Buongiorno a tutti. Diamo inizio all'odierna seduta di Question Time del Consiglio regionale della Campania. Ricordo che ai sensi dell'articolo 129 del Regolamento Interno, il Consigliere proponente ha la facoltà di illustrare l'interrogazione per non più di un minuto. A ciascuna delle interrogazioni presentate risponde il rappresentante della Giunta per non più di tre minuti e successivamente, l'interrogante o altro Consigliere del medesimo Gruppo, può replicare per non più di due minuti. Ricordo inoltre che le interrogazioni presentate sono state elencate nell'ordine di presentazione. Con riguardo alla seduta odierna, comunico che la Giunta regionale con note del 21 e 22 luglio ha chiesto il rinvio della discussione delle interrogazioni Reg. Gen. 72/2, 78/2 e 80/2 a firma rispettivamente dei Consiglieri Valeria Ciarambino, Vincenzo Ciampi e Fulvio Frezza per approfondimenti istruttori. Con nota del 21 luglio l'Assessore all'Urbanistica e Governo del Territorio, Bruno Discepolo, ha comunicato che non potrà partecipare all'odierna seduta di Question Time per impegni istituzionali, ai sensi della legge regionale 13 del 1996, pertanto l'interrogazione a firma del Consigliere Pellegrino, la 79/2, è rinviata.
L'interrogazione è stata traslata dalla scorsa interrogazione a questa, quindi, c'è stato un lasso di tempo nel quale l'argomento è stato affrontato in Consiglio, l'ultimo Consiglio che abbiamo fatto. Premesso che l'ultimo monitoraggio sui tetti di spesa per i centri privati convenzionati, effettuato nei giorni scorsi, segnala una situazione di forte squilibrio tra le varie Aziende Sanitarie Locali campane, ovvero i servizi a cui potranno ricorrere i cittadini in regime di convenzione cambia da territorio a territorio. Considerata la necessità per la sanità pubblica di concentrare personale e strutture nella lotta al Covid-19 con conseguenze sulle altre prestazioni sanitarie che sono state demandate quasi in toto ai centri privati i quali hanno già raggiunto il tetto di spesa loro spettante. Interroga il Presidente della Giunta Regionale, on. Vincenzo De Luca, con delega alla Sanità, relativamente alle determinazioni che intende adottare al fine di garantire l'attuazione del diritto alla salute dei cittadini campani, connesso alla facoltà degli stessi di eseguire accertamenti ematochimici e di diagnostica per immagini in regime convenzionato. Grazie.
Grazie Presidente. Il Consigliere Iovino riferisce quanto è emerso dall'ultimo monitoraggio sui tetti di spesa per i centri privati convenzionati in ordine allo squilibrio esistente tra le varie aziende sanitarie locali campane dell'erogazione dei servizi ai cittadini in regime di convenzione evidenzia che per la necessità di concentrare personale in strutture nella lotta al Covid, le altre prestazioni sanitarie sono state demandate in gran parte ai centri privati che pertanto hanno raggiunto i tetti di spesa a loro assegnati. In ordine a quanto richiesto, con quesito formulato dall'interrogante, la direzione generale per la tutela della salute e il coordinamento del sistema sanitario regionale, rappresenta che alla luce dell'intervenuta modifica disposta dall'articolo 45, comma 1 ter, del decreto legge 124 del 2019, all'articolo 15, comma 14, del decreto legge 6 luglio 2012 n. 95, con delibera regionale n. 450 del 3 agosto 2020 sono stati aggiornati i limiti di spesa assegnati agli operatori privati accreditati per le prestazioni di specialistica ambulatoriale già definiti in via provvisoria con il decreto del commissario ad acta n. 10 del 17 febbraio 2020. Tale modifica, apportata dal decreto-legge 124, convertito in legge nel dicembre 2019, ha consentito di programmare, per l'anno 2020, la spesa soggetta al limite della cosiddetta spending review, con una flessibilità in aumento di circa il 2 per cento in più rispetto al limite previsto. L'emergenza sanitaria derivante dalla diffusione del Coronavirus ha comportato, per l'anno 2021, un'accelerazione nell'esaurimento del tetto per alcune tipologie di prestazioni di specialistica ambulatoriale. Per il superamento di tale situazione la Regione sta lavorando all'aggiornamento del Piano Operativo di Recupero delle liste di attesa di cui alla delibera n. 620/2020, alla luce delle nuove disposizioni, nel frattempo, sopravvenute, legate dall'articolo 26 del decreto legge 73 del 2021, frutto di un accordo politico tra Governo e Regioni. Tale accordo prevede, al comma 1, il potenziamento straordinario dell'offerta di prestazioni da parte delle strutture sanitarie pubbliche e al comma 2 precisa la possibilità di contratti integrativi per gli acquisti di prestazioni dalle strutture private e accreditate su cui si sta lavorando.
Voglio ringraziare il lavoro fatto celermente dagli uffici rispetto a quello che era il recepire la norma nazionale, attuare un Piano straordinario, quindi, naturalmente, la richiesta, poi, in futuro, potrebbe essere: quando il Piano straordinario verrà attuato, magari la possibilità di vederlo e di essere illustrato, in modo che al di là di coinvolgere e di illustrarlo al Consiglio, magari, dare mandato anche ai convenzionati, ai non convenzionati e ai pubblici, quale potrebbe essere il Piano organizzativo futuro al fine di ottimizzare i tempi, ma anche i servizi e le prestazioni, quindi, garantire ai cittadini un Piano straordinario. Grazie.
Grazie Presidente. Sarò rapidissimo. Con la presente interrogazione cerchiamo di recuperare notizie rispetto ad un annoso problema che riguarda un Santuario storico dell'area giuglianese, nella fattispecie, il Santuario dell'Annunziata e di Giugliano in Campania. Premesso che: il Santuario dell'Annunziata in Giugliano in Campania e un monumento di grande interesse culturale che conserva, oltre che numerosi dipinti del XVIII secolo della scuola napoletana, un cassetto nato ligneo con intarsi d'oro del 1615, considerate dalla critica uno dei dieci soffitti lignei più importanti ed antichi d'Italia, al cui interno sono incastonate cinque tele di alto valore artistico attribuite ai pittori Domenico Lama, Giovanni Vincenzo Forlì, Giovan Antonio Amato ed in particolare Massimo Stanzione; fino agli anni '70 il Santuario era gestito dall'ECA (Ente Comunale di Assistenza) divenuto poi Ente Ospedaliero con Decreto del Presidente della Giunta Regionale della Campania n.127 del 18 febbraio 1972 e con il quale si stabiliva, tra l'altro, anche il passaggio dei beni annessi. Successivamente con l'istituzione del Servizio Sanitaria Nazionale, il Presidente della Giunta Regionale della Campania, con il Decreto n. 10.020 del 5 giugno 1981, trasferiva al Comune di Giugliano, con vincolo di destinazione ed assegnazione all'USL 23, i beni dell'ECA, tra cui la Chiesa dell'AGP. In ultimo con l'aziendalizzazione della sanità, quindi con i vari Decreti, quindi con la trasformazione in ASL, il bene è strato, ovviamente, trasferito all'ASL Napoli 2, in particolare con l'articolo 5 del Decreto Legislativo n.n. 502 del 30 dicembre 1992, e con la successiva legge della Regione Campania si dispone che tutti i beni mobili, immobili, ivi compresi quelli da reddito, Ie attrezzature che alla data di entrata in vigore del D.lgs. 502/92 facevano parte del patrimonio dei Comuni con vincolo di destinazione alle UU.SS.LL., sono trasferiti al patrimonio delle aziende sanitarie locali. Nel settembre 2001, l'intera navata della chiesa fu messa in sicurezza con un ponteggio metallico a sostegno del cassettonato ligneo, con la contestuale asportazione e deposito nei locali della Sovrintendenza della tela ad opera di Massimo Stanzione, mentre Ie restanti quattro tele furono smontate, arrotolate e depositate sopra il ponteggio; nel 2002 l'ASL Napoli 2 Nord, proprietaria del Santuario, presentava un progetto definitivo di restauro del cassettonato ligneo a cura dell'Arch. Piezzo, ma che ad oggi non trova finanziamento con Ie risorse dell'Ente, poiché, evidentemente, l'intervento non rientra tra Ie finalità ospedaliere, quindi sanitarie, proprie dell'ASL; Considerato che: il Santuario dell'Annunziata rappresenta, per la città di Giugliano e non solo, un patrimonio di notevole importanza culturale oltre che il fulcro della fede dei giuglianesi perché custode del simulacro della Madonna della Pace, compatrona della città, che ogni anno, in occasione dell'ultracentenaria Festa in suo onore, vede accorrere migliaia di fedeli e visitatori dai comuni limitrofi e dall'intera Regione; ad oggi e da oltre venti anni, il Santuario dell'Annunziata, versa in condizioni critiche a causa delle continue infiltrazioni che stanno danneggiando irreparabilmente il cassetto nato, legno di enorme valore e le tele che giacciono al di sopra del ponteggio unitamente ad una recente infestazione di volatili che rendono difficile lo svolgersi di qualsiasi funzione religiosa hanno acuito il problema; l'attuale proprietaria Asl Napoli 2 Nord, al momento, non pare voglia concorre con le proprie risorse per il restauro ed alla conservazione di un bene di tale importanza culturale. Il Comune di Giugliano non ha dato seguito ad una delibera fatta due anni fa, con la quale si concedeva in comodato d'uso gratuito, per 50 anni, il santuario al fine di manutenerlo e valorizzarlo e non sembra intenzionato a fare qualcosa; che il patrimonio pubblico, lo dico a me e lo ricordo a tutti i presenti, soprattutto quando di tale portata storica, artistica e culturale va preservato e mantenuto. Tutto ciò rappresentato, interroga il Presidente della Giunta Regionale per conoscere in tempi brevi come la Regione può intervenire, e se può intervenire, al fine di salvaguardare un patrimonio artistico di notevole rilevanza come quello del Santuario dell'Annunziata. Grazie.
Grazie Presidente. Preliminarmente appare opportuno rammentare che a norma dell'articolo 26 della legge regionale 32 del 1994, in conformità con le previsioni dell'articolo 5 del decreto legislativo 502 del 1992, base della sanità, è stato disposto il trasferimento al patrimonio delle Asl di tutti i beni immobili, ivi compresi quelli da reddito, nonché le attrezzature che alla data di entrata in vigore di detto decreto facevano parte dei Comuni, con vincolo di destinazione alle unità sanitarie locali. Conseguentemente, con provvedimento del Presidente della Giunta regionale, il santuario dell'Annunziata, di cui parliamo, è stato trasferito nel patrimonio dell'Asl Napoli 2 Nord. Ciò posto, in ordine al quesito formulato, la direzione generale per le Politiche Culturali ed il Turismo, ha rappresentato che nel recente passato, con decreto dirigenziale n. 199 del 30 luglio 2018, secondo le direttive contenute nella delibera di Giunta 291 dello stesso anno, è stato approvato un avviso pubblico per la selezione delle proposte progettuali di interventi finalizzati alla riqualificazione ai fini del recupero e o alla messa in sicurezza dei santuari della Campania a valere sulle risorse dell'obiettivo specifico 6.8, riposizionamento competitivo delle destinazioni turistiche del Piano operativo Fesr Campania 2014-2020. A tale avviso, i cui esiti sono stati pubblicati con decreto 256 del 2019, da ricognizione effettuata dagli uffici, non risulta aver partecipato il santuario dell'Annunziata di Giugliano in Campania e pertanto non è stata possibile alcuna valutazione in merito da parte degli uffici regionali. Da ultimo, viene rappresentato che l'Asl Napoli 2 Nord, beneficiaria e proprietaria del bene, con propria delibera ha affidato il santuario dell'Annunziata al Comune di Giugliano in comodato d'uso gratuito, per 50 anni, al fine di manutenerlo e valorizzarlo. La direzione ha evidenziato infine che da diversi anni non è più finanziata la legge regionale 58 del 1974 che ha permesso, negli anni, in attuazione di quanto previsto dall'articolo 5 dello Statuto, numerosi interventi di restauro, acquisto e valorizzazione di beni culturali nell'ambito territoriale della Regione Campania e che sono stati di frequente destinati alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio storico e artistico delle chiese campane. Inoltre, la direzione generale, autorità di gestione Fondo sociale europeo e fondo per lo sviluppo e la coesione, ha rappresentato che eventuali future progettualità potrebbero tuttavia trovare copertura a valere sulle risorse del ciclo di programmazione 2021-2027 fermo restando la relativa disponibilità e qualora coerenti con le aree tematiche e con i criteri di selezione del Piano di sviluppo e coesione, di cui all'articolo 44 del decreto legge n. 34 del 30 aprile 2019, convertito con modificazioni dalla legge 58 del 28 giugno 2019, nonché con le strategie regionali e le policy dell'organo di indirizzo. Come mio consiglio, visto che comunque nel 2019 è stato perso un treno, perché è stato fatto un avviso al quale nessuno ha pensato di far partecipare questo santuario, all'amico Consigliere direi di pensare a una Fondazione, una Fondazione che consenta di poter attivare tutte le procedure per avere i fondi necessari di un bene così ricco di storia, perché veramente è un barocco di qualità, c'è Cacciapuoti, c'è Sarnelli, la conosco quella struttura, vi dico che è veramente un qualcosa che va difeso, però dobbiamo pensare a un qualcosa di concreto, una Fondazione, perché in mano al pubblico, così com'è, c'è un passamani che non porta da nessuna parte.
Grazie Presidente e soprattutto grazie Assessore. Sì, ovviamente ed evidentemente, alla luce anche della risposta di questa mattina, il quadro è più chiaro, ma il sospetto che negli anni passati c'è stato un rimballarsi di responsabilità, un buttare la palla nel campo dell'avversario e basta, questa mattina appare in tutta la sua evidenza. È vero che si è perso un treno tre anni fa, quando c'è stato il bando per il restauro dei santuari della Campania, ma né da una parte il Comune, ma soprattutto l'Asl che era e resta proprietaria del bene, ha inteso partecipare a questo bando o il Comune ha avuto la sensibilità, dato il valore architettonico, artistico e culturale del bene stesso, di incaricare un proprio tecnico affinché sequestri, in maniera specifica e precisa, questo tipo di iniziativa. Sicuramente mi farò carico di promuovere un tavolo affinché non si perdano altre opportunità, però giusto per fare un inciso, due anni fa è stata fatta una delibera da parte dell'Asl per dare in comodato d'uso gratuito per 50 anni il bene al Comune, ma la Pubblica Amministrazione funziona che io cedo, ma l'altro deve recepire quell'atto deliberativo, quando per due anni vedi che il Comune non recepisce quell'atto deliberativo, quindi, è unilaterale la proposta, evidentemente qualche passettino in avanti dovresti farlo. Sono abbondantemente soddisfatto della risposta e soprattutto faremo in modo di incamminarci verso un percorso più stringente, più virtuoso, ma soprattutto più preciso e puntuale affinché non ci sia più questo rimpallo di responsabilità, ma ci si avvia verso una forma di finanziamento che possa dare lustro e risoluzione a un problema che è veramente molto sentito dall'intera comunità giuglianese. Grazie Assessore e grazie Presidente
Buongiorno Assessore. Ci ritroviamo nuovamente a parlare dello Stadio Collana. Effettivamente, sono tre anni che discutiamo di quest'argomento, sono tre anni nei quali quest'argomento è stato portato all'interno della Commissione, è stato portato all'attenzione del Presidente De Luca, l'attenzione c'è stata anche della stampa e della Procura, tanto da costringere il Presidente De Luca a nominare un commissario che dovesse relazionare sugli atti che il suo stesso dirigente della Giunta aveva compiuto. Sembrava che la cosa fosse conclusa ormai, c'eravamo lasciati dicendo: perfetto, il 5 giugno lo Stadio Collana dovrà essere liberato da chi, in questo momento, lo occupa in maniera illegittima. Non perché lo dico io che lo occupa in maniera illegittima, lo dice la Procura e lo dice lo stesso commissario che per ben 8 mesi ha indagato su questo fatto. Dopo il 5 giugno succede che naturalmente la Giano, che non poteva mollare questa gallina dalle uova d'oro così rapidamente, ha continuato nella sua azione dal punto di vista legale, ma da quello che c'è dato sapere, a lei chiedo conferma, quindi, le chiedo: dopo l'impugnativa del decreto di decadenza del 5 giugno, ci risulta che l'udienza del 30 giugno risultava cancellata dal ruolo. La conseguenza è che il provvedimento che era stato precedentemente messo, perde di valore e, quindi, dopo la cancellazione del ruolo la Regione Campania aveva il dovere, ma già il giorno dopo il 30 giugno, d'intervenire perché l'atto di revoca - quello precedente - risulta ancora valido. Che cosa è successo? Adesso siamo a fine luglio, agosto non lo consideriamo proprio. Da quello che ci è dato sapere Giano continua a fare attività in sub concessione e lo Stadio è in mano ad un privato.
Grazie Presidente. Questo è un argomento che richiede un po' più di 3 minuti, mi fermerò. Quello che ricostruisce la Consigliera, praticamente, è quasi tutto esatto, perché c'è qualche cosa che adesso andiamo a limare insieme, ci sentiamo spesso sull'argomento, quindi. In merito ai quesiti posti, il Commissario Ad Acta, nominato per le vicende legate allo Stadio Collana e alla sua gestione, ha relazionato come di seguito: Con delibera n. 248 dell'8 giugno 2021 è stato confermato il ruolo di Commissario al fine d'integrare ulteriormente e in continuità con gli atti già predisposti, le attività di verifica sull'adempimento degli obblighi contrattualmente assunti dalla Giano in raccordo e con il supporto dell'Arus, la nostra Agenzia Regionale Universiadi e dello Sport. Tale prosecuzione d'incarico si è resa necessaria alla luce delle ulteriori criticità rilevate nell'ambito del procedimento istruttorio. Agli esiti, quindi, della proseguita attività commissariale sono state formalizzate ulteriori contestazioni inerenti il mancato adempimento dell'obbligo di trasmettere copia della polizza assicurativa fideiussoria, di cui all'articolo 17 della convenzione, nonché di quelle di responsabilità civile verso terzi e operai prestatori di lavoro, le RCT e le RCO, previste dall'articolo 12 dello stesso atto. Inoltre, tenuto conto che la Giano ha affidato lavori di riqualificazione di propria competenza ad un operatore economico, la società Pagliara Costruzioni Generali Srl, sprovvisto dei requisiti di professionalità e capacità necessari, la Soa e i requisiti speciali di tipo tecnico organizzativo ed economico finanziari, è stata ravvisata la necessità, a tutela dell'Amministrazione regionale e dell'utenza, di verificare la qualità e la correttezza delle opere realizzate in termini di conformità alla vigente normativa sui requisiti e standard tecnici di sicurezza delle costruzioni e dai progetti predisposti dall'Aru 2019 sulla scorta delle cui previsioni la concessionaria si è obbligata ad effettuare gli interventi sul blocco B, tribuna, lato Piazza Quattro Giornate e blocco D lato Via Ribera, ai sensi dell'articolo 2 dell'atto aggiuntivo. A tal fine è stata inoltrata, al cessato concessionario, una nota, relativamente alla nota istruttoria predisposta dall'Aru, finalizzata ad acquisire atti e provvedimenti per la verifica dell'adempimento degli obblighi contrattuali incombenti sul medesimo concessionario in relazione alla sicurezza dell'impianto regionale e dei suoi fruitori, restando la su indicata nota prima di riscontro. Sulla scorta di tali motivazioni aggiuntive è stata notificata, il 26 giugno 2021, quindi, prima dell'udienza, una nuova comunicazione di avvio di procedimento di decadenza dalla concessione e conseguente risoluzione della convenzione del 23 luglio 2018 e successivo atto aggiuntivo dell'11 gennaio 2019, per grave inadempimento degli obblighi incombenti sul concessionario e contestuale sospensione della decadenza disposta con atto notificato il 28 aprile 2021, eccezione di nullità dell'atto aggiuntivo sottoscritto in data 11 gennaio 2019, quindi, la Regione stessa ha annullato il precedente atto per notificare questo più forte e più incisivo. In tale ultimo atto vengono ribadite e confermate integralmente le contestazioni di addebito mosse con la nota protocollo 2021 del 19 febbraio 2021, con riferimento ai seguenti inadempimenti contrattuali, ciascuno idoneo a determinare la decadenza dalla concessione di codesta società e la risoluzione della convenzione. 1) mutamento della compagine societaria, in violazione dell'avviso di gara e della convenzione, oltre che del principio di obbligatoria conservazione dei requisiti di partecipazione per tutta la durata del rapporto concessorio; 2) violazione dell'obbligo d'indizione di procedura ad evidenza pubblica per l'affidamento dei lavori di rifunzionalizzazione del complesso sportivo; 3) affidamento dei lavori ad operatore economico sprovvisto della certificazione Soa e dei prescritti requisiti tecnico organizzativi ed economico finanziari; 4) violazione degli obblighi in materia di tracciabilità dei flussi finanziari di cui alla legge 136/2010; 5) violazione degli obblighi in tema di determinazione delle tariffe all'utenza, nonché formulate le seguenti e ulteriori contestazioni di addebito con la nuova nota, riferita: 1) mancata costituzione della polizza RCTRCO all'atto della sottoscrizione dalla convenzione del 23 luglio 2018; 2) mancata costituzione della garanzia definitiva di cui all'articolo 17 della convenzione articolo 113 del decreto legislativo n. 163/2006; 3) nullità dell'atto aggiuntivo ai sensi dell'articolo 1418 comma 1 del codice civile in combinato disposto con l'articolo 5 della legge speciale, l'articolo 143 comma 8 del decreto legislativo n. 163/2006, l'articolo 175 del decreto legislativo n. 50/2016 e con i principi inderogabili di matrice eurocomunitaria in tema di divieto di rinegoziazione, buon andamento, imparzialità e per difetto delle circostanze assunte a presupposto della rinegoziazione. Infine, mancato inoltro della documentazione richiesta al fine delle verifiche di ordine tecnico normativo in merito all'adempimento degli obblighi contrattuali relativi alla sicurezza dell'impianto regionale e dei suoi fruitori. Occorre, inoltre, rappresentare, come rilevato anche dall'Avvocatura regionale, che l'atto aggiuntivo, peraltro sprovvisto, a monte, di un provvedimento di autorizzazione, di approvazione e di attestazione del istruttoria svolta, si fonda sull'erroneo presupposto che il concessionario non fosse a conoscenza dell'impossibilità di realizzazione delle coperture delle due tribune, una su Vico Acitillo e l'altra su Piazza Quattro Giornate e principalmente non fosse a conoscenza dell'impossibilità di utilizzo, ai fini commerciali, di circa mille 600 metri quadri all'interno del complesso sportivo, in ragione della normativa urbanistica comunale che fin dal 2004 non consentiva la realizzazione di detti interventi. Tale erronea presupposizione ha indotto a ritenere possibili le esecuzioni di opere non consentite dalla pianificazione comunale dal cui mancato utilizzo sarebbe discesa una perdita di ricavi ritenuta sopravvenuta dal concessionario con un riequilibrio, a compensazione, da recuperare sui canoni annuali offerti in sede di gara, mancati ricavi derivanti dalla sostituzione dell'attività ristoro bar con quella sportiva e stimata in ben 4 milioni 154 mila 040 oltre Iva. In sintesi, con l'atto aggiuntivo, adducendosi un'esigenza di equilibrio del Piano Economico Finanziario per l'impossibilità sopravvenuta e incolpevole di realizzare gli interventi dell'originario progetto, si è, invece, operata, in violazione delle opere dei principi, una vera e propria rinegoziazione, a totale danno della Regione Campania, con azzeramento del canone offerto in sede di gara, riconosciuto e sottoscritto nella prima convenzione del 23 luglio 2018 per ben 15 anni. La notificazione in data 26 giugno 2021 della nuova comunicazione di avvio del procedimento di decadenza dalla concessione e conseguente risoluzione della convenzione del 23 luglio 2018 e successivo atto aggiuntivo, per grave inadempimento degli obblighi incombenti sul concessionario, eccezione di nullità dell'atto aggiuntivo sottoscritto in data 11 gennaio, ha determinato, in sede di udienza del 30 giugno 2021 davanti al Tar, la cancellazione del ruolo del provvedimento cautelare innanzi allo stesso Tribunale Amministrativo Regionale della Campania. In data 16 luglio 2021 il concessionario ha inoltrato la propria memoria di replica alle contestazioni mosse con allegata documentazione. Le deduzioni e osservazioni pervenute sono attualmente oggetto di verifica e di approfondimento da parte del Commissario. È un documento abbastanza sostanzioso e corposo che ho richiesto come Assessore al Demanio, me lo hanno procurato ieri, lo leggerò con attenzione, vi servirò, come sempre, senza problemi, ma credo che sfoceremo ovviamente in un altro ricorso anche perché come eravamo partiti, eravamo partiti male, nel senso che il precedente giudice inaudita altera parte già chi aveva spostato in avanti senza capire la problematica. È stata bene la cancellazione.
Mi auguro vivamente che questa storia che già dalla lettura degli atti del commissario è veramente un'azione piratesca che è stata messa in piedi da questi signori i quali hanno avuto anche la sfacciataggine e hanno ancora la sfacciataggine di presentarsi come Associazione sportiva quando ben sappiamo che dalla compagine, così com'è stata ridisegnata, il 95 per cento è in mano a un signore che fa il costruttore e che sicuramente non ha nessuna attività legata al mondo sportivo. Su questa cosa, il mondo sportivo intero napoletano sta guardando e sta osservando anche con grande severità qual è l'azione che la Giunta compie nei confronti della città di Napoli perché aver negato, per quasi tre anni, perché è stato un errore vostro, è stato un errore della Giunta, è stato un errore del Governatore, perché l'avevamo avvisato in tempo del rischio che stava correndo, tutto è stato fatto con grande superficialità purtroppo, adesso si corre ai ripari. Nel frattempo, lo Stadio Collana ha perso la possibilità di avere lavori di finanziamento per le Universiadi che avrebbero potuto rimetterlo a posto, è stata negata, la cosa più grave, anche perché a volte sento parlare in Aula, si parla, lo sport, i ragazzi, la scuola, la sofferenza, il Covid, l'adolescenza negata, noi abbiamo negato ai nostri ragazzi la possibilità di fare l'attività più sana e la prevenzione maggiore di tutti i rischi che ci sono legati all'età dell'adolescenza e al periodo di Covid. Non so se essere contenta di quest'ulteriore rinvio, però la prego realmente e prego realmente il Governatore il quale viene ricordato, anche sorridendo, come colo sceriffo, mi auguro che questa stella di sceriffo sia realmente una stella di sceriffo che in questo momento faccia valere, e faccia valere immediatamente le sue ragioni. Perché lo Stadio Collana, in questo momento, pagato dalla Regione Campania, con le luci accese tutto il giorno, pagate dalla Regione Campania, anche la notte, ci abito vicino, passo e vedo le luci accese sempre, ma chiaramente quello non paga una lira, che gliene frega, oltretutto con una subconcessione, cioè li decide a chi deve dare e che ricavo deve ottenere. Speriamo di non incontrarci più su questo tema e di chiudere quest'argomento e di cominciare un periodo nuovo per lo sport napoletano. Grazie.
Grazie Presidente. Signor Presidente, signor Vicegovernatore, la presente interrogazione si pone l'obiettivo di contribuire a completare il processo di realizzazione impiantistica del ciclo integrato dei rifiuti in Provincia di Avellino corrispondendo in pieno allo spirito della legge regionale n. 14 del 2016, portando la Regione Campania a riflettere seriamente sulla previsione di localizzazione del secondo impianto di biodigestore in Irpinia, nel Comune di Chianche, per non realizzare un danno irreversibile al territorio. Penso che come istituzione, forze politiche, dobbiamo guardare con senso di realismo a cos'è accaduto e quello che potrebbe verificarsi. Non siamo più di fronte al semplice confronto con le realtà territoriali e provinciali interessate, ma una sentenza, la n. 840 del febbraio 2021 che innanzitutto ha sancito che il progetto, a differenza di quanto aveva stabilito la competente struttura di missione regionale va assoggettato alla valutazione di impatto ambientale. Questa decisione costituisce una vera spada di Damocle sulla realizzazione dell'impianto in quella località in quanto non è, come si è voluto far credere negli ambienti dell'Ato rifiuti di Avelino, un semplice adempimento tecnico e amministrativo riparatorio, alla stregua di una semplice licenza edilizia. Come tutti sappiamo, la valutazione d'impatto ambientale è una procedura che ha lo scopo di accertarsi, in via preventiva, della fattibilità di realizzazione di un'opera sia essa che privata, rispetto alla sua compatibilità ambientale e territoriale. Concetti, questi, che sono alla base delle direttive europee del 1985, quindi, già dal 1985 si lavorava in tal senso. In tale contesto prevenire significa realizzare attente analisi rispetto a tutti i possibili impatti potenzialmente derivati dalla realizzazione di quest'opera, nonché di favorirne il miglioramento dell'habitat. Se si leggono, con la dovuta attenzione, le motivazioni che sono contenute dispositivo del Tar Campania, vi è una considerevole elencazione che di fatto rendono già adesso quel sito improponibile, in esso non solo viene richiamata più volte la non corrispondenza di quanto dichiarato nel progetto presentato dal Comune di Chianche, ma si rappresentano delle ragioni strutturali in considerazione della peculiarità di quel territorio dal punto di vista della previsione baurnistica, comunale e paesaggistica provinciale, geomorfologico, logistico e soprattutto economico sociale, essendo parte integrante della Reale di pregio internazionale della DOCG del Greco di Tufo. Inoltre, la valutazione impatto ambientale prevede un aspetto non secondario del iter processuale, cioè che vi sia alla base l'elemento propedeutico partecipativo dei territori a interessati, cosa che non vi è stata. Siamo di fronte ad un atto monocratico del Sindaco di Chianche e non aver minimamente coinvolto né i soggetti locali portatori d'interesse, tanto meno la popolazione soprattutto nei Comuni limitrofi dell'area DOCG, trattando tale importante realizzazione di rilievo regionale alla stregua di un'opera pubblica municipale. In considerazione di tutto ciò, della presa di posizione netta e irremovibile di contrarietà dei Comuni della Reale e della Valle del Sabato, è facilmente prevedibile che nella sede obbligata della Conferenza dei Servizi Territoriali, come ordinato dalla Magistratura Amministrativa, non vi sia alcun margine di ricomposizione, considerato che pendono ancora i ricorsi amministrativi dei Comuni di Montefusco, della Provincia di Avellino e di diverse associazioni di categoria di rilievo regionale, nonché l'annunciata impugnativa della recente deliberazione di merito dell'Ato Avellino. Per queste serie e motivate ragioni credo - come sappiamo anche gran parte dell'opinione pubblica irpina, il mondo imprenditoriale, istituzionale e associativo, si ritenga dannoso pere perseverare sulle indicazioni di Chianche, anche perché vi sono state diverse manifestazioni d'interesse, da parte dei Comuni e individuate soluzioni alternative praticabili che solo l'ostinazione della presenza dell'Ato rifiuti non ha voluto cogliere. Alla luce di quanto esposto credo che, oggettivamente, perseverare su quel sito significhi rinviare sine die la realizzazione del secondo necessario biodigestore in Irpinia, assumendoci, come Regione, una responsabilità storica in tal senso. Grazie.
La Regione non individua siti, non gestisce impianti, non ha responsabilità se progetti che sono stati proposti dalle Amministrazioni comunali, per qualsiasi tipo di ragione, non dovessero avere il loro regolare corso, è chiaro che in presenza di ragioni che comportassero la revoca del finanziamento questo non mancherebbe ad intervenire, ma si tratta soltanto della decadenza sulla possibilità di accedere al finanziamento. È questa la funzione che svolge la Regione. Per quanto riguarda l'impianto oggetto dell'interrogazione, l'ufficio, dopo una larga istruttoria, che poi renderò disponibile anche in forma cartacea all'interrogante, conclude così: sul quesito 1 si ritiene che il Comune di Chianche stia seguendo tutte le fasi previste dal decreto legislativo n. 152/2006 e del codice degli appalti per la realizzazione dell'impianto programmato con delibera di Giunta regionale n. 123/2017. Al quesito 2 si richiama la sentenza del Tar Campania n. 04937 del 2018 in cui si conferma la circostanza che l'area in cui ricade l'impianto da realizzare sia di elevato pregio agricolo (Greco di Tufo, Denominazione d'Origine Controllata) ed ambientale, non esclude a priori la possibilità di realizzare l'impianto in questione. Non rappresenta un vincolo preclusivo in se stesso. Al quesito 3, l'ufficio risponde: per l'intervento proposto dal Comune di Chianche, è stato il medesimo Comune, quale soggetto attuatore beneficiario, competente all'espletamento di tutte le fasi tecniche e amministrative, a sottoporre legittimamente, ai sensi dell'allegato 4, la parte seconda del decreto legislativo 152, alla competente autorità operativa dirigenziale, staff tecnico amministrativo, valutazione ambientale, l'intervento a screening di verifica di assoggettabilità a Via. Siamo nella fase nella quale l'ufficio deve valutare, sulla base degli elaborati proposti, se si debba procedere alla valutazione di impatto ambientale o meno. L'impianto di cui si tratta, infatti, rientra nell'elenco degli impianti indicati in tale allegato che vanno, secondo scelte effettuate dalla legislazione nazionale, sottoposti a verifica e non a Via. Sapete che l'allegato al Codice dell'Ambiente prevede che alcuni impianti, per loro caratteristiche dimensionali, tipologiche, per l'attività produttiva che svolge, vanno in automatico a valutazione di impatto ambientale. Altri impianti, invece, che hanno minore rilevanza dal punto adesso in vista dell'impatto ambientale, possono, ma non necessariamente devono essere sottoposti a Via e, in questo caso, vi è una fase di screening, cioè una fase di studio preliminare per verificare se l'impianto deve essere o meno sottoposto a Via, ed è questa la fase nella quale si trova anche l'impianto di Chianche. Al quesito n. 4, l'individuazione del sito, proposta dal Comune di Chianchi, è il risultato dell'istruttoria di cui si è detto in narrativa: effettuare la struttura di missione a valle dell'avviso pubblico pubblicato dalla Regione in data 12 maggio 2016. Vorrei ricordare ancora una volta, ma l'abbiamo detto ripetutamente, e l'ho detto io quando ho detto che la Regione non sceglie localizzazioni, la Regione ha emanato un avviso pubblico e ha detto: dobbiamo realizzare un programma per gli impianti di compostaggio, un terzo della sanzione della Corte di Giustizia europea del 2015, di 120 mila euro al giorno, cioè, di 40 mila euro al giorno, riguarda la mancata realizzazione degli impianti di compostaggio. Per dare un riscontro alla sanzione e per rimuovere la sanzione, è stato pubblicato un avviso, destinando un programma di risorse importanti, per svariate decine di milioni di euro, al quale hanno risposto alcuni Comuni della Regione Campania che si sono candidati, hanno individuato delle aree. A seguito di questo è stata individuata l'ipotesi di Chianche e non a seguito di un'iniziativa regionale. Quesito 5. Attualmente non risultano, alla struttura di missione, ricorsi pendenti. L'iter procedurale dell'impianto de quo è in avanzato stato attuativo e pertanto un'eventuale delocalizzazione risulterebbe non percorribile considerata la valenza strategica dell'impianto da realizzare ai fini del superamento di infrazione comunitaria in materia di rifiuti e considerata altresì la scadenza del 3 dicembre 2022 per il conseguimento dell'obbligazione giuridicamente vincolante, la cui inosservanza comporterà la perdita del finanziamento già assentito sul piano programmatico. Da ultimo, e concludo, ribadiamo ancora che la localizzazione degli impianti e la previsione degli impianti è materia dell'ente di governo del territorio competente, cioè l'ente d'ambito che governa il ciclo dei rifiuti nella Provincia di Avellino può valutare se occorre individuare siti alternativi e fare delle proposte perché se si vuole perseguire la strada della raccolta differenziata e non di altre discariche e quantomeno di altri termovalorizzatori, occorre che ciascun ente d'ambito, nel proprio territorio, risolva il problema del trattamento della frazione organica della raccolta differenziata. Alla Regione è assolutamente indifferente dove questo avvenga, alla Regione interessa che ciò avvenga e che nei singoli territori il ciclo dei rifiuti si chiuda. L'ente di governo del ciclo dei rifiuti della Provincia di Avellino, quello previsto dalla Legge 14 del 2016, ha nelle sue prerogative anche il compito di individuare e localizzare impianti impianti in assenza di scelte alternative la Regione non può che prendere atto che l'impianto oggi all'ordine del giorno per il quale esiste una procedura avanzata rimane l'impianto previsto nel Comune di Chianche.
Sarò telegrafico. Ringrazio il Vicegovernatore per la disponibilità e soprattutto per l'onestà intellettuale che dimostra sempre in ogni occasione quando gli viene posta una questione: La preoccupazione di chiudere il Ciclo Integrato dei Rifiuti in Campania penso che sia la preoccupazione di tutti noi e devo dare atto al Governo regionale che si sta impegnando in tal senso. La mia interrogazione era più una preoccupazione rispetto a ciò che si è creato negli ultimi anni, con la proposta di Chianche, con ricorsi che sono pendenti, questo glielo posso assicurare, forse c'era la necessaria di aggiornare un po' la struttura regionale. Lei mi ha citato una sentenza del 2016, ne prendo atto, ma ce n'è stata un'altra del 2020 che ho ricordato nella relazione introduttiva della mia interrogazione, quindi, il mio auspicio è che la Regione verifichi, appunto, sia attenta, com'è nel suo stile, che tutte le procedure vengano svolte nel migliore dei modi e soprattutto nell'interesse della collettività e del territorio che rappresento. Parliamo di un'area molto delicata, parliamo soprattutto delle aree interne che hanno delle peculiarità importanti e non le possiamo danneggiare. La invito, semmai sarà mio ospite, a fare un giro con me e verificare la viabilità che dovrebbe consentire l'accesso a questo sito dove sorgerà - spero di no - l'impianto. Adesso auspico, visto che c'è stata l'approvazione del Comitato dell'Ato del Piano d'Ambito, che i sindaci facciano valere le loro preoccupazioni e che si possa, appunto, modificare quello che è un Piano che, sicuramente, così com'è stato proposto, può assolutamente danneggiare il territorio. Grazie.
Grazie Presidente. Dunque, la mia interrogazione pone delle domande molto semplici. Tutti sappiamo che il Comune di Caserta si è proposto per realizzare un biodigestore nel territorio comunale. Tutti sappiamo che la somma prevista dal finanziamento è di circa 24 milioni di euro, nessuno ha chiara quale sia la localizzazione individuata, in un primo momento si è parlato di Ponteselice, poi della zona di Gradilli, poi Lo Uttaro, poi di nuovo Ponteselice, ad un certo punto si è parlato di Cava Massellone e noi sappiamo quanto questa Giunta tenga alle attività estrattive e alle cave in particolare, nel casertano, adesso, però, non solo non è chiara la localizzazione, ma anche il Tar ha domandato al Comune di Caserta d'indicare intanto dove si realizzerà ed io a queste domande aggiungo un dubbio: vorrei capire intanto se in questa tempistica ci a rientriamo, ossia il progetto esecutivo è stato presentato o no, se la Sovraintendenza ha presentato un parere positivo o no, perché in questo caso i tempi si rallenterebbero ulteriormente e inoltre se siamo ancora in tempo per evitare tutto questo, perché di fronte ad una localizzazione sbagliata la scelta migliore sarebbe di non realizzare un biodigestore. Per quanto io sia ideologicamente favorevole al completamento del ciclo integrato dei rifiuti, quindi, all'impiantistica, se realizziamo un impianto giusto in un luogo sbagliato facciamo un danno alla comunità, per cui, tutte queste domande, con una chiosa, capire se di fronte ad un'ipotesi di non realizzazione dell'impianto si configurerebbe già un danno erariale per il Comune di Caserta. Grazie.
Grazie Presidente. In parte, i temi sono stati trattati in occasione dell'interrogazione precedente, quindi, evito di ribadire qual è il percorso di individuazione di siti destinati agli impianti di compostaggio. La Regione Campania è fortemente interessata a che questi impianti vengano realizzati per le motivazioni che poc'anzi ho esposto, non da ultimo la sanzione gravosa della Corte di Giustizia europea. Abbiamo avviato un percorso di grande apertura, quindi, senza alcun tipo di invasione autoritaria nelle prerogative comunali ed alcuni Comuni si sono candidati ad ospitare impianti nel proprio territorio. È una candidatura che valutiamo positivamente come disponibilità responsabile a contribuire ad attuare un piano di gestione del ciclo dei rifiuti che chiude il ciclo all'interno del territorio regionale e all'interno del territorio dei singoli Enti d'ambito, cioè delle singole Province. In questo modello rientra anche l'impianto di Caserta, è stato il Comune di Caserta a candidarsi, è stato il Comune di Caserta a scegliere la tipologia industriale, è stato il Comune di Caserta a sostenere un procedimento amministrativo che però è stato particolarmente tortuoso. Non richiamo tutti i passaggi, ma l'ufficio ha riassunto in questi punti le risposte all'interrogazione. Attualmente, l'iter procedurale risulta fermo in attesa della trasmissione, da parte del Comune, del primo lotto funzionale del progetto definitivo dell'intervento con quadro economico di importo pari a quello ammesso al finanziamento. Cos'è accaduto? Che vi era stato un finanziamento previsto dalla Regione, l'Amministrazione comunale ha espletato una gara d'appalto per affidare l'incarico di progettazione, i progettisti, in sede di gara, hanno offerto una variante migliorativa e erroneamente il Comune di Caserta ha cumulato i costi del progetto ammessi al finanziamento con i costi del presumibile progetto offerto in sede di gara dai progettisti senza distinguere le due cose. Abbiamo immediatamente chiarito che tutto ciò che riguarda il futuribile fa parte del futuro, al momento c'è un progetto, c'è un finanziamento, devono approvare, nei limiti del finanziamento il progetto. Siamo in attesa che ciò avvenga ed è chiaro che questa è una condizione perché il procedimento posso essere salvaguardato. Il cronoprogramma trasmesso con nota del 14 maggio 2021 non è coerente all'avviso dell'ufficio con lo stato di avanzamento del progetto, quindi, va adeguato. La scelta definitiva del sito in area Asi, località Ponteselice, si ritiene compatibile salvo acquisizione dell'autorità paesaggistica, ai sensi dell'articolo 146 del Codice dei beni culturali relativo ad alcune parti delle aree dell'impianto: ingresso, parcheggio, piazzali antistanti. L'impianto dista circa 1 chilometro dalla Reggia di Caserta e con necessari interventi, di mitigamento ambientale, non sarà visibile dalla Reggia. Si legge infatti, nella pagina 65 dello studio di impatto ambientale del progetto elaborato dalla società Atena Srl: "La mitigazione di impatto visivo dalla Reggia di Caserta, di per sé già trascurabile, sarà annullato grazie alla copertura degli unici elementi di altezza, pari a metri 15, bioreattori, con una struttura in legno schermante ed utilizzata come supporto per rampicanti sempreverdi. La tecnica di mitigazione scelta, come descritto dal repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistica ambientali della Provincia di Milano è utilizzata per mitigare impatti acustici elevati e per offrire una barriera alle emissioni in atmosfera di odori ed altri inquinanti". Nel caso specifico, si va ad effettuare una mitigazione su impatti già di per sé ritenuti irrilevanti da chi ha fatto lo studio di impatto di inserimento ambientale. In fase di rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale, la cui acquisizione è necessaria ai fini dell'esercizio dell'impianto, verranno prescritte le migliori tecnologie ambientali disponibili da osservare, evitando, in tal modo che le emissioni odorigene vengano percepite. Si legge, infatti, alla pagina 9 della relazione illustrativa del progetto elaborato dalla società Athena, l'impatto olfattivo verrà annullato grazie al ricorso a tecnologie di convogliamento integrato delle emissioni e distruzione dei composti odorigeni, coefficiente superiore al 99 per cento. Relativamente all'accesso, l'accesso all'impianto potrà avvenire, in via esclusiva, tramite la variante capo a Maddaloni, uscendo in località Lo Uttaro e proseguendo per Viale delle Industrie e Viale Enrico Mattei, in questo caso si evita del tutto il transito lungo il Viale Carlo III. L'eventuale revoca della disponibilità offerta da parte del Comune, molto presumibilmente determinerà un danno erariale a carico del Comune di Caserta oltre alla restituzione della somma erogata da Regione a titolo di anticipazione, quindi, alla domanda se questo crea delle problematiche di essere contabile dell'Amministrazione comunale la risposta è sicuramente sì, ove questo dovesse seguire alla revoca del finanziamento o al mancato utilizzo nei tempi previsti. Ultimo aspetto che riguarda il nullaosta paesaggistico, voglio ricordare che il nullaosta paesaggistico previsto, ovviamente, per interventi di qualunque tipo che vengono localizzati in aree sottoposte a regime di vincolo, non è di per sé una ragione preclusiva di principio per qualunque intervento e con la riforma del 941 e segnatamente delle procedure di approvazione dei progetti di pubblico interesse in sede di Conferenza dei Servizi, un eventuale parere negativo sarà sicuramente valutato, controdedotto, ma non sarà di per sé ostativo. La Conferenza può concludersi con l'approvazione del progetto, poi sarà compito della Sovraintendenza valutare se proporre al Ministero un eventuale ricorso alla Presidenza del Consiglio. Seguiremo attentamente l'evoluzione della procedura avendo interesse a che l'impianto si realizzi, ma, naturalmente, avendo anche interesse che l'impianto si realizzi nel massimo rispetto delle norme della mitigazione di ogni effetto di carattere ambientale e paesaggistico in un'area delicata, ma riteniamo che le cose fatte bene possano essere realizzate senza criticità particolari. Grazie.
Grazie Assessore. All'inizio della sua risposta pensavo non mi avesse fornito i dettagli che le avevo chiesto, invece mi sbagliavo, è stato meticoloso nella risposta e allora le faccio alcune riflessioni: intanto ha dell'assurdo che si consideri l'area in cui verrà realizzato il biodigestore un'area distante e non impattiva. L'impatto non sarà soltanto visivo, Ponteselice è a poco più di 500 metri in linea d'area dalla Reggia, per cui, il problema non sarà soltanto l'impatto visivo, ma l'impatto odorigeno che chiaramente mina la qualità della vita, tant'è che tutti i sindaci, peraltro, della sua parte politica, dei Comuni limitrofi alla città e che confinano con l'area industriale di Ponteselice, sono contrari a questo tipo di localizzazione, ma la cosa che più mi preoccupa è che a seguito dell'individuazione dell'area che non era chiara a nessuno fino alla sua risposta perché il Comune di Caserta non ha comunicato alcunché, tant'è che il Tar ha chiesto chiarimento, ebbene, la cosa che più mi preoccupa è che rispetto a quest'iniziativa, laddove un Sindaco sia incapace d'individuare nel proprio territorio l'area più adeguata alla realizzazione di un impianto, nel caso in cui l'Amministrazione che vi succederà sceglierà di non realizzarlo dovrà chiaramente scontare e pagare un prezzo altissimo in termini di danno erariale. Per intenderci, all'errore di una cattiva Amministrazione sembra non esserci proprio rimedio perché le casse del Comune di Caserta già languono e un eventuale danno erariale sarebbe l'ennesimo colpo di grazia, in ogni caso grazie della risposta e speriamo che questo danno possa scongiurarsi.