Question Time del 11 marzo 2022

Question Time del 11 marzo 2022

indice:
1 - Comunicazioni del Presidente
2 - Chiarimenti urgenti circa l'adeguamento progettuale alle nuove normative antisismiche del Policlinico di Caserta
3 - Tutela della bufala mediterranea italiana e della mozzarella in provincia di Caserta
4 - Situazione relativa agli ex dipendenti della Meridbulloni di Castellammare di Stabia
5 - Procedure selettive, per titoli ed esami, per l'attribuzione mediante progressione verticale, di complessivi n. 195 posti ripartiti tra le categorie b, c e d - mancata approvazione graduatoria categoria D
6 - Contrassegno H - criteri valutativi in caso di deficit non direttamente collegati all'apparato locomotore. delibera G.R.C. n. 1167/2005
7 - Servizi assistenziali per la residenzialità e semiresidenzialità psichiatrica nel comprensirio flegreo - Giuglianese
Comunicazioni del Presidente
Presidente

Dichiaro aperta la seduta del Question Time. Ricordo che ai sensi dell'articolo 129 del Regolamento Interno, il Consigliere proponente ha la facoltà di illustrare l'interrogazione per non più di un minuto. A ciascuna delle interrogazioni presentate risponde il rappresentante della Giunta per non più di tre minuti. Successivamente, l'interrogante, o altro Consigliere del medesimo Gruppo, ha il diritto replicare per non più di due minuti. Ricordo inoltre che le interrogazioni all'ordine del giorno sono state elencate nell'ordine di presentazione. Faccio presente che la Giunta regionale, con nota del 9 marzo, ha chiesto il rinvio della discussione dell'interrogazione a firma della Consigliera Muscarà, Reg. Gen. 127/2, per approfondimenti istruttori.

Chiarimenti urgenti circa l'adeguamento progettuale alle nuove normative antisismiche del Policlinico di Caserta
ZINZI GIANPIERO

Grazie Presidente. La farò breve perché la questione è annosa ed è nota a tutti, parliamo del Policlinico di Caserta. Dal momento che sul mio territorio siamo tutti speranzosi che l'opera si completi presto perché per come era stata pensata, è la più grande opportunità per la Provincia di Caserta, non solo in ambito sanitario, ma anche in tema di sviluppo e allora sono qui ad interrogare la Giunta chiedendo due cose molto semplice. Dal momento che il presidente De Luca è venuto più volte ad inaugurare la struttura impegnandosi anche a definire un termine entro il quale sarebbe stata completata, ricordo, nel 2017, per citarne una, la più famosa, a Le Iene dichiarò che nel 2020 si sarebbero completati i lavori e avremmo avuto il Policlinico funzionante, siamo nel 2022 e i lavori sono ancora probabilmente al palo e soprattutto notizie giornalistiche ci dicono che ci siano problemi di adeguamento antisismico, per cui, ci vorranno altri milioni di euro, c'è chi ipotizza addirittura più di 100 milioni di euro per il completamento. Quello che vogliamo sapere, al netto del ruolo della Regione Campania che conosciamo, ma sul Piano politico il Presidente De Luca se l'è intestata, quindi, ci deve delle risposte, intanto, quante risorse la Regione Campania ha inteso appostare per il completamento del Policlinico; sappiamo che il Piano Ospedaliero Sanitario Regionale prevede risorse stanziate per tantissimi presidi e non vi è traccia del Policlinico, se non per i famosi 50 milioni citati più e più volte, ma che non risolvono il problema dello stallo e soprattutto qual è il cronoprogramma, atteso che la data del 2020 era un sogno, lo sapevamo ed è abbondantemente superata, quindi, la Regione Campania vogliamo che ci dica quando avremo finalmente il nostro Policlinico universitario di Caserta funzionante. Grazie.

MARCHIELLO ANTONIO

Grazie Presidente. I quesiti sono: l'entità delle risorse aggiuntive, riapertura del cantiere e cronoprogramma. In merito ai quesiti, la direzione generale Tutela della Salute e Coordinamento del Sistema Sanitario ha rappresentato: per le risorse aggiuntive promesse, il finanziamento dell'opera ammonta a 206 milioni 582 mila 759 euro e sono ripartiti in 137 milioni 721 mila 839 della legge 6788, ex articolo 20, di cui 130 milioni 508 euro sono il 95 per cento a carico dello Stato e 6 milioni 868 mila 876, il 5 per cento, sono a carico della Regione tutti soldi già appostati. Poi, ci sono 69 milioni 205 mila 224 che sono a carico del MIUR. L'importo di 137 milioni 721, incluso nell'accordo di programma per edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico, seconda annualità, sottoscritto in data 28 dicembre 2000, rimodulato con delibera 4848 del 25 ottobre 2002. A quest'importo originariamente previsto, si è aggiunto un nuovo finanziamento incluso nell'accordo di programma di edilizia sanitaria, terza fase. Completamento dell'acquisto delle apparecchiature per la costituzione del parco tecnologico di 25 milioni di euro, di cui 23 milioni 750 mila a carico dello Stato e il 5 per cento, 1 milione 250 mila a carico della Regione Campania. Per quanto concerne i tempi di apertura del cantiere, il cantiere è già stato aperto da oltre un anno e i lavori stanno proseguendo. Riguardo al cronoprogramma - questo è dichiarato dal RUP, ovviamente, l'architetto Patitucci, mi sembra, che sia un'ottima persona - per il completamento del Policlinico, dalla notizia acquisita e riferita dal Responsabile unico del procedimento e dal Direttore dei lavori emerge che i lavori per il polo didattico termineranno in primavera prossima. Per il blocco sanitario i lavori proseguono e sono oggetto di valutazione da parte dell'Azienda ospedaliera eventuali esigenze per adeguarlo alle nuove norme sanitarie e tecniche. La parte didattica, quindi, si completa, l'altra è in lavorazione.

ZINZI GIANPIERO

Assessore, non posso ritenermi soddisfatto, nonostante il suo garbato impegno nel risponderci, atteso che non è chiaro quando si completerà l'opera e, soprattutto, non è chiaro quando la Regione Campania intende intervenire e in che misura per l'adeguamento anti sismico che sembra essere il reale problema o il principale problema dello stallo. Tornerò, quindi, a interrogarla sul tema, sperando di avere delle risposte migliori in dettaglio. Grazie.

Tutela della bufala mediterranea italiana e della mozzarella in provincia di Caserta
GRIMALDI MASSIMO

Premesso che, a differenza di quanto sostenuto dal governo regionale, i dati ufficialmente resi, pur dimostrando l'assoluto fallimento delle politiche regionali di eradicazione della brucellosi bufalina e della Tbc bovis nel Casertano, risultano ancora gravemente carenti in ordine alla perimetrazione degli interventi di abbattimento dei capi bufalini su ordine delle autorità sanitarie regionali; che in ordine ai dati relativi agli indennizzi stanziati, peraltro assolutamente insufficienti a riparare i gravi danni subiti dagli allevatori, risulterebbero gravi e inspiegabili ritardi nell'erogazione del contributo stesso; che, in relazione ai kit diagnostici che hanno determinato la presunzione di infezioni inesistenti, buon senso avrebbe dovuto suggerire la sospensione dei kit utilizzati, in particolare per la rilevazione della Tbc bovis, peraltro non ancora validati per le bufale mediterranee dal produttore né dall'OIE, la massima autorità mondiale sulla sanità animale; che anche tale circostanza avrebbe dovuto suggerire l'applicazione del contraddittorio diagnostico con gli allevatori prima degli abbattimenti; che è assolutamente priva di buon senso l'esecuzione diagnostica prevista dalla DGR n. 207, per la quale, se almeno un capo bufalino è positivo al gamma interferone, anche tutti i capi sospetti vengono macellati senza alcuna riprova; che grazie alle denunce penali presentate dagli Allevatori Bufalini sono stati finalmente resi noti i dati degli ultimi dieci anni, da parte della ASL di Caserta in relazione agli accertamenti fatti dai Servizi Veterinari dell'ASL e dall'Istituto Profilattico di Portici sugli organi prelevati ai macelli degli animali abbattuti per Brucellosi e per TBC Bovis; che dai dati rilevati emerge una vera e propria ingiustificata mattanza di almeno mille animali sani, vittime di regole e metodi sbagliati. Dai dati diffusi in seguito alle denunce del casertano, lo scorso dicembre 2021 nuove e più articolate denunce da parte degli allevatori sono state consegnate alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e Corte dei Conti di Napoli; che il caso casertano è stato in più occasioni al centro dell'attività ispettiva e politica istituzionale del Parlamento europeo e della Commissione Europea e anche con denunce politiche sottoscritte da alcuni membri del Parlamento Europeo; che l'intera vicenda, seguita, oltre che dalla Magistratura penale e contabile, anche dai media nazionali e regionali, è stata caratterizzata negli ultimi dieci anni dall'assoluta e sospetta mancanza di trasparenza. Si chiede di sapere per quale ragione, pur registrando dal 2019 ad oggi l'abbattimento di oltre 100 mila capi sani e la chiusura di oltre 230 aziende bufaline casertane, non si è ritenuto opportuno e doveroso procedere sia alla revoca del Piano Regionale di eradicazione della Brucellosi e della TBC delle bufale del casertano, adottato nel 2019, sia degli incarichi apicali sia dell'Istituto zooprofilattico sia dell'ASL, affidati per la realizzazione del Piano e quali sono le ragioni per le quali non si è ancora proceduto alla redazione di un Piano che partisse proprio da un ripensamento radicale della fase diagnostica, della prevenzione e dell'autocontrollo con la partecipazione degli allevatori agli accertamenti diagnostici, privilegiando l'attività repressiva piuttosto che di monitoraggio e di sorveglianza, di eventuali fenomeni patologici e se non si ritenga opportuna una ristrutturazione, ex novo, della programmazione in una logica di ideale partecipazione e condivisione degli allevatori, al fine di tutelare l'intero settore produttivo, il suo indotto e l'intero territorio, piuttosto che le speculazioni di rete nazionali e multinazionali di filiera.

MARCHIELLO ANTONIO

Grazie Presidente. Il Consigliere ha fatto una serie di quesiti, sono sette quesiti. Non leggo la parte iniziale, perché anche la risposta è molto corposa, quindi, è a disposizione del Consigliere un fascicoletto, mi limito a leggere i riscontri che sono stati forniti dalla direzione. Ripeto, è una risposta molto complessa. I riscontri sono stati riferiti dalla direzione sanità, in merito alla richiesta di revoca del Piano regionale, che sarebbe il primo quesito, di eradicazione della brucellosi e della TBC dalle bufale del casertano, adottato nel 2019, e all'auspicato ripensamento radicale della fase della diagnostica e prevenzione delle patologie fondato su un'efficace sistema di diagnostica di laboratorio, che consente una serie politica di prevenzione tesa da un lato a ridurre il rischio di introduzione dell'infezione negli allevamenti e dall'altro a riconoscere la presenza di dare rapidamente di cui ai punti 1, 2, 3 e 6 del Question Time. Lo scorso 27 dicembre, il Ministro della Salute ha comunicato il proprio assenso alla proposta finale di Piano riguardante Approvazione del Programma obbligatorio di eradicazione delle malattie infettive della specie bovina e bufalina in Regione Campania e in particolar modo all'allegato A del Piano "Misure straordinarie da applicare per tubercolosi e brucellosi in Provincia di Caserta e a tutte le zone della Regione Campania identificate come aree cluster di infezione". Il nuovo Piano è stato elaborato sulla scorta delle osservazioni ministeriali e agli esiti del confronto con tutte le organizzazioni di categoria, in particolare, si è provveduto a modificare l'allegato A al Piano e nel nuovo Piano viene sottolineato che il raggiungimento degli obiettivi è correlato alla risoluzione delle criticità dei seguenti fattori condizionanti: 1) biosicurezza ambientare, gestione di canali di bonifica. I limitati interventi sui canali di scolo delle acque reflue, unita unicamente alla ridotta capacità dei Regi Lagni di far convogliare e defluire acque in mare, determinano, soprattutto nei periodi caratterizzati da elevata piovosità, copiosi allagamenti della superficie agricola e delle aziende con notevole aumento del rischio di diffusione degli agenti infettivi; 2) carenze strutturali delle aziende zootecniche ed eccessiva concentrazione delle stesse. Sono necessarie misure di sostegno, in particolare alle aziende che intendano ripopolare; 3) gestione dei ricorsi giudiziali proposti dai vari allevatori di aziende infette. I provvedimenti sospensivi cautelari, ottenuti dai tribunali amministrativi, nonché dal Consiglio di Stato, favoriscono la diffusione del patogeno nell'ambiente rappresentato, rappresentano, di fatto, un elevato rischio di diffusione dell'infezione per l'uomo e per gli animali non infetti in quanto, allo stato, le autorità competenti sono impossibilitate dal mettere in pratica tutte le misure previste necessarie per arginare la diffusione dell'infezione da brucella. Inoltre, inserire un apposito allegato C che riguarda parametri aziendali strutturali, dotazioni aziendali impiantistiche, gestione degli affluenti, misure di biosicurezza ambientale e di stabilimento. Nel Piano è anche previsto un capitolo che riguarda il rispetto delle tempistiche per la refertazione dei campioni per brucellosi ed uno relativo anche alle funzioni fondamentali della figura del veterinario aziendale. Per garantire il raggiungimento degli obiettivi ed attuare misure correttive preventive, vengono previste le seguenti attività rivolte a monitorare l'andamento del nuovo Piano e verificare l'efficacia dei controlli ufficiali al fine di attuare misure correttive e preventive; un monitoraggio semestrale, nucleo coordinato dal Ministero della Sanità, costituito dai rappresentanti del Ministero della Sanità, Regione e Istituto Zooprofilattico, Osservatorio epidemiologico, veterinario, Centro nazionale di referenza per le brucellosi, Centro nazionale di referenza per la TBC, Centro servizi anagrafi animali, Unina, Università di Napoli. Tale nucleo provvederà all'elaborazione ogni sei mesi di un report pubblico tale da rendere fruibile lo stato di avanzamento del piano a tutti gli stakeholders. 2) Monitoraggio mensile. Il nucleo coordinato dalla Regione Campania, costituito dai rappresentati dell'Istituto Zooprofilattico, dall'OEV e dal CSN, Centro di riferimento regionale malattie animali e Centro regionale benessere animali; per quanto attiene alla richiesta di dotarsi di un efficiente sistema di diagnostica da laboratorio, la Direzione Generale ha rinnovato quanto già sottolineato in occasione del precedente "Question time". Il sistema e le modalità di diagnosi cui si ricorre in Regione Campania per l'eradicazione della brucellosi sono quelle prescritte dai Regolamenti comunitari, in particolare dal Regolamento europeo di sanità animale n. 429/2016, relativo alle malattie animali trasmissibili, e da Regolamento delegato n. 689/2020. Il nuovo Piano, in attuazione e nel rispetto delle norme comunitarie, prevede misure applicabili alle aree cluster di infezione per brucellosi e TBC e un approccio strategico diversificato nei vari territori, fondato sull'analisi del rischio, in ottemperanza a quanto definito dal Regolamento n. 429/2016 e dai relativi atti delegati. In particolare, la scelta delle metodiche diagnostiche è stata fatta in relazione al contesto epidemiologico e territoriale delle malattie prese in esame e, in riferimento a quanto riportato nel Manuale OIE e nei parametri dell'EFSA, in ottemperanza al Regolamento n. 635 del 2016. Il territorio della Regione Campania è così costituito da zone con diverso stato sanitario per brucellosi e TBC. Per zona, ai sensi dell'articolo 4, comma 35, del Regolamento n. 429/2019, deve intendersi l'area dell'intero territorio di una delle province campane che ospita una sottopopolazione animale caratterizzata da un proprio stato sanitario rispetto a una o più malattie specifiche. Solo il ricorso ai metodi di contenimento della malattia, prescritti dalle normative comunitarie, conduce alla concessione e al mantenimento dello status di indenne da malattia. Tutti gli altri metodi che non rientrano in questo elenco possono essere utilizzati solo secondo i dettati dell'OIE che le assumono solo per la conferma dei casi sospetti, come avviene anche per la brucellina. A tale proposito, la nota di risposta della Commissione Europea che è interrogata circa l'apparente esclusione dell'uso della brucellina nei capi bufalini e bovini dal vigente Regolamento n. 689 del 2020 ha chiarito che l'uso non è escluso, ma non è riportato nella sezione citata in quanto, vista la sua scarsa sensibilità, non si può utilizzare come test individuale. Il ruolo della brucellina nella diagnostica della brucellosi rimane quello che aveva nella precedente direttiva n. 64432, ovvero strumento di conferma e supporto per l'interpretazione dei test sierologici quando si ipotizzi una reazione sierologica falsa. Nel caso di infezione da brucella abortus, brucella melitensis e brucella suis, i metodi diagnostici riconosciuti per la concessione e il mantenimento dello status di aree indenni da malattia sono indicati dalle normative comunitarie a cui la Regione si è conformata. Tutti gli altri metodi esclusi dalla predetta classificazione possono essere utilizzati soltanto per la conferma dei casi sospetti secondo i dettati dell'OIE. Sono posti a disposizione dei Consiglieri e a corredo e sostegno della ricostruzione operata le relative relazioni di verifica richieste dal Consiglio di Stato in occasione di più ricorsi, effettuate dall'Istituto Superiore di Sanità a riguardo della brucellosi e della tubercolosi. C'è un fascicoletto che poi consegno al Consigliere. Il Consigliere, poi, prosegue, chiedendo perché non viene attivato un vero sistema di autocontrollo, affidato agli allevatori, e perché non è consentito l'istaurarsi di un contraddittorio sulla verifica della correttezza degli esami diagnostici, concludendo con la richiesta di nomina di un Commissario ad acta, ritenendo fallimentari i risultati finora raggiunti dall'istituita task force nella lotta alla brucellosi. Sono i punti 4, 5 e 7 del Question Time. In merito all'autocontrollo, ad esso grande rilievo è dato nel nuovo Piano, le aziende, infatti, possono adottare piani di verifica in autocontrollo avvalendosi del veterinario aziendale. Le azioni di autocontrollo riguardano i controlli batteriologici o molecolari su aborti; controlli batteriologici o molecolari su tamponi vaginali da eseguire sulle bufale entro 30 giorni dal parto, aborto e sul latte; controlli sierologici sul latte anche su singoli capi. La volontà di avvalersi dell'autocontrollo per lo svolgimento del Piano viene comunicato alle Asl territorialmente competenti che registrano lo stabilimento del veterinario in apposito elenco nel sistema informativo nazionale SANAN. ネ in capo al detentore e al veterinario aziendale l'obbligo di notificare qualsiasi sospetto di presenza di malattia infettiva, ivi compreso il rilievo di aborti. I campioni vanno trasmessi all'Istituto Zooprofilattico sperimentale, il quale comunica al veterinario e all'Asl i risultati delle analisi. In caso di positività alle analisi di autocontrollo, i cui costi sono a carico dell'allevatore, esclusi quelli relativi alla consegna di matrici da aborti, l'Asl attiva il controllo ufficiale. Riguardo la presenza di propri incaricati o il diritto alla controperizia sulle diagnosi effettuate, il Ministero della Salute, in riscontro a specifico quesito posto dalla Regione Campania ha chiarito: il Regolamento europeo 625 del 2017 relativo ai controlli e alle altre attività ufficiali lungo la filiera agroalimentare, che si applica a decorrere dal 14 dicembre 2019, all'articolo 2, paragrafo 2, definisce le altre attività ufficiali come attività diverse da controlli ufficiali che sono effettuate dalle autorità competenti, incluse le attività tese ad accertare la presenza di malattie animali o di organismi nocivi per le piante; a prevenire o contenere la diffusione di tali malattie animali o organismi nocivi delle piante e a eradicare tali malattie animali o organismi nocivi a rilasciare autorizzazione o approvazione e a rilasciare certificati ufficiali o attestati ufficiali. Per le attività ufficiali non è riconosciuto il diritto alla controperizia. Pertanto, poiché l'attività diagnostica eseguita dalla Regione è da rinvenirsi tra le altre attività ufficiali, ai sensi dell'articolo 35 del richiamato Regolamento europeo, riguardo ad esso, il diritto alla controperizia non trova riconoscimento. Conclusivamente, è da evidenziare infine che il mandato della task force di cui si sindaca l'operato, si è concluso il 21 luglio 2021, come prescritto dalla delibera di Giunta regionale 337 del 2020. C'è il fascicolo a disposizione.

GRIMALDI MASSIMO

Presidente, come essere soddisfatti dall'eloquio dell'Assessore, dai tanti numeri messi a disposizione, dai tanti punti trattati, dalle risposte di tanti punti, questo sicuramente ci soddisfa, ma non ci soddisfa il merito. L'Assessore ci dice che in qualche modo è l'Unione Europea prevede che siano messe in campo le stesse ed identiche iniziative che sono state messe in campo negli ultimi anni, lo stesso Assessore, in un passaggio, ricorda che la risposta è la stessa che ci ha dato 18 mesi fa ad un'interrogazione che aveva il tenore simile, aveva gli stessi contenuti, ma è chiaro che se un problema che si trascina da anni viene affrontato sempre in una maniera sbagliata e non viene risolto, è chiaro che staremo anche nei prossimi 18 mesi probabilmente a porre lo stesso quesito, sperando di non avere le stesse risposte. Sono stati abbattuti 100 mila capi sani, non lo dice più Massimo Grimaldi con le varie interrogazioni, ma lo dicono i dati ufficiali pubblicati dall'Asl di Caserta e dall'Istituto Zooprofilattico di Stato. Tanto è vero che l'abbattimento di questi 100 mila capi sani - Assessore, che significa l'abbattimento di 100 mila capi sani? - quei capi erano stati ritenuti con gli stessi sistemi di controllo che voi oggi mettete nel Piano e intendete di nuovo adottare e dire che sono gli stessi e non possono cambiare, cioè, con quel kit diagnostico sono stati individuati dei capi positivi che poi sono risultati falsi positivi perché sono stati abbattuti che erano sani, però hanno scoperto che erano sani dopo la macellazione, facendo il controllo sugli organi si è scoperto che non c'era la presenza di brucella, nonostante i kit diagnostici avevano previsto che quei capi non fossero sani e quindi andavano abbattuti: 100 mila capi sani, finalmente oggi abbiamo un dato che è un dato sconcertante. Solo in Provincia di Caserta, 100 mila capi sani. Oggi, anziché prevedere un sistema di autocontrollo che preveda il contraddittorio, cosa significa il contraddittorio, visto che usate gli stessi kit diagnostici, la stessa strumentazione, visto che non cambiate nulla rispetto agli strumenti che hanno portato all'abbattimento di quei 100 mila capi, si sono dichiarati inadeguati, fallimentari, se quei 100 mila capi erano sani e sono stati abbattuti, vuol dire che gli strumenti di controllo che sono stati messi in campo fino ad oggi non sono efficaci e vanno cambiati, voi anziché cambiarli continuate su quella stessa linea, su quella stessa stregua, cioè, dite che vanno bene, quindi, semmai fossero rimasti altri 100 mila capi di bufala mediterranea in Provincia di Caserta, semmai ci fosse un dato così enorme in vita rispetto a quelli abbattuti indiscriminatamente, poi sostenete la stessa linea. Caro Assessore, se il kit diagnostico prevede che vengano adottate le stesse e identiche procedure di isolamento e abbattimento dei casi sospetti, diamo la possibilità agli allevatori di fare il contraddittorio, cioè di andare presso un laboratorio che individua la stessa Regione, non vogliono individuarlo gli allevatori, ma addirittura anche a spese degli allevatori se dovessimo arrivare ad un ragionamento del genere, che possono dirci se quei dati verificati dai kit diagnostici che fino ad oggi hanno verificato falsi positivi, sono veramente falsi positivi o sono negativi, perché il negativo non lo possiamo scoprire dopo che l'abbiamo abbattuto, lì abbiamo fatto un danno enorme. È questo quello che chiediamo. Non capiamo com'è possibile che la Regione possa proseguire sulla stessa e identica linea che si è rilevata una linea fallimentare e omicida, perché sono stati abbattuti capi che erano sani. Grazie.

MARCHIELLO ANTONIO

Grazie Presidente. Vorrei invitare il Consigliere a leggere le carte che gli consegno perché dalle carte, a parte che ci sono due pareri dell'Istituto Superiore di Sanità, su come si comporta la Regione e sulla direzione centrale del Ministero, c'è anche una relazione che abbiamo fatto al Consiglio di Stato, ci sono state varie cause che ci hanno dato ragione su tutta la linea per come ci muoviamo, perché ci sono obblighi europei ai quali non possiamo derogare. Grazie.

Situazione relativa agli ex dipendenti della Meridbulloni di Castellammare di Stabia
IOVINO FRANCESCO

Grazie Presidente. Più volte mi sono confrontato e, devo dire, la verità la disponibilità dell'Assessore anche verbalmente e, quindi, sono sicuro di avere una totale comprensione degli argomenti, ma soprattutto una totale partecipazione. Il sottoscritto Consigliere regionale, dott. Francesco Iovino premesso che: lo scorso 8 gennaio la storica proprietà dello stabilimento di Castellammare di Stabia ha decretato la cessazione della produzione della fabbrica di bulloni della comunità stabiese, annunciando la volontà di cessare definitivamente l'attività dello stabilimento e imponendo ai circa 80 dipendenti impiegati sul sito il trasferimento a Torino o in alternativa il licenziamento. Durante un tavolo tecnico convocato dal Mise si era fatta strada la possibilità di assunzione di gran parte degli ex dipendenti Meridbulloni da parte dell'azienda Sbe dell'imprenditore Alessandro Vescovini. La proposta dell'azienda prevedeva il riassorbimento del personale, che dopo un periodo di formazione presso lo stabilimento dell'azienda stessa in località Monfalcone, sarebbe dovuto rientrare in territorio stabiese o in un Comune limitrofo, ove il gruppo Vescovini aveva garantito il rientro della produzione di bulloni, previa individuazione di un fabbricato in zona Zes e con richiesta di accesso alle misure del credito d'imposta; considerato che, ad oggi, tale impegno non è stato rispettato: difatti, dei 55 dipendenti collocati momentaneamente presso il sito di Monfalcone, risulta che solo ventuno continuano, ad oggi, ad essere coinvolti nel programma di formazione, mentre i restanti sono stati o licenziati dalla nuova azienda o costretti a lasciare il posto di lavoro, in quanto l'azienda facente capo al Gruppo Vescovini ha progressivamente disconosciuto ai lavoratori una serie di garanzie economiche, tra cui, il supporto alle spese di vitto ed alloggio. Inoltre, il fabbricato individuato per la delocalizzazione della fabbrica pare trovarsi in Acerra e non in area stabiese o limitrofa, contrariamente agli accordi originariamente intrapresi. Considerato, altresì, che in data 20 gennaio hanno chiesto un incontro urgente con la Regione Campania e con l'Assessorato alle Attività produttive per risolvere la situazione dei dipendenti, chiedendo chiarezza sul futuro occupazionale dei dipendenti e degli ex dipendenti dello stabilimento stabiese e, in particolare, l'inserimento di un vincolo contrattuale nel nuovo piano industriale comunale, alla luce del protocollo d'intesa siglato con il Comune di Castellammare di Stabia, che dia loro precedenza in caso di nuove opportunità lavorative e produttive che dovessero presentarsi sul territorio comunale in forza di procedure di appalti pubblici e/o percorsi di riqualificazione professionale. Visto che la Regione Campania, riconoscendo il valore del sito e condividendo le preoccupazioni, aveva sin da subito manifestato la sua disponibilità nell'affrontare tale problematica inerente la salvaguardia occupazionale di oltre sessanta famiglie, cui è venuto a mancare il lavoro. Tutto ciò premesso e considerato, interroga l'Assessore alle Attività produttive al fine di conoscere quale misura e quale politica di intervento intende adottare per evitare la delocalizzazione della fabbrica ed al contempo salvaguardare le garanzie occupazionali dei dipendenti e delle famiglie coinvolte.

MARCHIELLO ANTONIO

La ringrazio, Presidente. In merito al quesito formulato, le mie Direzioni (essendo Assessore al ramo) hanno formulato questa risposta, che leggiamo e, semmai, possiamo anche commentare perché seguo direttamente io la vertenza. A seguito dell'annunciata chiusura delle attività da parte della proprietà della Meridbulloni - che, lo ricordo, l'altro anno, prima di Natale, chiusero e dopo Natale queste persone si trovarono licenziate - l'Assessorato ha avviato da subito incontri preliminari con le rappresentanze dei lavoratori al fine di comprendere i possibili sviluppi della vertenza. Successivamente, è stata inoltrata una richiesta di convocazione urgente di un tavolo presso il MISE con la presenza, tra gli altri, della proprietà. Parliamo del gruppo Fontana. Agli incontri presieduti dalla Viceministra Todde sono state sondate tutte le possibili soluzioni per scongiurare la chiusura dello stabilimento, analizzando le ragioni esposte dall'azienda sulla necessità per il proprio gruppo industriale di una fusione per incorporazione con altra azienda localizzata a Torino. L'azienda in tale sede ha spiegato i motivi di una scelta considerata necessaria per ragioni di efficientamento produttivo, indispensabile per fronteggiare la concorrenza, anche se dolorosa e penalizzante per gli ottantuno lavoratori, cui, però, veniva offerto un trasferimento accompagnato con aiuti economici, alloggio per ventiquattro mesi, indennità forfettaria di 10 mila euro e possibilità di contratto di lavoro per i familiari di sei mesi per chi avesse deciso il trasferimento e di nove mesi di mensilità per chi rifiutava, ma rinunciando al contenzioso. Nel corso dell'incontro l'azienda ha dato la propria disponibilità a prolungare il termine per la cessazione dell'attività di altri due mesi. A fronte del giudizio negativo delle organizzazioni sindacali e della richiesta di revocare la decisione di chiusura, la Regine ha stigmatizzato l'insufficienza delle motivazioni industriali esposte dall'azienda, quindi dal gruppo Fontana, e ha espresso preoccupazione per la chiusura di uno stabilimento su un territorio già duramente provato da un lungo processo di deindustrializzazione. I Ministeri presenti, sia Lavoro sia MISE, in sinergia con la Regione, hanno illustrato le misure possibili per supportare i vari scenari alternativi all'attuale condizione creata dalle scelte aziendali, chiusura e trasferimento dei lavoratori, e hanno chiesto formalmente all'azienda la disponibilità a un percorso innanzitutto di salvaguardia delle garanzie occupazionali. A questa richiesta, l'azienda, dopo aver riaffermato la volontà di lasciare il sito in tempi brevi, si è dichiarata disponibile. La vertenza ha poi registrato sviluppi noti poiché a tutti i lavoratori è stata garantita una continuità occupazionale o presso il gruppo Fontana o in una nuova compagine societaria dell'imprenditore Vescovini, con trasferimento delle maestranze da Castellammare a Monfalcone, per un periodo di circa un anno, necessario per la riqualificazione e la ricerca di un nuovo sito nell'area in cui implementare una nuova produzione e riportare stabilmente i lavoratori in Campania. In questi mesi il supporto fornito dalla Regione all'azienda per la ricerca di un nuovo sito, come più diffusamente si dirà, è stato concreto ed efficace, come riconosciuto pubblicamente dall'impresa, e anche con il contributo dell'ACI ha individuato siti localizzati nell'area, in particolare di Torre Annunziata, che poi non si sono resi più disponibili dalla proprietà di questo sito. Successivamente, lo stesso imprenditore Vescovini ha annunciato l'individuazione di un sito ad Acerra maggiormente rispondente alle proprie esigenze produttive, nel frattempo mutate a seguito di una nuova grande commessa, con un'esigenza di spazi maggiori. Tale sito è attualmente in allestimento e ospiterà, per volontà dell'azienda, anche i lavoratori in forza dello stabilimento di Monfalcone, essendo, peraltro, preoccupazione della Regione vigilare sulle condizioni generali di assunzione. Segnatamente alle specifiche competenze concernenti le aree di crisi industriale, l'attrazione degli investimenti alla Zes Campania, la Direzione per lo Sviluppo economico ha precisato che, con il supporto dell'Assessorato, a seguito delle vicende di che trattasi, ha immediatamente attivato un percorso di accompagnamento dell'impresa per la ricerca dell'area o di un immobile alternativo all'impianto dismesso, alla luce della volontà del Gruppo Fontana, proprietario del vecchio stabilimento, di non alienare il bene e non cedere il ramo d'azienda e, prendendo atto delle intenzioni formalmente manifestate dalla Sbe - Varvit Spa Vescovini, di costituire la Sde Sud con l'obiettivo di assorbire i lavoratori dell'azienda e localizzare uno stabilimento in Campania per la medesima produzione di Meridbulloni. Al riguardo, la predetta Direzione ha aggiunto che per le attività di location scouting ha effettuato la ricognizione delle opportunità localizzate in area Zes, finalizzata a sviluppare nuovi investimenti sul territorio regionale, raccogliendo tutte le informazioni presso i referenti territoriali relativi a immobili e lotti disponibili in tutte le aree incluse nella Zes. Inoltre, a valle del percorso, è stato realizzato un sistema informativo territoriale, SIT, contenente i dati relativi alle disponibilità localizzative delle aree. In tale modo, la Direzione è in grado di offrire ogni supporto per la consultazione e fornire un servizio di accompagnamento alle imprese per facilitare e velocizzare le interlocuzioni con i referenti territoriali. Nel caso di specie, sulla scorta delle caratteristiche tecniche formalizzate dalla Sde Sud, è stata fornita assistenza per la ricerca di un sito idoneo in area Zes in cui realizzare il programma di investimento. La ricerca è stata affiancata anche da specifiche riunioni con i referenti istituzionali, Assessorato e Ministero dello Sviluppo e i referenti territoriali al fine di monitorare lo stato di avanzamento delle attività programmate. All'esito delle verifiche e delle successive interlocuzioni con i referenti territoriali degli immobili in possesso delle caratteristiche ricercate, è stata individuata un'area di 30 mila metri quadri nell'ex Montefibre di Acerra, ricadente nell'agglomerato ASI di Acerra nella Zes Campania e facente capo al Consorzio ASI di Napoli. Da informazioni assunte presso il Consorzio, attualmente risulta in itinere il percorso amministrativo con la formale assegnazione del suolo da parte del Consorzio e la sottoscrizione della Convenzione preliminare all'acquisto del suolo assegnato che ha autorizzato la Sbe - Varvit spa ad avviare, di concerto con i competenti uffici consortili, tutte le attività tecniche di rilievo, frazionamento e caratterizzazione propedeutica al rilascio dell'autorizzazione regionale, AUA. Allo stato, risulta conclusa la conferenza dei servizi con l'approvazione del Piano di caratterizzazione integrativo dell'area oggetto dell'investimento e con decreto dirigenziale dell'ASI n. 25 del 24 febbraio il Consorzio ha rilasciato alla società il nullaosta al progetto edilizio per la realizzazione del programma Opificio industriale in agglomerato ASI di Acerra. L'investimento complessivo dell'intervento ammonta a circa 20 milioni di euro. A questo aggiungo che ho contatti continui con Vescovini, questo imprenditore del Nord che, oltre, in prima battuta, a meravigliarsi per come lavoriamo qui al sud, in seconda battuta, non solo ci ha fatto i complimenti, ma ha detto: "Se noi ci adeguassimo - sul nord - a quello che fanno in Campania, forse, miglioreremmo anche noi". Vescovini mette 20 milioni suoi, non vuole soldi pubblici, li porta in Campania e farà altre 60 assunzioni. Penso che oltre a stare vicino ai lavoratori che sicuramente hanno diritto alla tranquillità mentale, mio dovere, come Assessore al Lavoro, è di tutelare il territorio, cerco di farlo al meglio e credo che in questo caso, forse, siamo riusciti nel nostro intento.

IOVINO FRANCESCO

Innanzitutto, veramente mi complimento con l'Assessore, ma non avevo dubbi del lavoro e della solerzia con la quale ha operato, anche con la responsabilità di chi deve, in un certo senso, rappresentare la Campania e quando la Campania viene contemporaneamente equiparata ad una Regione del nord, spesso e volentieri qualcuno prova a renderci inferiori. Ci fa onore il lavoro che ha fatto l'Assessore, lei ha detto due cose belle: quello dell'accompagnamento e la vigilanza. Le chiedo di accompagnare con la massima celerità e di vigilare, spesso e volentieri vigilerò anche io perché la responsabilità non è solo di chi compie gli atti, ma anche di vigilare che non si faccia una falsa propaganda, che non si faccia un'ingiusta proporzione tra l'atto che si è compiuto per la risoluzione del problema e magari il risultato, perché spesso e volentieri ci troviamo a confronto tra aspetti sindacali, aspetti dei lavoratori, perché a volte pure la valutazione dell'impatto di un'azienda, rispetto alla quale era allocata a Castellammare, ma poi ad Acerra, siamo in Campania, a pochi metri, pochi chilometri, anziché andare a Monfalcone, gli stessi lavoratori, andare ad Acerra non è che cambia niente. Non è che è stato un aspetto negativo, magari l'infrastruttura di Acerra, essendo vicina all'interporto, essendo vicina comunque alla zona collegata non solo dalle vie del mare, ma anche dalle vie ferroviarie, su ferro, questo, potrebbe garantire organicamente la possibilità di uno sviluppo in un'area che sicuramente può dare delle risposte occupazionali. Vi ringrazio per il lavoro. Mi auguro di vedere quanto prima realizzata quest'opera. Grazie.

Procedure selettive, per titoli ed esami, per l'attribuzione mediante progressione verticale, di complessivi n. 195 posti ripartiti tra le categorie b, c e d - mancata approvazione graduatoria categoria D
SAIELLO GENNARO

Grazie Presidente. Buongiorno Assessore. L'esigenza di presentare l'interrogazione questa mattina nasce dalle preoccupazioni e dalle legittime aspettative che mi sono state palesate in questi giorni dai diretti interessati, parliamo dei lavoratori che prestano servizio presso la Regione Campania, presso la Giunta regionale da anni e che nel 2021 hanno preso parte alla procedura selettiva per l'attribuzione di 195 posti. Parliamo di progressioni verticali ripartite tra le categorie B, C e D. L'espletamento delle prove, sia scritte che orali, è avvenuto nell'ottobre 2021, sappiamo tutti che nello stesso periodo la Regione Campania ha espletato anche altri concorsi, come quelli legati al RIPAM ed ai centri per l'impiego. Mentre per quelle procedure si è vista anche una fine, quindi, l'immissione anche nel ruolo delle persone che legittimamente hanno partecipato e hanno superato il concorso, per quanto riguarda l'iter in oggetto di quest'interrogazione, la situazione sembra essersi fermata almeno per quanto riguarda la categoria D, perché abbiamo la graduatoria pubblicata per i profili B e C, ma inspiegabilmente manca ancora quella legata al profilo dirigenziale. Naturalmente queste persone sono preoccupate perché non ne comprendono le motivazioni, ed è per questa ragione che questa mattina mi sono sentito in dovere di portare questa voce in quest'Assise per capire le motivazioni di questo stallo.

MARCHIELLO ANTONIO

Grazie Presidente. Il Consigliere, in particolare, fa riferimento alla categoria D. Sono 22 posti di funzionario regionale, 36 posti di funzionari amministrativi, 28 posti per le risorse finanziarie e 7 posti come informatici. Sono laureati, tutti giovani laureati che daranno nuova linfa alla Regione, per cui, il lavoro che si sta facendo con attenzione, perché ci sono anche molti ricorsi, porterà i suoi frutti quanto prima. La direzione così ci risponde: in via preliminare, viene segnalato doverosamente che in esito alla pubblicazione delle cinque graduatorie delle progressioni verticali per l'accesso alle categorie B e C, segnalate dal Consigliere, avvenute in data 2 febbraio 2022, 8 febbraio e 10 febbraio, sono pervenute entro il termine di dieci giorni indicati dal punto 4, dei provvedimenti di approvazione delle stesse graduatorie, numerose istanze di riesame in autotutela da parte dei candidati, per le quali sono in atto le dovute verifiche istruttorie. Contestualmente, risultano altresì in corso gli accertamenti previsti dalle disposizioni vigenti in ordine all'effettivo possesso da parte dei vincitori dei requisiti di ammissione e dei titoli dichiarati nelle domande di partecipazione. Pertanto, solo alla conclusione di questi accertamenti si potrà procedere alla stipula dei contratti individuali di lavoro con gli aventi diritto. Allo stato attuale, sono inoltre in corso di espletamento tutte le attività istruttorie in ordine agli atti trasmessi dalle Commissioni esaminatrici incaricate delle progressioni verticali per l'accesso alla richiamata categoria D. Sul punto, giova evidenziare che queste istruttorie risultano particolarmente complesse alla luce della presentazione di numerose istanze di revisione del punteggio dei titoli attribuiti ai candidati da parte delle stesse Commissioni esaminatrici. Ai sensi dell'articolo 7 dei relativi bandi di concorso tali istruttorie sono in fase avanzata di svolgimento e si procederà, pertanto, alla pubblicazione delle graduatorie nel minor tempo possibile. Lo ricordo, avendo fatto il capo delle Risorse Umane per tanti anni, quando sono progressioni interne, c'è una guerra fratricida perché sono tutte persone di qualità, hanno tutte un titolo professionale, quindi, tutte hanno un'esperienza e una qualificazione, quindi, tutti vantano la possibilità di essere i prescelti. Questo, significa che l'Amministrazione deve più che mai essere attenta a valutare tutto quello che hanno visto le singole Commissioni. Un lavoro veramente certosino che, tra l'altro, viene fatto da persone di alto livello, perché hanno collaborato tutti, posso garantire che tempo non se ne perde, lo posso dire.

SAIELLO GENNARO

La ringrazio per la risposta. Non era un'allusione al fatto che si stesse perdendo tempo, però visto che per gli altri profili, B e C, la situazione si è conclusa nel minor tempo possibile, auspico che comunque la tempistica sia in ultimazione. Seguirò e monitorerò la chiusura di questo iter perché comunque abbiamo delle aspettative legittime da parte di persone che hanno comunque superato un concorso, sia scritto che orale. Ci riaggiorniamo a breve, spero nel minor tempo possibile. Grazie.

Contrassegno H - criteri valutativi in caso di deficit non direttamente collegati all'apparato locomotore. delibera G.R.C. n. 1167/2005
BORRELLI FRANCESCO EMILIO

Grazie Presidente. Premesso che: nella seduta di Question Time dell'8 marzo 2019 veniva discussa in Consiglio regionale un'interrogazione di pari oggetto a firma del sottoscritto, su proposta dell'Associazione Nazionale Diversamente Abili - ANIDA onlus; con tale interrogazione si chiedeva alia Giunta regionale di rivisitare la Deliberazione di Giunta regionale n. 1167 del 16 settembre 2005 che individua i criteri valutativi in caso di deficit non direttamente collegato all'apparato locomotore, nonché se intendesse attivarsi per realizzare una banca dati regionale dei "Contrassegni H" rilasciati dai Comuni ai sensi del d.p.r. 495/92; la Giunta regionale forniva in aula la seguente testuale risposta "La Direzione Generale per la tutela della salute e il coordinamento del sistema sanitario regionale ha comunicato che i competenti uffici avvieranno il procedimento istruttorio finalizzato a formulare una proposta di riforma dei contenuti e delle procedure di cui alla richiamata delibera 1167 del 2005, quindi il Contrassegno H, da sottoporre alla valutazione della Giunta per la successiva approvazione. Ne consegue, quindi, che si potrà attivare anche la Banca regionale dei contrassegni." A distanza di quasi tre anni dall'annuncio della Giunta, che ha avuto come risultato le legittime aspettative delle associazioni, non si hanno notizie da parte della Direzione Generale sull'avvio delle procedure di revisione della delibera 1167, né sulla pur annunciata banca dati regionali dei contrassegni; la Direzione Generale non ha inteso corrispondere alle richieste di informazione del sottoscritto, parimenti senza riscontro risulta l'interrogazione Reg. Gen. N. 222 depositata il 25 luglio 2022 di pari oggetto; tanto premesso, il sottoscritto Consigliere interroga il Presidente della Giunta regionale per conoscere quali attività istruttorie abbiano effettuato gli uffici della Direzione Generale Tutela Salute e Coordinamento SSR in riferimento all'annunciata proposta di rivisitazione della Delibera di Giunta regionale n. 1167/2005 che individua i "Criteri valutativi in caso di deficit deambulatori non direttamente connessi all'apparato locomotore", anche ai fini dell'attivazione della banca dati dei titolari del Contrassegno H.

MARCHIELLO ANTONIO

Grazie, Presidente. Sicuramente la richiesta è legittima e fondata, però mi meraviglio che il Consigliere dimentica che noi abbiamo fatto due anni di guerra con il Covid, quindi, ci sono state emergenze di tutti i tipi. Niente si trascura, ma voglio dare un attimo di attenzione, visto che ci sono stati problemi di una gravità inusitata che abbiamo affrontato con la task force. La Direzione sanitaria in specie era quella più implicata. In merito alle problematiche rappresentate, la Direzione per la tutela della salute ha comunicato che con delibera n. 1167 del 2005 richiamata, denominata "Criteri valutativi in caso di deficit deambulatori non direttamente legati all'apparato locomotore Contrassegno H", sono stati approvati da tutti i referenti ASL delle aree e/o dipartimenti di medicina legale i criteri valutativi comuni da adottare ai fini della certificazione medica necessaria per il rilascio del Contrassegno H anche per i casi di deficit deambulatoriale non direttamente legati all'apparato locomotore. La deliberazione n. 1167 ha dato attuazione, nell'ambito del servizio sanitario regionale, alle diverse norme che nell'ordinamento statale tutelano coloro che versano in una situazione di difficoltà e con capacità di deambulazione sensibilmente ridotta e ha recepito nell'ordinamento regionale quanto chiarito dal Ministero della Sanità con circolare n. 7, protocollo 500.1 del 17 gennaio 1972, allorquando ha evidenziato che la funzione della deambulazione, quale complessa attività neuromotoria, va intesa in termini estensivi, ovvero come mancanza di autosufficienza collegata alla necessità di un accompagnatore. Ciò premesso, la Direzione Generale avvierà eventualmente il procedimento istruttorio finalizzato a formulare proposta di riforma della richiamata delibera 1167 del 2005 da sottoporre alla valutazione della Giunta per la successiva approvazione solo alla fine della situazione di emergenza al momento in atto. Credo che, quindi, ne se parlerà a breve.

BORRELLI FRANCESCO EMILIO

Premesso che, ovviamente, sono perfettamente cosciente del problema Covid sono altrettanto perfettamente cosciente che il "Question time", a cui erano state fatte precedenti note, è dell'8 marzo 2019. A meno che la Direzione Sanitaria non avesse la palla di vetro, all'epoca non c'era nessuna emergenza Covid. Torno a ripetere che l'Assessore non c'entra nulla con questo perché è semplicemente il portavoce della Giunta né tantomeno penso che non ci sia la volontà da parte della Giunta. Nella nota che ha mandato la Direzione Generale - lo dico con tutto il rispetto possibile - credo che per loro il problema dell'handicap non sia una priorità. Tra l'altro, non sono tante le persone che nel mondo delle Amministrazioni e della politica si interessano dei problemi dei portatori di handicap e sono pochi i cittadini che li rispettano veramente al punto tale che, se ci fate caso, ci troviamo spesso in situazioni in cui gli stalli per i portatori di handicap sono occupati da persone che non hanno diritto. Alcuni, addirittura, li utilizzano abusivamente per fare il carico e lo scarico merci. Il paradosso di questa vicenda, tuttavia, è che chi mi ha chiesto di proporre questa vicenda sono proprio portatori di handicap. Perché? Se è giusto che i veri portatori di handicap abbiano la piena solidarietà e il pieno sostegno da parte della comunità, è allucinante che una parte dei contrassegni H sia data in un modo semplice e troppo largo di mano. Paradossalmente, proprio le associazioni ci hanno chiesto di stringere perché in troppi casi si è riscontrato che gli stalli non sono utilizzati da veri portatori di handicap, anche se hanno il contrassegno. Quello che chiedo all'Assessore Marchiello è di stimolare, a nome della Giunta, una cosa semplice che qui viene chiesta, ovvero di fare una banca dati e utilizzare un sistema per cui sia semplice, anche per le forze dell'ordine, colpirli. Concludo dicendo che, addirittura, abbiamo letto in alcune relazioni delle Commissioni Antimafia che sono intervenute nei Comuni che uno dei sistemi utilizzati per creare consenso in modo illegale è quello di far avere a chi non ha diritto il Contrassegno H. Colgo in positivo tutto quello che è stato detto. Conoscendo la capacità e la determinazione dell'Assessore Marchiello, gli chiedo di farsi portavoce - perché non voglio trasformarlo né in una polemica né in una contrapposizione - di quello che, probabilmente, è stato forse non valutato nel modo preciso e sostanziale ciò che abbiamo proposto. Grazie.

Servizi assistenziali per la residenzialità e semiresidenzialità psichiatrica nel comprensirio flegreo - Giuglianese
BORRELLI FRANCESCO EMILIO

Premesso che è da tempo che i familiari di pazienti con problemi psichici, dello spettro autistico o di riabilitazione lamentano l'inadeguatezza dei livelli di assistenza erogati dall'ASI Napoli 2 Nord, nel comprensorio flegreo-giuglianese; sin dal marzo del 2021, si sono registrate sensibili riduzioni a causa dello scadere dell'appalto dei servizi assistenziali per la gestione della residenzialità e semi residenzialità psichiatrica affidati al Centro di fisiocinesiterapia Serapide S.p.A. e gestiti attraverso le strutture Osiride, Iside e Dedalo; in particolare, si registrava la riduzione del servizio alla sola esecuzione di prestazioni residenziali, con esclusione di quelle semi residenziali, nonché la limitazione ad un numero di pazienti inferiore rispetto a quelli contrattualmente previsti; nel novembre 2021 chiudevano i centri Osiride, Iside e Dedalo, che avevano in carico 142 utenti, di cui 56 residenziali e 80 semi residenziali, utenti che si sono visti interrompere il loro percorso terapeutico o sono stati dirottati in altre strutture a chilometri di distanza; uno dei centri dove sono stati indirizzati molti pazienti è quello di Mugnano, dove però si annuncia una riduzione del personale a decorrere dal 31 marzo prossimo, con prevedibili conseguenze sui livelli di assistenza; allo stesso tempo, lo scorso 24 febbraio i sindacati protestavano pubblicamente a difesa dei 41 operatori contro le procedure di licenziamento. Apro e chiudo parentesi, ovviamente non realizzati dall'ASL, ma dal centro assistenziale che li ospitava, Serapide. È in corso la gara bandita nel maggio 2021 per l'affidamento triennale dei "servizi assistenziali per la gestione della residenzialità e semi residenzialità psichiatrica per l'Asl Napoli 2 Nord"; tanto premesso, il sottoscritto Consigliere interroga il Presidente della Giunta regionale per conoscere, nelle more dell'espletamento della nuova gara, quali provvedimenti intenda adottare l'ASL Napoli 2 Nord per assicurare gli adeguati livelli di assistenza per gli utenti già in carico ai centri Osiride, Iside e Dedalo afferenti al Centro di fisiocinesiterapia Serapide S.p.A. e quali provvedimenti intenda adottare per garantire i livelli occupazionali e scongiurare il licenziamento di n. 41 operatori dei suddetti centri.

MARCHIELLO ANTONIO

Grazie, Presidente. In merito alle problematiche sollevate, il Dipartimento di Salute mentale dell'ASL Napoli 2 Nord ha rappresentato quanto segue: da tempo il Dipartimento di Salute mentale ha deciso di rimodulare l'attività riabilitativa, modificando alcuni aspetti critici, non ultimo la cronicizzazione di tale modalità con percorsi bloccati. La modalità riabilitativa attualmente attivata prevede il rafforzamento delle capacità relazionali e sociali con il successivo inserimento riabilitativo in casa alloggi e gruppi appartamento. A tale fine, sono state attivate procedure di welfare di comunità con l'implementazione di progetti di inserimento sociale e lavorativo e con l'utilizzazione dello strumento del budget di salute. Il welfare di comunità non può prescindere dall'attiva partecipazione degli enti locali che è da auspicare con forza. Nell'ambito di una riorganizzazione delle strutture residenziali e semi residenziali presenti sul territorio, volte a individuare percorsi appropriati di cura, il Dipartimento ha proceduto alle rivalutazioni di ogni progetto di assistenza agli ospiti inseriti nella residenzialità e semi residenzialità dei centri Osiride, Dedalo e Iside e del centro Serapide S.p.A. Tali rivalutazioni sono iniziate circa tre anni orsono e terminate lo scorso 30 novembre 2021. A seguito della rivalutazione dei singoli progetti terapeutico riabilitativi individuali per ogni utente, è stato elaborato un progetto terapeutico riabilitativo territoriale che ha tenuto conto dei bisogni specifici orientati alla realizzazione di autonomie e ad un fattivo reinserimento sociale e lavorativo, non tralasciando o trascurando alcun bisogno psichiatrico o di salute mentale sia dell'assistito in carico sia dei suoi familiari. A tale proposito, si ritiene necessario sottolineare che nel processo di rivalutazione dei piani territoriali residenziali individuali, nonostante siano state rilevate numerose criticità, le stesse sono state gestite e indirizzate a tutela della salute della persona affetta da patologia psichiatrica e dalla sua presa in carico. Ogni progettualità di cura ha seguito l'appartenenza e la prossimità territoriale. Nello specifico, in merito agli utenti, 50 utenti residenziali, che seguivano il progetto territoriale residenziale individuale nella residenzialità dei centri Osiride, Dedalo e Iside, bisognevoli ancora di un percorso terapeutico riabilitativo, nove utenti sono assistiti presso la Casa Impresa Benessere di Arzano, quattro utenti presso la SIR Kairos di Casoria, undici presso la SIR Onlus di Pozzuoli, tre presso la SIR Telemaco di Mugnano e un utente presso la SIR Maria Santissima dell'arco di Giuliano. Gli utenti che seguivano progettualità individuali nella semi residenzialità dei centri diurni Osiride, Dedalo e Iside, pari a sessanta utenti semi residenziali che necessitano ancora di un percorso terapeutico riabilitativo, individualizzato e a priorità sanitaria, sono assistiti con progetti mirati al reinserimento sociale e lavorativo presso il centro diurno Sergio Pilo di Sant'Antimo undici utenti. Presso il centro diurno della UOCMS di Pozzuoli tredici utenti e presso il centro diurno Agorà di Casoria sette utenti. Ogni progettualità di cura ha seguito l'appartenenza e la prossimità territoriale mediante la presa in carico dell'unità operativa complessa di salute mentale di competenza territoriale assicurata in ogni fase del processo della cura sia in residenzialità sia in semi residenzialità per l'area Flegrea dell'unità di Pozzuoli e per l'area Gelanese dell'unità di Giugliano. Inoltre, il processo di rivalutazione dei piani terapeutici ha fatto emergere numerose criticità: 1) l'eccessiva durata del piano individuale, quindi della progettualità di cura e del percorso sanitario sia in percorso di residenzialità che in percorso di semi residenzialità, con una durata media superiore ai dieci anni, in luogo dei 36 mesi quale durata massima del progetto individuato dalla legge; 2) presenze di utenti di altra cittadinanza senza permesso di soggiorno; 3) utenti con età maggiore a 65 anni con patologie organiche significative che necessitavano invece di percorsi appropriati e residenze sanitarie assistite; 4) utenti con età sempre superiore ai 65 anni, in buono stato di salute e con disponibilità economica per una casa albergo per anziani che persisteva in percorsi SIR non appropriati da oltre 5 anni; 5) utenti affetti da prevalente disabilità intellettiva che necessitavano di appropriati percorsi sociosanitari e distrettuali; 6) utenti con residenza anagrafica nella struttura sanitaria o con residenza di origine familiare nella città di Napoli e trasferita sul territorio flegreo giuglianese presso abitazioni che allo stato, su verifica da parte dell'area sociale del Comune di competenza, sono risultate fittizie. Sono denunce abbastanza significative. Tutte queste criticità sono state gestite e prese in carico, mediante percorsi e progettualità integrate con il territorio di appartenenza. I restanti utenti, in regime di semi residenzialità, che non necessitavano di percorsi a priorità sanitaria, ma socioassistenziale, sono stati indirizzati a percorsi terapeutico riabilitativi individuali sostenuti dal budget di salute con obiettivi specifici per l'area formazione lavoro e borsa lavoro. Gli utenti provenienti da ripetuti percorsi in semi residenzialità presso gli stessi centri con prevalenza di disabilità altra e/o assoluti bisogni sociali, sono stati indirizzati presso strutture per disabilità intellettiva o agenzie istituzionali territoriali di competenza. Il dipartimento di salute mentale della Asl Napoli 2 Nord ribadisce, pertanto, che non vi è stata alcuna soluzione di continuità dell'assistenza e nell'attuazione della progettualità terapeutica e riabilitativa individuale sia riguardo ai percorsi residenziali (SIR) sia riguardo i percorsi semi residenziali (CD) presso i centri Iside, Osiride e Dedalo e che gli attuali progetti rifinalizzati assicurano la presa in carico territoriale e di concerto con le altre agenzie territoriali sono rivolti ad attuare percorsi socio-assistenziali e sociali per consentire un reale reinserimento sociale lavorativo della persona affetta da patologia psichiatrica nel comprensorio flegreo giuglianese. Sulla circostanza segnalata dal Consigliere interrogante, secondo cui molti pazienti i sono stati indirizzati al centro di Mugnano, il Dipartimento precisa che solamente tre utenti, su un totale di 50 utenti che erano residenti presso i centri Iside, Osiride e Dedalo, stanno proseguendo il Piano individuale, con obiettivi a breve termine, presso la SIR Telemaco di Mugnano. Infine, relativamente al quesito sulla garanzia dei livelli occupazionali, la direzione generale dell'Asl Napoli 2 Nord precisa che per quanto riguarda le difficoltà dei lavoratori delle strutture gestite dalla società Serimade Spa, nonché dalle difficoltà dei dipendenti delle altre società che versano anch'esse in regime di proroga, l'unica modalità di protezione di tali maestranze che l'azienda può contribuire ad esercitare è la cosiddetta clausola sociale che comunque può essere esercitata solo dalla società aggiudicatrice della gara d'appalto in itinere e non garantita dalla Asl. Duole ricordare che l'azienda non può oggettivamente essere coinvolta in vertenze dei lavoratori e una società privata, pena commistioni non lecite. Rammenta inoltre che la gara d'appalto in itinere non può prescindere dalle normative nazionali e regionali che disciplinano questa modalità assistenziale anche se ciò comporta, purtroppo, la rimodulazione degli organici.

BORRELLI FRANCESCO EMILIO

Voglio ringraziare l'Assessore e ovviamente la direzione dell'Asl Napoli 2 perché è entrata nel merito, ha dato spiegazioni chiare, precise e riscontrabili. Questo permette a tutti quanti di fermare il vortice di informazioni, anche in molti casi che risultano smentite dalla relazione, che stavano circolando nelle ultime settimane. Prendendo per buona quella che è stata la relazione, ringrazio l'Assessore, quindi, la Giunta e la direzione dell'Asl per averci fornito queste notizie precise, sperando che si riesca a fare tutto il possibile per evitare che questi lavoratori che comunque hanno raggiunto un livello di professionalità molto alto, in qualche modo ci sia un modo per impedire che vengano licenziati, che non ci siano commistioni e neanche pressioni indebite da parte del privato per tentare di accelerare iter che sono previsti per legge, dall'altra parte, di andare fino in fondo nel momento in cui ci sono delle situazioni di carattere fittizio e truffaldino perché chi lucra su malattie di questo tipo merita di avere condanne pesantissime. Grazie.

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