perché la residenza è obbligatoria almeno da un anno nella Provincia di Caserta. Ritengo discriminanti questi due requisiti di accesso al concorso e per questo chiedo all'Ammistrazione, al Presidente e al Commissario straordinario alla Sanità un suo intervento per rivedere questi due criteri di per dare la possibilità e allargare la platea dei partecipanti a questo concorso all'Ospedale di Caserta. Grazie.
Buongiorno. Abbiamo capito il problema, si tratta di fare verifiche. La delibera 978 del 29 novembre 2018, di indizione del concorso pubblico ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 68/1999, per 9 posti di assistente amministrativo, è stata adottata a seguito dell'accertamento della vacanza in organico previste per l'arruolamento di categorie protette con diritto a percorsi facilitati di assunzione. Avverso tale delibera non è pervenuta nessuna istanza di contestazione, né alcun ricorso da parte di potenziali interessati. La delibera incontra la sua premessa amministrativa nella convenzione quadro stipulata in data 31 luglio 2017 con la Provincia di Caserta per l'inserimento lavorativo delle persone disabili, come previsto dall'articolo 11 della legge del 1999. Il programma di assunzioni allegato alla predetta convenzione ha previsto che l'Azienda potesse indire una selezione pubblica riservata ai disabili della provincia di Caserta. In attuazione di detta convenzione quadro, l'Azienda ha quindi provveduto, con delibera n. 108 del 23 agosto 2017, a prendere atto della convenzione e del programma di assunzione. Anche detta delibera, che costituisce l'atto propedeutico alla successiva delibera n. 978/2018, ritualmente pubblicata, non è stata mai in alcun modo impugnata. In esecuzione della delibera oggetto del presente question time, sono state presentate oltre 200 istanze di partecipazione e a breve l'Azienda ha comunicato che procederà all'espletamento della relativa selezione. L'Azienda, dunque, ha evidenziato la correttezza dell'azione amministrativa e ha sottolineato la rispondenza della delibera n. 978/2018 alla vigente normativa di disciplina della materia poiché, alla luce della ricostruzione operata, detto provvedimento rispecchia quanto disposto dagli adempimenti previsti dalla legge n. 68/1999 in merito al requisito di iscrizione presso il Collocamento provinciale Disabili, è conforme alla convenzione stipulata ai sensi dell'articolo 11 con la Provincia di Caserta richiamato ed è altresì conforme al disposto dell'articolo 51 del decreto n. 150/2009 in materia di territorializzazione delle procedure concorsuali e cioè il principio della parità di condizioni per l'accesso ai pubblici uffici è garantito mediante specifiche disposizioni del bando con riferimento al luogo di residenza dei concorrenti quando tale requisito sia strumentale all'assolvimento di servizi altrimenti non attuabili. Quindi c'è stata una convenzione e nessuno ha mai opposto e una delibera di recente.
Grazie, Presidente io credo che se parliamo di territorialità, come citava l'Assessore in ultimo, diamo ragione alla Lega quando teorizza che i posti nelle regioni del Nord devono essere riservati a coloro che risiedono al Nord. Noi diamo ragione e sosteniamo quelle tesi con quello che lei ha detto, Assessore, che è quello che dice probabilmente il Direttore dell'Azienda dell'Ospedale di Caserta. La convenzione viene stipulata per il raggiungimento della percentuale come previsto dalla legge n. 68/1999, ma non parla e non obbliga alla territorialità, perché noi verifichiamo anche in altri concorsi, ad esempio nella scuola un insegnante iscritto nelle liste del Collocamento della Provincia di Napoli può partecipare agli incarichi annuali anche in una città del Nord. Pertanto non esiste territorialità, è una scelta fatta dall'Ospedale di Caserta, dal Direttore dell'Ospedale di Caserta. Mi si creano forti dubbi per questi criteri stabiliti e per le motivazioni che lei ha portato alla mia interrogazione. Come pure riguardo alla convenzione, ma anche agli stessi ricorsi, bene, è un Consigliere regionale che ha posto un problema. Io sto ponendo un problema al Commissario alla sanità, lei non può rispondere secondo ciò che ha teorizzato il Direttore l'Azienda Ospedaliera di Caserta, le ripeto di nuovo la richiesta di intervenire e rivedere questi due criteri perché sono io obbligato a fare un ricorso al TAR. Ebbene, se provvedo a fare un ricorso al TAR e il TAR sospende questo concorso, qualcuno risponderà anche per danni erariali. Speravo che la politica potesse discutere e valutare perché io l'interrogazione non l'ho rivolta al Direttore dell'Azienda dell'Ospedale di Caserta, ma l'ho rivolta all'amministrazione, al Presidente e al Commissario alla sanità. Pertanto se questi criteri non vengono cambiati e il bando non si ferma - non perché doveva ricorrere qualche candidato, il problema l'ha posto un Consigliere regionale componente della Commissione Sanità - se ciò non si farà, sarò costretto a fare un ricorso al TAR. Grazie.
Interrogazione: "Settore abitativo e riordino IACP" Reg. Gen. n. 302/2, a firma del Consigliere Armando Cesaro. Interviene, per Cesaro, la Consigliera Di Scala, che ha la facoltà di illustrare l'interrogazione. Cedo la parola alla Consigliera Di Scala.
Grazie. Do lettura dell'interrogazione che attiene alla questione dello IACP, anche perché sono delegata, quindi i facciamo una breve cronistoria. Premesso che la Legge di stabilità regionale ha autorizzato la Giunta Regionale a disciplinare con proprio regolamento il sistema regionale dell'intervento pubblico nel settore abitativo e a riordinare gli IACP; che con delibera di Giunta regionale n. 227 del 18 maggio 2016 è stata demandata al Presidente della Giunta regionale la nomina del Commissario Straordinario dell'Agenzia Campana per l'Edilizia Residenziale - ACER; con Decreto Presidenziale del 24 maggio 2016 è stato nominato l'architetto Alberto Romeo Gentile, a cui sono state conferite anche le funzioni di rappresentante legale dei singoli IACP fino al completamento della procedura di incorporazione di quest'ultimi nell'ACER; con Decreto Commissariale del settembre 2016 si è proceduti alla costituzione della struttura di supporto tecnico-amministrativo-finanziario del Commissario Straordinario dell'ACER individuando nel dottor Luigi Schiavo, dirigente IACP di Napoli, la funzione di Responsabile economico finanziario della gestione commissariale ACER; il 15 febbraio scorso si è proceduto all'approvazione delle modifiche al regolamento regionale n. 4/2016 in attuazione della legge regionale di semplificazione n. 1/2016; dopo l'approvazione delle modifiche al regolamento regionale, in data 3 marzo 2019 sono intervenute le dimissioni del dottor Luigi Schiavo, motivate, secondo anche quanto si è appreso dagli organi di stampa, da ragioni tecnico-finanziarie, ossia da una dichiarata insanabilità dello squilibrio finanziario che, a date condizioni, non rispetterebbe il principio di veridicità dei documenti contabili e non renderebbe né presentabile né approvabile il bilancio di previsione necessario al concreto subentro dell'ACER ai preesistenti IACP; considerato che la notizia delle dimissioni del dottor Schiavo e le relative motivazioni da lui evidenziate hanno suscitato non poco allarme tra le parti sociali e, non ultimo, nella dirigenza delle associazioni degli inquilini, come si evince dalle numerose denunce dell'Assocasa Campania, interroghiamo la Giunta affinché riferisca se nell'affermata incertezza di poter realmente procedere all'attività prevista dalle funzioni deputate all'ACER, non si ritenga opportuno e necessario individuare le risorse necessarie alla copertura degli squilibri finanziari degli ex IACP per scongiurare qualsiasi aumento dei canoni di locazione. Grazie.
Grazie Presidente. L'interrogazione in questione pone in particolare un aspetto dei tanti che in questo momento sono relativi al processo di trasformazione degli Istituti Autonomi Case Popolari provinciali nella neonata Agenzia Regionale Campana, ed è quello evidentemente delle difficoltà economiche e finanziarie che potrebbero pregiudicare il funzionamento dell'ACER e rischiare anche di riflettersi sugli attuali canoni con un aumento degli stessi, cosa che - nell'interrogazione ha detto chiaramente - è un'eventualità da scongiurare. Credo di poter sintetizzare l'interrogazione su questo evidente punto centrale e nodale, che è quello delle difficoltà economiche e finanziare dell'Ente. Sono questioni sicuramente chiare nel momento in cui abbiamo cominciato a lavorare su questo tema, che abbiamo avuto quindi davanti anche con l'Assessore Cinque e con il Presidente Picarone per le connessioni che il problema dell'equilibrio economico e finanziario dell'ACER pone in regime di bilanci armonizzati, e quindi queste questioni ormai pongono diversamente dal passato anche di riflesso sul bilancio della Regione Campania. È uno dei motivi, quello della consapevolezza del complesso quadro che ereditavamo dalle gestioni degli IACP, che ci ha portato, con alcune modifiche che sono intervenute in quell'iter abbastanza complesso che ha portato alla legge del gennaio 2016 ad oggi, a nominare prima un commissario, a introdurre l'ipotesi dell'eventuale messa in liquidazione prima dell'incorporazione degli IACP nell'ACER e infine ad aderire a questa ipotesi e aver stabilito, ancora di recente, la soluzione della messa in liquidazione preventiva degli Istituti Autonomi Case Popolari, quindi l'entrata in funzione, sostituendosi nelle funzioni, da parte dell'ACER. Una messa in liquidazione che quindi separa la gestione dell'eredità del passivo accumulato in questi anni dagli Istituti Autonomi Case Popolari da quello che è il funzionamento a regime dell'ACER, che così viene sgravata da questo pesante fardello dei debiti accumulati in passato e può perlomeno da questo punto di vista cominciare a funzionare avendo gli obiettivi di un equilibrio possibile di spesa corrente che noi immaginiamo si possa raggiungere nell'arco del primo triennio. Per questo è stato richiesto al commissario, che in questo momento svolge tutte le funzioni sia per quanto riguarda la gestione degli IACP sia dell'ACER, di predisporre un piano industriale. Abbiamo iniziato un lavoro complesso da questo punto di vista, contemporaneamente quello della revisione dei regolamenti che presiedono al funzionamento dell'edilizia residenziale pubblica e sociale in Campania, un lavoro che è stato concentrato a partire dal dicembre scorso nell'ambito dell'Osservatorio della casa, che è l'istituzione che è stata prevista già da tempo ed è stata ulteriormente rilanciata con la costituzione nel dicembre scorso, e che sta svolgendo un importante lavoro che io spero si possa concludere, così come avevo dato indicazione, per la fine del mese di marzo, potendoci consegnare anche quel quadro di rinnovate regole che saranno un elemento decisivo per il raggiungimento di un possibile equilibrio economico e finanziario da parte dell'ACER. All'interno evidentemente di questo piano industriale, delle regole che stiamo riscrivendo e di un parallelo programma di rilancio delle politiche in tema di politiche abitative regionali con una serie di risorse che stiamo recuperando e stiamo appostando, che possano concretamente essere realizzati interventi significativi sia di manutenzione, messa in sicurezza, efficientamento energetico e rigenerazione dei complessi esistenti di ERP e realizzazione di nuova dotazione di alloggi dal punto di vista dell'edilizia residenziale sociale. Nell'ambito complessivo di questa manovra noi stiamo anche affidando una nuova mission all'ACER che è quella di andare oltre la funzione svolta in passato dagli Istituti autonomi di case popolari di gestione del patrimonio esistente, con difficoltà, a volte, anche a garantire la manutenzione, oltre che la gestione. Oggi immaginiamo di poter rilanciare anche queste attività nella neonata Agenzia regionale affidandole compiti di valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico di proprietà dell'ACER stesso, della Regione Campania, in prospettiva, dei Comuni della Campania che non hanno strutture e capacità autonome di poter intervenire su questo settore. Stiamo lavorando con l'ANCI per trovare anche degli equilibri per capire in che modo questa struttura potrà essere al servizio complessivamente del territorio della regione Campania per svolgere questo ruolo. Inoltre stiamo affidando una quantità di risorse - nell'ambito di quei programmi di recupero, di finanziamenti che, appunto, erano o bloccati o che sono nuovi e sui quali stiamo lavorando - all'ACER per progettare, gestire e realizzare una serie di interventi anche utilizzando le nuove leve fiscali in materia (tipo Eco Bonus, Sisma Bonus o accordi di partenariato con i privati) per fare in modo che ci sia un moltiplicatore tale da rendere davvero significativo l'intervento che realizzeremo nei prossimi mesi. Infine un'ultima questione, e chiudo, sul punto specifico del rischio dell'aumento dei canoni lì dove evidentemente questa operazione ha un respiro e avrà bisogno di un tempo perché si possa concretizzare nell'arco del triennio preso in esame come programmazione del nuovo soggetto. Nessun aumento dei canoni è stato mai immaginato e messo in programma. Noi abbiamo un solo punto relativo al tema dei canoni in questo momento, che è oggetto della riforma dei regolamenti di cui vi ho parlato, che è condiviso all'unanimità da tutti i soggetti sociali e sindacali che partecipano all'Osservatorio, che è quello di sostituire all'autocertificazione del passato con lo strumento della certificazione ISEE come elemento di trasparenza e di regolarità nella determinazione del canone così com'è oggi. Questa previsione ci porta a dire, ma è un elemento che naturalmente andrà verificato con dati di fatto che in questo momento non possediamo, che è immaginabile, così come è avvenuto in altre casistiche, che questa regolarizzazione attraverso la sostituzione dell'ISEE all'autocertificazione determinerà un aumento delle entrate complessive dai canoni di locazione, cosa che naturalmente non si traduce in un aumento dei canoni come impropriamente viene paventato da qualcuno, ma che in questo momento è semplicemente un elemento, ripeto, di equità, trasparenza e regolarità. Altro tema fondamentale in futuro per il requisito dei conti dell'ACER sarà quello della lotta alla morosità, che è l'elemento drammatico, è vero, perché noi abbiamo una percentuale del 30 per cento di morosità e oltre nel nostro territorio, che non ha paragoni con nessun'altra parte d'Italia. Questa è la vera sfida, sulla quale, peraltro, stiamo lavorando per vedere gli strumenti e le possibilità che abbiamo per agire sempre in un quadro, naturalmente, di attenzione a una serie di temi e di sensibilità rispetto alle problematiche sociali, soprattutto delle fasce più deboli, per le quali immaginiamo che vi possa essere anche il sostegno della Regione Campania per accompagnare quest'opera, da un lato, di recupero e di efficienza e, dall'altro, di attenzione alle fasce più deboli.
Assessore, la ringrazio, ma purtroppo la sua risposta non è affatto esaustiva. Parliamo ancora, dopo tre anni dal 2016, di ipotesi, di immaginazione, di disegno di ciò che dovrebbe essere a fronte delle dimissioni del dottor Schiavo concrete, fondate su elementi concreti che sono stati portati all'attenzione della stampa e che si riferivano a un'irrealizzabilità del piano di rientro che era stato previsto, si partiva da meno 20 milioni di euro. Questo piano industriale cui lei ha fatto riferimento, che è allo studio della Giunta, della Regione, parte anch'esso da meno 20 milioni di euro e la sua risposta non fuga i nostri dubbi sul possibile aumento dei canoni di locazione in capo agli occupanti degli immobili IACP. Se il piano industriale parla di aumento delle entrate, come aumentano le entrate degli Istituti che non possono aumentarle se non elevando l'importo dei canoni di locazione? Non vi sono altre modalità e quindi non mi deve parlare di immaginazione o di disegno per evitare, per scongiurare che questo accada. Intanto gli edifici IACP crollano, sono carenti di manutenzione, la gestione commissariale è assolutamente un atto scellerato, per cui è auspicabile che questa fase venga superata. Ma il piano di rientro non è stato concretamente attuato. La sua risposta non fuga i dubbi e temo che ci ritroveremo davanti a un aumento dei canoni di locazione in capo agli occupanti checché lei abbia detto stamattina il contrario perché resta tutto nel termine di ipotesi e purtroppo se lo IACP campa di quello, se l'ACER dovrà effettuare un piano di rientro di 20 milioni di euro, non potrà che aumentare i canoni. Grazie comunque per la risposta.
Comunico che in riferimento all'interrogazione Reg. Gen. n. 303/2, a firma del Consigliere Cesaro, la Giunta regionale ha chiesto il rinvio alla prossima seduta per approfondimenti istruttori. Il Consigliere Cesaro è già stato informato di questo.
Passiamo all'interrogazione Reg. Gen. n. 306/2, avente ad oggetto: "Risultanze analisi sito ex Agrimonda", a firma del consigliere Gennaro Saiello (Movimento 5 Stelle). Concedo la parola al Consigliere Saiello che ha la facoltà di illustrarla.
Grazie, Presidente. Ci ritroviamo nuovamente in quest'Aula a parlare di Agrimonda, un ex deposito di fitofarmaci che nel 1995 si incendiò a cavallo tra Marigliano e Mariglianella. Una bomba per l'ambiente, una montagna di rifiuti speciali combusti rimasta lì ferma per ventiquattro anni, ventiquattro anni di esalazioni e di fumi nocivi nell'aria. Sarebbe superfluo ricordare in questa sede che vergognoso è stato in tutti questi anni l'atteggiamento della politica che a qualsiasi livello istituzionale si è susseguita. Un immobilismo che non può trovare scusanti, né giustificazioni per una zona geografica, lo ricordo, che, tra l'altro, in questi anni ha espresso anche consiglieri regionali, parlamentari e politici che hanno ricoperto anche e soprattutto dei ruoli importantissimi. Un silenzio assordante che si è interrotto solo quando in questa Legislatura regionale abbiamo iniziato a fare una seria battaglia politica e istituzionale per cercare di sbloccare questa situazione. Devo dire che ci siamo riusciti anche grazie alla sensibilità dell'Assessorato, dell'assessore Bonavitacola. Siamo riusciti a pervenire a un risultato importante per il territorio e per la salute dei cittadini. Assessore, lei sa bene quale sia stata in questi anni la mia sensibilità a riguardo, la mia azione istituzionale negli ultimi tre anni per impegnare il suo Assessorato ad attivarsi per rimuovere questo scempio. Numerose sono state le interrogazioni a mia firma, gli accessi atti, svariati i question time. Riuscimmo a far partire i lavori e lo scorso dicembre 2018 finalmente il tutto si è concluso con la rimozione totale dei rifiuti dopo ventiquattro anni di immobilismo. Questo è stato indubbiamente un grande e importante risultato. Ora, però, bisogna continuare assolutamente su questa scia e affrontare i problemi che restano su quella zona. Infatti, siamo stati sollecitati e invitati dai cittadini a continuare questa azione perché da quella zona nonostante fossero stati rimossi materialmente tutti i rifiuti speciale, provengono ancora delle esalazioni preoccupanti specialmente per l'abitato circostante. Visto che il piano dei lavori prevedeva prima la rimozione materiale dei rifiuti e poi la successiva caratterizzazione del sottosuolo, quindi delle analisi, questo question time oggi è per chiedere all'Assessore se questi campionamenti siano stati fatti, perché secondo i cittadini qualche mese fa ci sono stati dei prelievi dal terreno, ma a distanza di quasi due mesi non conosciamo le risultanze, che sono importantissime anche per poter prevedere successive azioni di bonifica del territorio. Ripeto che la cosa imminente è che dall'area - sono stato sul posto per constatare quanto mi denunciavano - la puzza è ancora molto forte, quindi è molto sentita specie dall'abitato circostante.
Grazie Presidente. L'interrogante si è a più riprese occupato di questo problema. Ne sono a conoscenza, perché me ne sono occupato anche io. È vero che c'è una storia incredibile che si dipana lungo un quarto di secolo per la rimozione di questi rifiuti combusti con tutte le criticità che venivano ricordate. È importante che dopo un quarto di secolo, soprattutto nell'ultimo anno, il problema della rimozione è stato risolto. C'è il tema della bonifica, ed è quello principalmente l'oggetto dell'interrogazione. Vi è una corposa documentazione tecnica che io mi riservo di fornire all'interrogante, perché altrimenti tedieremmo il Consiglio. Quello che posso dire è che le campionature sono state eseguite e quello che manca sono i risultati. In particolare l'ufficio mi informa che il Piano delle indagini ambientali preliminari è stato realizzato secondo il seguente cronoprogramma delle attività: allestimento cantieri, scavi e campionamenti effettuati in data 28 gennaio, sondaggio ed estrusione carote S1 e S3, prelievo campione, esecuzione del piezometro P1 29 gennaio, idem piezometro P2 30 gennaio, idem piezometro P3 31 gennaio, spurgo, piezometro e campionamento acque P1, P2, P3 effettuati in data 4 febbraio. Sia per l'indagine effettuata dall'impresa appaltatrice sia per quelle effettuate dall'ARPAC, come contro-campione, quindi per avere un confronto in contraddittorio, si è in attesa delle risultanze del processo di analisi che attualmente sono in corso (sono presso i laboratori specializzati). La fase è in avanzato stato di definizione, ma non si è ancora conclusa. Naturalmente darò la documentazione all'interrogante perché possa seguire con cognizione di causa il completamento di queste attività e ovviamente è compito nostro, quando avremo i risultati delle analisi, poter informare l'interrogante e anche in generale il Consiglio regionale. Ci auguriamo che le risultanze non determinino particolari necessità di interventi, ma naturalmente siamo in campo ambientale, quindi se le analisi ci diranno che bisogna fare opere di bonifica, e comporterà fare l'analisi del rischio e la valutazione dell'incidenza sull'ambiente e sulla salute, sono cose che si dovranno necessariamente eseguire. Grazie.
Assessore, la ringrazio per la risposta. Ovviamente consulterò lo stato d'avanzamento. Il problema che mi segnalavano è queste esalazioni e questa puzza che purtroppo persiste ancora da quella zona nonostante l'assenza del materiale combusto che è stato già rimosso. Ricordiamo che in questi mesi i cittadini che abitano nel circondario sono stati anche allontanati, quindi la beffa è che non ci sono più i rifiuti, ma stanno subendo ancora la puzza nauseante che probabilmente deriva da un'infiltrazione nel terreno o del massetto di cemento che hanno fatto all'epoca sotto questa cosa. La cosa che chiedo è di accelerare lo stato di avanzamento per avere quanto prima visione delle risultanze e, se fosse possibile, mandare anche qualche ispezione sul posto per verificare la natura di queste esalazioni, così almeno capiamo di che genere di fumi o comunque di puzza si possa trattare. La ringrazio.
Grazie. Passiamo all'interrogazione: "Irregolarità interventi area via Figliola di San Sebastiano al Vesuvio" Reg. Gen. 304/2, a firma della Consigliera Maria Muscarà, del Movimento 5 Stelle. Concedo la parola alla Consigliera Muscarà.
Grazie Presidente. Il tema che andiamo ad affrontare riguarda San Sebastiano al Vesuvio, dove abbiamo ricevuto una serie di segnalazioni notevoli tanto da spingerci a fare questa interrogazione. Parliamo di via Figliola, una strada nella quale nel 2015 il Comune di San Sebastiano accordò la possibilità di aprire un'attività commerciale per vendita di materiale con annesso deposito e recupero di rifiuti non pericolosi. Immediatamente dopo, nel 2016, la stessa società presentò alla Regione Campania una richiesta autorizzativa nuova che andava ben oltre l'attività designata nel 2015 per un impianto di messa in sicurezza in riserva R13, recupero R5, deposito preliminare D15, di rifiuti non pericolosi e pericolosi della medesima area. Per ottenere questa autorizzazione regionale veniva rilasciato un certificato di destinazione urbanistica che appare ai denuncianti non corretto in quanto il Comune sul certificato omise di indicare che sull'area esiste un interesse storico-ambientale in quanto l'area ricade nella settecentesca Villa Figliola, che confina con Masseria Marchese Rota Cercola, e lo stesso tecnico della CISCAV, la società che aveva chiesto il permesso, dichiarava che l'autorizzazione richiesta non necessitava della VIA (Verifica Impatto Ambientale). Nonostante questa omissione, venne rilasciato parere favorevole. Con il decreto del 2017 la Regione concedeva l'autorizzazione a esito di una conferenza di servizi che coinvolse naturalmente gli enti interessati. Tra i presupposti di questo decreto c'era la circostanza che l'area interessata dagli interventi ricadrebbe in zona industriale D1 del Piano del Comune di San Sebastiano, come evidenziato dal certificato di destinazione urbanistica. La stessa Sovraintendenza Archeologica delle Belle Arti di Napoli rilasciava parere favorevole per il potenziamento dell'attività di trattamento e stoccaggio. Questo appare cosa strana, visto che non c'era un potenziamento in quanto il primo permesso riguardava un'area con un capannone destinato al commercio. Dove sorge adesso il problema per cui siamo stati sollecitati non solo dai Consiglieri della zona, ma anche da numerosi cittadini, da numerose segnalazioni? Gran parte dell'area in questione ricade in zona A, qualificata di interesse storico-ambientale, e in zona di recupero delle aree industriali, in cui, ai sensi del Piano Territoriale Paesaggistico dei comuni vesuviani, sarebbe legittimato soltanto il recupero paesaggistico e ambientale degli stessi. Inoltre, dalle notizie che abbiamo raccolto, risulta che la società avrebbe modificato anche l'ambiente esterno in modo incompatibile sia con l'aspetto paesaggistico sia con la qualità della vita di chi abita lì intorno, visto che la produzione di polvere, assolutamente incompatibile con una buona qualità della vita, suscita grande preoccupazione anche in considerazione che ci sono vicino abitazioni, scuole e, non ultimo, l'Ospedale del Mare. Sempre da denunce che abbiamo ricevuto, risulta oltretutto che la società avrebbe posto in depositi materiali in area non oggetto di autorizzazione, con opere non previste dall'autorizzazione. Le nubi fastidiose sono state lamentate anche dai cittadini. Le violazioni, alla luce dell'indagine che abbiamo fatto, risultano relative ai seguenti profili: l'autorizzazione di un impianto industriale in una zona di recupero aree industriali e quindi lì non poteva installato; l'assenza di verifica di impatto ambientale; l'assenza di verifica urbanistica; l'occupazione di aree non oggetto di autorizzazione; le violazioni delle norme di funzionamento degli impianti. Vista, le ripeto, la preoccupazione che ci è stata fortemente espressa e l'intervento che ci è stato sollecitato, chiediamo, quindi, alla luce di questa ricognizione, se l'Assessore e il Presidente della Giunta abbiano poi, in seguito, monitorato le opere e gli interventi realizzati dalla società Ciscav nell'area in questione e se questi interventi risultino conformi rispetto a quelli autorizzati dal decreto del 2017 e se risultino verificate le irregolarità che noi abbiamo esposto e, in caso positivo, quali provvedimenti la Regione intenda adottare per rimuoverle e innanzitutto per quale motivo sia stata omessa la presentazione della VIA e se abbia verificato o se potrà verificare l'esatta destinazione urbanistica dei vincoli paesaggistici in un'area industriale dismessa e poi, solo poi, successivamente, commerciale.
Grazie, Presidente. La ricostruzione dell'interrogante è puntuale e corretta, e proprio da questa ricostruzione si evince che questa pratica attiene ad attività meramente gestionali degli uffici competenti, non sono coinvolti ruoli di carattere strettamente amministrativo o degli organi di indirizzo politico-amministrativo. È una vicenda, naturalmente, che attiene alle competenze degli uffici, ma che non può non essere anche alla nostra attenzione laddove si palesassero delle criticità come quelle evidenziate dall'interrogante. In particolare, così come ho fatto prima con il consigliere Saiello, se la consigliera Muscarà è d'accordo, per quanto riguarda tutta la tematica della mancata assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale io ho una corposa documentazione che non potrei qui leggere e quindi sarebbe il caso poi di poterla consegnare materialmente all'interrogante per poterne avere contezza. Per quanto riguarda i vari pareri, la relazione che viene prodotta dagli uffici ricorda che l'ente di ambito ATO 3 con nota dell'8 novembre ha espresso parere favorevole con prescrizioni, l'ASL Napoli 3 nella sua nota del 9 novembre ha espresso parere favorevole relativamente agli aspetti igienico-sanitari, la Soprintendenza archeologica Belle Arti e Paesaggio di Napoli ha espresso parere favorevole con questa motivazione: "Visto che la richiesta è relativa ad una modifica per il potenziamento delle attività di trattamento e stoccaggio dei rifiuti in un'area già dedicata a tali attività, che tale ciclo di trattamento avverrà in capannone già esistente e nella parte esterna, pertanto questo ampliamento non risulta alterare sotto l'aspetto paesaggistico e ambientale le caratteristiche del contesto", per queste ragioni ha espresso parere favorevole. L'Autorità di bacino regionale della Campania centrale ha comunicato che l'area non ricade in zone classificate a rischio pericolosità di frane e alluvioni e quindi ha espresso parere favorevole. La Città metropolitana di Napoli ha espresso parere favorevole con prescrizioni. Il Comune di San Sebastiano al Vesuvio ha espresso parere favorevole. L'ARPAC Napoli ha espresso parere favorevole evidenziando per le emissioni in atmosfera che il gruppo elettrogeno impiegato, alimentato da gasolio con una potenza inferiore a 1 megawatt, rientra nell'elenco degli impianti e delle attività di cui alla Parte 1, Allegato V, del decreto legislativo 152. Tutta la documentazione amministrativa e tecnica presentata dalla società ha determinato il provvedimento autorizzatorio finale di cui al decreto dirigenziale n. 10, che è agli atti alla AUOD 08 "Autorizzazioni ambientali". La medesima AUOD ha comunicato che allo stato non risultano irregolarità a carico della società, allegando i rapporti di monitoraggio ambientale 2017 e 2018 e i verbali di sopralluogo della Città metropolitana di Napoli. In relazione ai suddetti rapporti di monitoraggio ambientale per la determinazione di emissioni diffuse da parte della società si riporta alle conclusioni dell'analisi effettuata nel 2018. In seguito alle successive analisi effettuate in laboratorio, i risultati ottenuti per un totale di dieci giorni lavorativi hanno dato un valore di particelle sospese con media aritmetica di tutte le concentrazioni, in media, pari a 0,121 milligrammi per metro cubo. Tali valori medi ed ogni singolo valore ottenuto nelle varie postazioni risultano inferiori al valore limite stabilito. Anche i valori ottenuti sui reflui convogliati per l'emissione denominata E1, liberata dal camino, risultano ampiamente inferiori ai limiti di legge fissati nell'Allegato 1, alla Parte V, del decreto legislativo. Quindi, in sostanza, dal punto di vista dei pareri anche di una prima fase di monitoraggio, sembrerebbe che non vi siano ragioni di particolare criticità. Altro profilo, invece, riguarda eventuali interventi che fossero stati eseguiti in difformità dall'autorizzazione, anche dal punto di vista della ristrutturazione del bene, e questo attiene inevitabilmente anche ai poteri di vigilanza urbanistico-edilizia che spettano al Comune di San Sebastiano al Vesuvio. Credo che comunque questi monitoraggi debbano proseguire. In particolare probabilmente - questo può essere un impegno che assumiamo a seguito anche dell'interrogazione - oltre al monitoraggio delle emissioni, va fatto un monitoraggio sul rispetto di tutte le prescrizioni che sono contenute nell'autorizzazione, perché le emissioni e gli eventuali inquinanti sono ovviamente un evidente accadimento se non vengono rispettate le prescrizioni dell'autorizzazione e quindi in fase preventiva è opportuno fare questa verifica. Quindi diciamo che al momento l'attività di verifica deve essere divisa tra gli aspetti urbanisticoedilizi del Comune e gli aspetti ambientali che spettano all'ARPAC in attuazione delle sue competenze sull'autorizzazione. Naturalmente la documentazione sulla mancata assoggettabilità alla VIA è corposa e l'interrogante la può ritirare.
Grazie innanzitutto della risposta, prenderemo questi documenti e in base alle risultanze di questi documenti, dai quali risulta la non assoggettabilità alla VIA, faremo le ulteriori valutazioni. L'unica cosa che mi sento di dire adesso è che i permessi sono stati dati inizialmente per un'attività commerciale di vendita e di rifiuti non pericolosi e, come spesso succede per questo tipo di attività, poi, in seguito, da una cosa che sembrava sostenibile anche da parte del Comune, si arriva ad avere un impianto che, vuoi per una necessità estemporanea o vuoi perché la pratica a quello porta, risulta essere insostenibile dalla popolazione che sta intorno. Anche perché se non ci fossero fastidi, nessuno avrebbe necessità né di lamentarsi, né di produrre documentazione. Quindi quello che mi sento di dire adesso è che ringrazio innanzitutto per l'attenzione che sarà posta e mi riservo, a seguito dello studio della VIA e anche di una ricognizione più puntuale sui luoghi, di verificare se lo spazio, così come ci è stato denunciato, è ulteriormente occupato. Anzi, le chiedo, nel caso ci fosse una verifica sul posto di spazi oltre quelli autorizzati, quali sono i passaggi che poi potremmo fare. Potremmo fare una nuova interrogazione o portare semplicemente gli atti alla Regione e individuare poi i passi che sono da fare. La preoccupazione è una soltanto: questo è un piccolo esempio di quanto siano impattanti sul territorio questo tipo di impianti che nascono in un modo e poi nel tempo si trasformano in tutt'altro. Purtroppo la difficoltà anche tra gli enti di armonizzare le azioni tra loro o di non avere un ente unico, o di avere un ente che una volta che ha fatto le sue considerazioni finisce là il suo operato, rende poi il controllo ancora più complesso. In questo caso specifico, le ripeto, siccome le segnalazioni sono state molteplici, evidentemente c'è un problema grosso che forse il Comune da solo non riesce a sostenere e quindi è opportuno che la Regione, per quello che le tocca, intervenga. Grazie.